Il mistero dei Rosa Croce spina nel fianco della Chiesa
“Vivi nascostamente” ammonì Epicuro. Il mistero di chi fossero i Rosacroce è forse nato da questo saggio insegnamento a cui nessuno più dà alcun valore. Contestare la Chiesa romana all’inizio del ’600 significava rogo assicurato, eppure i Rosacroce, che si professavano invisibili e poliglotti, non erano protestanti perché la croce rosa richiamava la croce templare dei monaci guerrieri, sterminati dal re di Francia, Filippo il Bello nel 1313.
Trecento anni dopo in Europa si parla dell’ordine segreto dei Rosacroce, che sarebbe stato fondato in Germania, perché in questa nazione erano stati pubblicati i testi: Fama Fraternitatis e Confessio Fraternitatis o Confessione dell’encomiabile Confraternita dello stimatissimo Ordine della Rosa Croce a tutti i dotti d’Europa. Peccato che tali pubblicazioni fossero anonime. Al contrario l’appello per una “riforma generale dell’universo”, contenuto nella Fama, era firmato da un italiano, Traiano Boccalini che si professava un menante, cioè un giornalista ante litteram.
I Rosa-Croce. Il mistero del pensiero rosacrociano a cura di Angela Cerinotti (De Vecchi, pagg. 127, euro 10) non risolve il mistero, ma è un opuscolo divulgativo utile per capire quali antecedenti culturali li avessero ispirati e quale influenza abbiano poi avuto nella nascita della massoneria.
Il “mito di fondazione” rosacrociano, ossia la scoperta del sepolcro contenente gli arcani della sapienza e del potere, è semplicemente un espediente letterario, di cui parlano non solo la Fama del 1614 e la Confessio del 1615, ma pure Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz del 1616, anch’esso anonimo ma attribuito a Johann Valentin Andreae, un pastore luterano.
Traiano Boccalini aveva pubblicato già nel 1612 a Venezia I ragguagli del Parnaso, opera satirico-mitologica sulla corruzione della Chiesa di Roma e per questo aveva subito un attentato mortale da parte di sicari spagnoli al soldo del Papato. Aveva frequentato personaggi in odore di eresia come Galileo, fra’ Paolo Sarpi, Marcantonio de Dominis, arcivescovo di Spalato. Quest’ultimo dopo l’attentato all’amico, fuggì ad Heidelberg e l’anno seguente fu a Londra, dove pubblicò e tradusse in diverse lingue, l’opera del Sarpi Istoria del concilio tridentino e il suo De repubblica Ecclesiastica, lavori che gli valsero la carica di decano di Windsor da parte di Giacomo I Stuard, nato cattolico e al governo di un regno protestante. Consulente e poi cancelliere del re era Francesco Bacone che, condividendo la necessità di un rinnovamento etico in nome di “una fratellanza nobile e generosa tra uomini di scienza e di luce”, scrisse La nuova Atlantide, un’isola utopica abitata da una comunità di dotti cristiani.
Robert Fludd, Michael Maier, Cartesio presero le difese dei Rosacroce dichiarando che purtroppo non erano riusciti a mettersi in contatto con la Confraternita, bruscamente scomparsa intorno al 1620. È quasi certo che fu una gran burla inferta da una ristretta cerchia di uomini d’ingegno al cuore del Papato.
Ora come allora è di gran prestigio essere un rosacroce, ma quel paio di associazioni, che si definiscono neo-rosacrociane, sono prive di connotazione cristiana, perseguono problematiche moderne come l’ecologia o si ispirano allo gnosticismo. —
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