Il “Bel Danubio blu”, 150 anni tutti da ballare

Il valzer del “Bel Danubio blu” è uno dei motivi più popolari della storia della musica moderna e viene considerato il vero inno nazionale austriaco: quando alla proclamazione della ritrovata indipendenza dell'Austria, il 29 aprile 1945, la giovane repubblica constatò di non avere ancora un inno nazionale, fu il celebre valzer di Johann Strauss Figlio a segnare simbolicamente davanto al Parlamento quel fondamentale passaggio istituzionale.
Anche le arti del Novecento si appropriarono di quel trascinante ballabile: sulle sue note, nel 1924 Léonide Massine creò la coreografia "Le beau Danube" mentre nel suo "2001 Odissea nello spazio" Stanley Kubrick lo elevò ad emotivo accompagnamento della navicella spaziale lanciata verso le immensità extraterrestri.
Anche in epoca di musiche elettroniche, a un secolo e mezzo dalla sua presentazione al mondo “Il bel Danubio blu” continua ad essere il valzer principe ad ogni ballo che si rispetti e uno dei brani più gettonati per salutare l'anno nuovo.
Il 15 febbraio del 1867, 150 anni fa dunque, venne suonato a Vienna per la prima volta nella versione per coro, con il Wiener Männer-Gesangverein e l'orchestrina del 42° Reggimento di Fanteria, sul cui podio tuttavia non salì il compositore, bensì Rudolf Weinwurm.
Il testo satirico per tenori e bassi era stato composto da Josef Weyl, il poeta del Wiener Männergesangverein, per così dire responsabile della nascita di quel valzer: era infatti già dal 1865 che l'associazione canora chiedeva insistentemente a Strauss una musica per il proprio tradizionale veglione di carnevale. In un periodo di grande creatività, finalmente alla fine del 1866 il musicista aveva capitolato. La recente sconfitta degli austriaci contro i prussiani a Königgrätz aveva tuttavia smorzato gli animi a tal punto da far decidere di non ballare al veglione del 1867 e di organizzare invece una serata di esecuzione di Lieder, alla fine della quale venne posto il debutto del Bel Danubio Blu. A deprimere la voglia di divertirsi era sopraggiunta nelle settimane precedenti anche un'epidemia di colera: una situazione generale avversa, che aveva trovato espressione pure nelle rime satiriche di Weyl, aperte da un "Viennesi siate lieti! Ah sì e perché?".
Le reazioni della stampa furono entusiastiche. Minore fortuna ebbe invece il debutto della versione per orchestra, il successivo 10 marzo nel Volksgarten, vicino al Palazzo Imperiale, che avvenne per così dire in sordina, benché si trattasse già della variante che poi scalò le classifiche dell'apprezzamento globale. Non subito tuttavia: il mondo lo conquistò infatti non da Vienna, bensì da Parigi, dove quello stesso anno si svolse l'Esposizione Universale e dove a maggio venne presentato con successo clamoroso. Anche la tournée inglese dall'estate 1867, con un coro da cento voci, suscitò lodi unanimi.
Poi però ci vollero 100 anni affinché venisse pubblicato e reso accessibile a tutti lo spartito di quella che oggi viene definita l'opera n. 314, nell'edizione completa di composizioni di Johann Strauss Figlio, a cura di Fritz Racek, Rudolf Führer, della Johann-Strauss-Gesellschaft e del Wiener Institut für Strauss Forschung: "Nel frattempo sono un centinaio le partiture di Strauss Figlio disponibili in commercio", spiega Norbert Rubey, direttore delle Collezioni Musicali della Wienbibliothek e studioso dell'Istituto di Ricerca su Strauss, che per statuto dedica i propri sforzi a sondare la produzione del musicista.
“Il bel Danubio blu” non può essere scisso dalla folla di altri valzer composti a ritmo frenetico in quei decenni dalla Famiglia Strauss, ma anche da tutta una serie di bravi artigiani del pentagramma, che confezionarono ballabili innanzitutto per la lunga e intensa stagione dei veglioni della capitale asburgica. Tuttavia il particolare ruolo che continua a giocare oggi ha fatto sì che a Vienna si celebri l'evento del suo debutto 150 anni fa, non soltanto con i veglioni di carnevale, ma anche con una mostra di documenti, litografie e originali autografi, aperta fino al 12 maggio col titolo "Donau, so blau: 150 Jahre, An der schönen, blauen Donau' von Johann Strauss" (I 150 anni del Danubio, così blu) dentro la Biblioteca Civica del Municipio: un luogo non casuale, visto che la Wienbibliotek è l'istituzione che custodisce gli originali di molte partiture.
Di Johann Strauss Figlio ne sono state rese accessibili 197 e fra queste anche il suo valzer più famoso.
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