Ian Anderson a Grado: «Non invitatemi a un barbecue»
GRADO La nona edizione del "Grado Festival-Ospiti d'autore" propone il live di Ian Anderson, il mito del progressive rock, fondatore e leader dei Jethro Tull, che salirà sul palco alla Diga Nazario Sauro sabato alle 21.30.
All'attivo più di 65 milioni di dischi venduti e più di 3.000 concerti in 40 Paesi, Anderson torna in Italia con lo spettacolo "The Best of Jethro Tull": un'opportunità di ascoltare di nuovo dal vivo brani leggendari come "Aqualung", "Thick as a Brick", "Locomotive Breath". Sul palco sarà affiancato da John O'Hara alle tastiere, David Goodier al basso, Florian Opahle alla chitarra e Scott Hammond alla batteria.
Anderson dell'Italia racconta: «Mi ricordo alcuni concerti turbolenti negli anni ’70, nel pieno di cambiamenti sociali e politici. Avevo pensato davvero di presentarmi in Italia con la maschera antigas, perché c'erano sempre scontri con lancio di lacrimogeni. Una volta, sul palco era piazzata un'enorme bandiera comunista e io dissi: "mi spiace, ma non intendo suonare sotto nessuna bandiera, non voglio essere politicamente strumentalizzato". Si rifiutarono di toglierla, io mi rifiutai di suonare. Fui minacciato e suonammo. Erano anni pesanti, pieni di tensione e fervore».
In Italia ha sempre avuto un grande seguito. «L'Italia è molto diversa dall'Inghilterra, per cultura, background, personalità e forse ho fatto successo da voi proprio perché siamo così diversi. Le diversità vanno celebrate. Questo forte senso di diversità è il motivo per cui molti inglesi non vogliono rimanere in Europa.
In realtà molti inglesi vorrebbero un'Europa diversa, non il terribile macchinario di burocrazia e tasse che è stata finora. Io voglio trasparenza e onestà, e in cambio sono ben contento di pagare le mie tasse. La tassazione è un sistema di responsabilizzazione morale. E so che non è così popolare in Italia, Grecia, Spagna dove evadere le tasse è uno sport nazionale. Invece io sono fiero di pagarle».
Tra le sue tante collaborazioni c'è la slovena Tinkara... «È una delle artiste pop più famose in Slovenia, la adoro ed è stato un piacere collaborare con lei».
Tiene molto al rispetto del pubblico? «Se ci sono le finestre aperte e qualcuno fuma distante dal palco, in paesi in cui è permesso, ci può stare. Se in teatro qualcuno mi punta flash e luci dei telefoni addosso, da vicino e di continuo, certo può distrarmi. Se sei in un bel teatro di Londra e ti metti a mangiare il tuo sandwich o filmi col telefonino può succedere anche che lo spettacolo venga interrotto.
Penso che tutti lo dovremmo fare: il pubblico deve abituarsi ad una forma di educazione e rispetto. Poi ci sono le situazioni informali o all'aperto, in cui si può mangiare, bere e fumare mentre si guarda il concerto, ma bisogna saperle distinguere».
Prossimi impegni? «Un disco dei pezzi dei Jethro Tull riarrangiati in chiave classica con gli archi. Tra un po' andrò in vacanza con la mia famiglia, e mentre loro saranno in spiaggia, io sarò nella stanza d'hotel con l'aria condizionata a lavorare alla mia musica. Sono proprio il tipo che non dovresti mai invitare al tuo barbecue, non sono quello che ti accende la festa! A volte ho proprio bisogno di sedermi ed osservare, senza partecipare».
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