Il futuro è dei Sex Robot Come cambia l’amore al tempo degli androidi

È in grado di parlare, ascoltare, sbattere le palpebre e il suo corpo è sempre pronto al rapporto sessuale. Sono i sex robot di ultima generazione, in commercio dal 2018, il costo base è di 6000 dollari, niente a che fare con le vecchie bambole in lattice. Anche perché ne possiamo programmare il carattere, felice, accogliente, più ribelle. Sarà un bene? Un male? La questione avanza naturalmente, in base alle diverse scuole di pensiero. Chi l’ha affrontata è anche Maurizio Balistreri, docente di Filosofia morale all’Università di Torino che con Fandango pubblica “Sex Robot” (pag. 288, euro 18,00). Il libro sarà presentato a Trieste venerdì, introdotto da Cristina Serra e Pier Marrone (alla Libreria Lovat alle 18). “Cosa c’è di male a fare sesso con un robot? ”, recita la quarta di copertina. Sia chiaro, esistono sex robot anche per le donne, un mercato che sta avanzando. La tesi più diffusa, sul fronte dei pericoli, è che finché non ci sarà una vera reciprocità non c’è alcun rischio di innamorarsi di un robot, anche se spesso il sesso forte si innamora proprio della compiacenza e della vacuità, lo diceva Proust. Così come è interessante chi liquida la faccenda del tradimento perché è solo una macchina, un gioco. Ma in fondo anche la maggior parte dei tradimenti tra umani corrispondono a un gioco. Senza considerare ciò che diceva Lacan sulla tanto ambita completezza in amore, ovvero che non esiste rapporto sessuale. Ciò che esiste è risvegliare la domanda di desiderio, ma la vera completezza è irraggiungibile per le diverse richieste dell’uomo e della donna e in quest’ottica i sex robot non possono che sembrare una delle infinite varianti del nostro narcisismo.
Un sondaggio del 2013 ha rivelato che il 42% degli intervistati riterrebbe un tradimento se il partner facesse sesso con un robot. Potrebbe esserlo?
«Nella quinta puntata della serie tv “Humans”– rispond Maurizio Belistrieri –, Joe Hawkins fa sesso con Anita, un androide intelligente, progettato per assistere nei lavori domestici. Quando la moglie lo viene a sapere non riesce a crederci: lui prova a giustificarsi ma non trova le parole, alla fine dice che è stato soltanto un incidente, un momento di stupidità. Lei continua a guardarlo smarrita e incomincia a piangere: “Avevamo dei problemi, – dice – ma non avrei mai, mai pensato che mi avresti tradito”. Joe, però, non vuole ammettere il tradimento, “è soltanto una macchina, non è una persona”: forse, ammette Joe, sono disgustoso, ma Anita è soltanto un giocattolo sessuale».
Quindi sarà una nuova modalità di tradimento?
«Forse in futuro altre coppie vivranno questa stessa situazione: probabilmente più i robot diventeranno intelligenti più fare sesso con loro sembrerà tradimento. Si comporteranno come persone e noi potremmo percepirli come una minaccia: il fatto, poi, che saranno più bravi di noi in molte attività alimenterà ancora di più le nostre paure».
Qual è la loro utilità?
«Possono servire per l’autoerotismo, per ravvivare un rapporto. Possono essere una risorsa importante per persone che soffrono di ansia sociale o che hanno fantasie che è difficile condividere con altre persone».
Di fatto non pare possano essere pericolosi, a patto di non creare entità intelligenti, al punto di dare priorità ai sentimenti di un robot rispetto agli esseri umani…
«Ormai appare evidente che gli esseri umani sono capaci di affezionarsi anche alle macchine. Il robot non può amarci, ma noi possiamo provare un affetto per lui, tema ampiamente trattato in varie serie televisive americane; i robot non possono soffrire, ma è accettabile fare violenza o uccidere un robot? I robot non hanno valore morale perché sono soltanto cose, non persone: nel prossimo futuro, però, davanti ad androidi sempre più avanzati e che assomigliano ancora di più agli esseri umani, potremmo arrivare a pensare che lo siano?»
Ci sono varie scuole di pensiero. Chi pensa che potrebbero colmare una certa solitudine riducendo, per esempio, la prostituzione. Chi invece pensa che aumentino la possibilità di sentirsi soli…
«Ci sono persone che si rifugiano nelle bambole di silicone o nei sex robot perché non sono in grado di stare dentro una relazione o perché vogliono un partner sottomesso. Per altre persone, però, questi oggetti possono essere un’occasione per affrontare un momento di solitudine o per superare un periodo di depressione o la perdita di una persona. In “Lars e una ragazza tutta sua”, ad esempio, sarà proprio una bambola di silicone ad aiutare un ventisettenne introverso e con pochi amici a vincere le sue fobie. Infine, i sex robot potrebbero diventare col tempo un’alternativa al sesso a pagamento, come raccontato da Francesco Verso nel suo romanzo “E-Dolls”».
Lo scampato innamoramento dei sex robot si basa anche sulla nostra necessità di reciprocità. Ma ne siamo sicuri? Esistono molte coppie sostenute dall’abitudine, non dalla reciprocità.
«Naturalmente qualcuno potrebbe perdere la testa per il suo robot e preferire una relazione esclusiva con lui piuttosto che dividere il tempo tra il robot e il proprio partner: in questo caso, non ci sarebbe nulla di strano se il o la partner si sentisse tradita. Non c’è dubbio che questo scenario sarebbe una vera rivoluzione, in quanto per la prima volta gli esseri umani avrebbero come partner una macchina. Ci sono persone che preferiscono la compagnia di un animale a quella di un essere umano e per qualche persona le macchine sono più importanti degli animali e degli esseri umani: con l’avvento di robot sempre più intelligenti e simili agli esseri umani (umanoidi), avere una relazione con una macchina potrebbe diventare normale, e anche appagante».
Cosa risponde a chi mette in luce il fatto che i sex robot potrebbero togliere censure alle pratiche sessuali violente, incentivando quindi la violenza sugli esseri umani?
«I robot non possono dare il proprio consenso: alcuni temono che questo potrebbe far aumentare la violenza sulle donne. Si dice: prima si stuprano i robot e poi si passa alle donne, perché si perde l’abitudine a relazionarsi con le altre persone e con la loro autonomia. Possiamo però trarre conclusioni sul carattere di una persona dalle sue fantasie? È vero, poi, che a forza di praticare giochi violenti si diventa per forza più violenti? La questione è complessa e le ricerche più recenti danno risposte molto diverse: giocare alla violenza potrebbe avere anche una funzione liberatoria, cioè catartica».
In futuro si svilupperanno relazioni lavorative, affettive e sessuali tra umani e umanoidi, un rivoluzionario cambiamento percettivo…
«Credo che la tecnologia contribuisca a migliorare le nostre vite: robot sempre più intelligenti potrebbero cambiare profondamente il mondo che conosciamo, ma non dobbiamo aver paura, perché la tecnologia è da sempre parte importante delle nostre esistenze». —
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