Il metodo estremo del dottor Fonseca nella clinica dove l’assassino è in fuga

Ambientazioni spettrali nel nuovo noir del medico e scrittore Andrea Vitali edito da Einaudi



L’immagine di copertina del giallo firmato dal medico-scrittore Andrea Vitali, “Il metodo del dottor Fonseca” (Einaudi, pagg. 192, euro 16,50), è spettrale: in un paesaggio di montagna notturno e tenebroso, fiocamente illuminato da un luna velata da nubi scure, svetta un imponente e lugubre edificio dalle finestre nere e impenetrabili. Potrebbe sembrare un albergo, magari abbandonato, ma in realtà scorrendo il romanzo si capirà presto che si tratta di una struttura sanitaria sui generis: la clinica del Professore, un luogo misterioso dove si trattano casi disperati, pazienti più vicini alla morte che alla vita, attraverso interventi chirurgici estremi che nessun altro oserebbe tentare perché al limite dell’immaginabile. Ad accrescere il clima funereo è poi il nome del luogo sul quale sorge la clinica: la “terra morta”, una striscia di terra di nessuno tra le montagne, cuscinetto di rocce senza bandiera tra due Stati, che sulle carte geografiche appare come una macchia grigia.

Basterebbero questi elementi per creare la cornice oscura di questo bel noir di Vitali. Se poi ci si mette pure un omicidio, un presunto assassino in fuga e dei personaggi loschi e sfuggenti, il quadro è completo. L’ultima fatica del noto medico di famiglia lombardo, da tempo dedito esclusivamente alla scrittura ma tornato in ambulatorio la scorsa primavera per dare una mano in piena emergenza da coronavirus, si scosta con decisione dal sentiero tracciato fino ad oggi con i suoi libri e si nutre di tanti elementi che da tempo interessano l’autore: il disagio mentale, la potenza del pensiero, il sottile filo tra la vita e la morte. In questo romanzo non c’è traccia delle onnipresenti storie lacustri di provincia narrate da Vitali con leggerezza e ironia, ma l’immaginazione si perde tra monti dal profilo violento e inquietante, che celano i segreti di un efferato assassinio.

Non ci sono strumenti tecnologici particolarmente raffinati in campo, ma tutto si gioca sul filo dell’intuito del protagonista, l’ispettore inviato sul luogo del crimine, in questo paesino remoto e respingente dal nome Spatz. Luogo immaginario, come lo sono le cime del Salter e del Danzas, che circondano il borgo montano e lo separano dalla “terra morta”. Vitali non fornisce alcuna indicazione sull’epoca in cui la trama si sviluppa, tantomeno sulla zona e sull’identità del protagonista, che è anche l’io narrante, e rimane senza nome dall’inizio alla fine.

Di lui si sa che è un ispettore di polizia da qualche mese relegato a un lavoro d’ufficio per aver ferito un passante durante una retata finita male. È pigro, sfiduciato, disordinato, beve, fuma, mangia schifezze, vive senza orari e senza legami stabili. Quando il suo capo, uomo corpulento, burbero e avaro di parole, detto “Il Maiale”, gli conferisce l’incarico a Spatz per le indagini sull’omicidio, intravede finalmente la possibilità di redimersi e tornare all’azione, benché il caso sia considerato già risolto. La vittima è una ragazza che conduceva un’esistenza appartata e il presunto assassino è suo fratello, un giovane con disturbi mentali che abitava insieme a lei e che ora è scomparso. «Facile che quando arrivi te lo trovi già pronto per la consegna», borbotta scocciato il Maiale all’agente prima di liquidarlo, dandogli tre giorni di tempo per fare ritorno con il colpevole in manette.

Sembra un caso già scritto, dunque, ma l'ispettore, non appena giunto in paese, capisce rapidamente che qualcosa non torna: i pochi abitanti, così come il medico del villaggio, il poliziotto locale e il proprietario della pensione dove alloggia hanno qualcosa di strano, qualcosa da nascondere. Tutto appare bizzarro, sfuggente, misterioso. L’investigatore si imbatte in continui tentativi di liquidare il fatto di sangue come un banale delitto familiare da archiviare in fretta. Ma non abbocca e, grazie alle incredibili visioni notturne del suo vicino di stanza nella pensione e ai segreti contenuti nel diario della vittima, recuperato in modo rocambolesco, capisce che la vicenda è ben più intricata e conduce alla “terra morta” e alla sua clinica. Le indagini lo porteranno a rischiare la vita e a incappare in fenomeni surreali, ma gli permetteranno di far luce sulle terrificanti dinamiche che legano gli abitanti di Spatz e che si nascondono dietro alle mura della clinica degli orrori. —

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