Il bis del Canale di Suez 150 anni dopo il barone Revoltella

Aperta alle grandi navi la nuova arteria marina. Il forte legame con Trieste della prima via d’acqua, che permetteva traffici con l’Oriente: coinvolte nella realizzazione ottocentesca personalità e società radicate in riva all'Adriatico
l'ampliato Canale di Suez
l'ampliato Canale di Suez

TRIESTE Aperto alle navi di ogni dimensione e stazza il nuovo canale di Suez. È stato costruito in tempi brevissimi per consentire un più rapido trasferimento di merci e uomini dall'Oriente al Mediterraneo, dall'India al Nord Europa e alle rotte transatlantiche. Si apre in sintesi un nuovo "mercato" di cui il primo beneficiario sarà lo Stato egiziano che intascherà i "pedaggi" di petroliere e cargo, navi da crociera e traghetti: 13,2 miliardi di dollari l'anno, secondo le previsioni.

Con questa apertura si aprono anche nuovi scenari a livello di Biologia marina, perché le specie che vivono nelle acque dell'Oceano indiano potranno da oggi riversarsi nel Mar Mediterraneo senza subire, com'è accaduto finora lungo il tracciato del vecchio canale, il "filtro" costituito dai due Laghi Amari e dalla loro altissima salinità.

Festa grande per la nuova imponente realizzazione ingegneristica. Capi di Stato, ministri, rappresentanti delle organizzazioni internazionali, capitani d'industria, si sono riuniti sulle sponde del canale in una manifestazione gioiosa. Da tempo non accade nulla di analogo perché le riunioni plenarie dei potenti negli ultimi anni sono state convocate per pronunciare un "no" corale al terrorismo, alle stragi, agli assassinii politici e razziali. Non va però sottaciuto che in questa manifestazione un ruolo determinante avranno gli agenti dei Servizi di sicurezza, se non altro perché la situazione politica egizia e quelle Mediorientali e Nordafricane sono segnate da contrapposizioni violente, incarcerazioni, scontri armati, dittature, fughe massicce di popolazioni, minacce e sequestri.

Non è mancata per la cerimonia la messa in scena dell'Aida di Giuseppe Verdi che fu commissionata al musicista da Isma' il Pascià. Avrebbe dovuto essere rappresentata nel 1869, all'apertura del Canale, ma lo spettacolo fu allestito appena il 24 dicembre 1871 al teatro del Cairo: il ritardo fu determinanto dalle tensioni crescenti tra Francia e Prussia, sfociate poi nella guerra tra i due Paesi europei.

Nell'infografica realizzata da Centimetri il Canale di Suez: vecchio e nuovo percorso. ANSA/CENTIMETRI
Nell'infografica realizzata da Centimetri il Canale di Suez: vecchio e nuovo percorso. ANSA/CENTIMETRI

Ma ritorniamo a Suez e ai due canali. Quello vecchio fu voluto e realizzato da Ferdinand de Lesseps che si appropriò del progetto messo a punto a partire dal 1837 da Luigi Negrelli, originario di Fiera di Primiero, Cavaliere dell' Impero per decisione di Francesco Giuseppe. La realizzazione del canale richiese dieci anni di scavi e lavori di consolidamento delle sponde, ma accorciò di circa quattromila miglia la rotta che congiungeva Europa e India. Le navi in precedenza dovevano circumnavigare il continente africano doppiando il Capo di Buona Speranza, ma il "taglio" dell' istmo di Suez, riportò in una posizione centrale in Mediterraneo e i suoi porti. Specie l'Adriatico. Ecco perché Trieste, il Lloyd austriaco, le Assicurazioni Generali con Giuseppe Morpurgo e il barone Pasquale Revoltella si gettarono nell'impresa, avendone intuito le enormi potenzialità di guadagno.

La prima nave che percorse il canale in tutta la sua lunghezza si chiamava "Primo", aveva dimensioni ridotte e faceva parte della flotta del Lloyd. Era il 1867 e mancavano quasi due anni all'apertura ufficiale della nuova via d'acqua. Il barone Revoltella morì prima dell'inaugurazione. L'Osservatore Triestino, gli dedicò una intera pagina in cui tra l'altro si leggeva: "la solennità mondiale a cui andiamo incontro, quale è appunto l'inaugurazione del canale di Suez, ricorderà a onore e speranza di Trieste la parte vivissima che egli prese a questa opera di civiltà, a questa fonte onde scaturirà anche per i nostri tanta copia di benessere". E ancora "La pratica della mercatura fu il campo dove il barone Revoltella colse tesori; la esercitò prima da sé solo, fu sostenuto poi e suffragato da valide casse di Vienna".

