Il Gesù di Cristicchi arriva tra noi sui barconi

Debutta domani la nuova versione di "La buona novella" di Fabrizio De Andrè, interpretata da Simone Cristicchi, nata da un'idea di Giuseppe Tirelli e di Valter Sivilotti in Friuli Venezia Giulia, con testi inediti ispirati ai lavori dei sacerdoti Pierluigi Di Piazza e Andrea Gallo. L'opera, in scena al teatro Orfeo di Taranto, è allo stesso tempo sinfonica e suite sacra, fedele nei contenuti ai testi pubblicati nel 1970, ma potentemente originale e contemporanea nelle musiche, riarrangiate da Sivilotti in chiave elettronica. «È un Gesù 2.0 il protagonista del mio testo - spiega Cristicchi - diverso dalla figura che conosciamo dai vangeli. Arriva nella nostra società su un barcone, in mezzo agli ultimi, non viene riconosciuto e si trova a vivere sui marciapiedi». Un Cristo la cui passione è solitudine e abbandono. «L'ho immaginato - prosegue l'autore - mentre sperimenta il male direttamente sulla sua pelle e in molti casi non riesce a perdonare. Amo molto questo testo inedito, tanto che intendo trasformarlo in una vera opera teatrale, una via crucis contemporanea». Nello stile di Cristicchi la capacità di mescolare temi complessi e momenti divertenti, dissacranti. «Il racconto è sia drammatico sia molto ironico, con momenti molto divertenti. Insomma si ride anche!».
Il monologo "A volte ritorno" è ispirato a pagine di don Pierluigi Di Piazza e don Andrea Gallo. Nei mesi scorsi Cristicchi, Sivilotti e Tirelli si sono recati a Zugliano nel centro di accoglienza "Ernesto Balducci". Gesù nei centri internet e nei negozi di computer non riconosce i valori di accoglienza e rispetto della comunità degli ultimi ai quali appartiene. «Don Di Piazza stima molto Cristicchi», spiega Sivilotti. «I testi su cui Simone ha lavorato sono forti connotati dal sentimento dell'accoglienza e rispetto per chi arriva da lontano». Valori evangelici in sintonia con Papa Francesco, che si rifanno alla chiesa delle origini. «In questo nuovo lavoro con Simone - continua il maestro Sivilotti - seguo il filo rosso del mio percorso improntato alla multiculturalità e sui temi sociali. Mescolo sonorità classiche, sinfoniche, anche del repertorio religioso, con suoni elettronici, alla Bjorg, perché li sento come rappresentativi della contemporaneità. Anche la messa in scena dell'opera è multiculturale: sul palco dialogano i 40 elementi dell'orchestra, un cantautore e le voci di un coro non professionale di liceali con grande capacità interpretativa». Il testo avrà la peculiarità di variare a secondo del luogo ove viene rappresentato. «Questa è una difficoltà ma anche una sfida», prosegue Sivilotti. «L'obiettivo è di calare nella carne delle persone la vicenda che raccontiamo in un coinvolgimento ad alta intensità». Ecco perché, per possibili allestimenti in Friuli Venezia Sivilotti sta lavorando ai canti Mariani di Grado. Dopo il debutto, nell'ambito del "Mysterium festival", è già programmato un piccolo tour in Puglia. «Siamo molto soddisfatti - conclude - d'aver lavorato in collaborazione e con il sostengo di Dori Ghezzi, presidente della Fondazione "Fabrizio De Andrè" e Artisti Associati" di Walter Mramor di Gorizia».
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