Il Festival latino-americano festeggia col calcio carioca

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Kaká e Ibra che commentano divertiti le magie di Pelè ma anche il lato oscuro del mondiale argentino del '78, quando la festa del calcio prendeva corpo a pochi passi delle camere di tortura della dittatura di Videla. La coppia scoppiata di uno dei massimi campioni d'incassi in Argentina e insieme l'omaggio a una delle fondatrici, sposata a un triestino, di un movimento emblematico come le Madri di Plaza de Mayo. Multiforme come le mille anime che compongono un continente tanto esteso quanto variegato, il Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, edizione numero 33, ritorna dal 10 al 18 novembre al Teatro Miela «con un programma che proverà soprattutto a suscitare sentimenti contrapposti», come sottolinea il direttore Rodrigo Diaz.
Un contrasto che vuole stimolare il pubblico sin dalla serata d'inaugurazione di sabato 10 all'Ictp, con la consegna del premio Allende a Vera Vigevani Jarach. «Ebrea milanese – racconta Diaz - nonno che morirà ad Auschwitz, nel '38 è costretta a scappare a Buenos Aires dove incontra il triestino Giorgio Jarach, altro scampato alle leggi razziali. Dall'unione nascerà Franca che, 18enne, sarà fatta sparire dai militari. Nella sua vita s'incroceranno due tragedie del 900, vissute in due diversi continenti». Dalla fondazione del movimento simbolo del dramma dei desaparecidos, le Madri di Plaza de Mayo, fino a oggi, Vera Vigevani continua, 90enne, a raccontare instancabilmente quegli anni nelle scuole, per non dimenticare. Né sarà dimenticato il presidente onorario del festival scomparso lo scorso dicembre Fernando Birri, “padre del nuovo cinema latino americano” per Garcia Marquez: nove i film per ricordare, evidenzia Diaz, «colui con cui siamo nati e partiti».
«Da un momento così emotivo – continua il direttore - finiremo, con i nostri sentimenti contrapposti, con una chicca su Pelè, “Pelè '75”: ma sarà solo un assaggio della corposa sezione dedicata al calcio». “I 100 anni della Triestina festeggiati con il calcio sudamericano” presenterà film su fuoriclasse come Garrincha o Alberto Spencer ma anche opere dal respiro più politico come “Democracia en preto e branco” e “Mundial'78: la historia paralela”, convogliando, nella domenica calcistica molto speciale per il gran finale del 18, otto film dalla mattina fino a mezzanotte. Nella scorpacciata che arriva dalla cineteca dal network tv “O globo” non mancherà, segnala Diaz, il falso documentario sul mondiale in Patagonia del '42, mai riconosciuto: è “Il mundial dimenticato”, «considerato uno dei tre migliori film a tema calcistico realizzati per il cinema».
Cento i film complessivi, 15 quelli film in concorso, «provenienti da dieci Paesi diversi, anche se la parte del leone la fanno il Brasile e l'Argentina». Da segnalare il ritorno di Cuba, grande assente per diversi anni: schiererà quattro lungometraggi tra cui, in gara, “Un traductor”, presentato al Sundance e con la star Rodrigo Santoro. In concorso anche il candidato cileno all'Oscar “…Y de pronto el amanecer” del regista di origini italiane Silvio Caiozzi. L'Allende a Vera Vigevani, inoltre, traina un'edizione con tante donne protagoniste, davanti e dietro la macchina da presa: diverse di queste saranno anche ospiti del festival triestino. —
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