La veduta del Canale di Suez dipinta da Alberto Rieger (1864) conservata al museo Revoltella di Trieste
La veduta del Canale di Suez dipinta da Alberto Rieger (1864) conservata al museo Revoltella di Trieste

Ma non è solo il nome del barone Pasquale Revoltella a collegare idealmente Trieste a Suez. Basta pensare ai ripetuti passaggi nel canale della più bella nave mai realizzata nei nostri cantieri. Si chiamava Victoria, era nata nei primissimi Anni Trenta per iniziativa del Lloyd divenuto da austriaco triestino al San Marco, e collegò in un primo tempo Trieste a Bombay in quella che all'epoca era denominata "linea celere". Con i suoi 23 nodi era la più veloce motonave del mondo, era dipinta di bianco e il capo progetto, l'ingegner Alfredo Fabbri, volle dotarla di aria condizionata.

Fu un successo clamoroso tanto che la stampa britannica suggerì al Governo inglese di vietare i viaggi dei funzionari statali su questa nave. "E' una nave fascista" fu la motivazione addotta. Invece i motivi erano meno nobili: le navi delle Compagnie britanniche, specie della P&O - Peninsular and Oriental, erano più lente e bollenti per il sole equatoriale perché dipinte di nero e prive di aria condizionata. Queste navi viaggiavano quasi vuote sulle stesse rotte della Victoria.

Centinaia di belle immagini ritraggono la nave triestina mentre percorre il Canale di Suez. Spesso l'obiettivo oltre alla bianca motonave ha fermato sulla pellicola i convogli ferroviari che percorrevano tra il fumo della vaporiera, i binari stesi sulle sponde del canale. "La freccia dell'Oceano indiano", "la bianca colomba d'Oriente"," la nave dei Marajà" furono gli appellativi di cui si fregiò la Victoria a cui Rudyard Kipling dedicò un famoso articolo. Lo scrittore l'aveva osservata mentre si avvicinava al vecchio piroscafo della British-India su cui lui viaggiava. Un breve incontro perché la Victoria dopo il "sorpasso" scomparve all'orizzonte. Veloce, bianca, priva del fumo nero che contrassegnava la navigazione dei piroscafi a carbone. Quasi un sogno.

Suez o meglio i suoi due laghi amari sono entrati nella storia del nostro Paese anche perché lì furono "internate" per anni due corazzate da 45 mila tonnellate di dislocamento della Regia Marina con i relativi equipaggi. Dopo essersi consegnate a Malta in forza dell' 8 settembre 1943, la Vittorio Veneto e l'Italia, l'ex Littorio, furono fatte "marcire" nelle acque di questi laghi fino al 1947 per decisione dell'Ammiragliato britannico. Rientrate in Italia furono demolite in base alle clausole del trattato di pace. Le canne dei cannoni di grosso calibro dell'armamento principale erano già state tagliate con la fiamma ossidrica per volontà del governo sovietico.

Trieste, le nostre navi e i nostri marinai entrano nella storia del canale di Suez anche dopo la Seconda guerra mondiale. Gli uomini e i mezzi della Tripcovich operarono a lungo tra il 1957 e il 1958 per liberare la via d'acqua dalle navi affondate per durante le concitate fasi della cosiddetta "Crisi di Suez", quando le truppe anglesi e francesi occuparono assieme agli israeliani il canale appena nazionalizzato dall'Egitto in cui il colonnello Gamal Nasser aveva preso il potere. Quel conflitto, secondo gli storic,i ha segnato la fine delle "imprese" coloniali europee. Nasser, appoggiato da Urss e Usa, costrinse gli aggressori a ritirarsi e rafforzò la sua posizione politica, specie all'interno del mondo arabo. Oggi l'inaugurazione del nuovo canale voluta dai militari al potere in Egitto dopo aver rimosso e incarcerato i fratelli musulmani, ricalca quella scelta. I nuovi 34 chilometri destinati al passaggio delle navi di ogni dimensione porteranno alle esauste casse egiziane 13,2 miliardi di dollari l'anno, aumentando del 239 per cento le precedenti entrate della linea d'acqua.

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