I templari, ascesa e caduta dei misteriosi Cavalieri di Dio

All’inizio del XII secolo si viaggiava per espiare, oggi si viaggia per godere. Almeno in questo abbiamo fatto passi da gigante. O forse no, perché lo si faceva per il bene della propria anima. E quanti di noi ora vanno in viaggio per ritrovare se stessi? «Il pellegrinaggio era il momento centrale della vita cristiana - scrive lo storico Dan Jones ne “I templari. La spettacolare ascesa e la drammatica caduta dei Cavalieri di Dio (Hoepli, pagg. 428, euro 22,90) -. Si percorrevano incredibili distanze per visitare i santuari. Tutti credevano che Dio riservasse una certa benevolenza ai pellegrini nel passaggio verso l’aldilà». I cristiani, chiamati “latini” o “franchi” dai musulmani, già dal IV secolo si recavano a Gerusalemme per pregare ed espiare i propri peccati. Nel VII secolo un’armata araba aveva strappato la città al governatore cristiano bizantino. Rispondendo a un appello dell’imperatore bizantino Alessio Comneno e alla preghiera di papa Urbano II, i pellegrini marciarono armati su Costantinopoli e poi verso le coste del Nord Africa ottenendo una serie sbalorditiva di vittorie: Gerusalemme cadde il 15 luglio 1099. Con la prima crociata fu istituita una serie di nuovi stati cristiani: la contea di Edessa, il principato di Antiochia, la contea di Tripoli e il regno di Gerusalemme. Ma erano regni instabili, perché i briganti musulmani combattevano gli invasori e attaccavano i pellegrini lungo la strada. Nacque l’esigenza di protezione. A chi chiederla se non alla Chiesa? Il patriarca di Antiochia, Bernardo di Valenza, prese il supremo comando militare. I religiosi in armi furono il fulcro della guerra santa cristiana.
Da qui ha origine la storia dei templari. Una decina di cavalieri, riunitisi in una confraternita semi-monastica, giurarono obbedienza a Gerardo priore del Santo Sepolcro, da cui erano ospitati, impegnandosi a difendere Gerusalemme e a proteggere i pellegrini. L’Ordine dei cavalieri del Tempio fu istituito a Gerusalemme nel 1119. Sette anni dopo, Ugo di Payns, il primo maestro, partiva per la Francia al fine di ottenere uomini e risorse. La sua prima tappa fu il monastero di Citeaux, nei pressi di Digione, fondato da Bernardo di Chiaravalle. Questi nel concilio di Troyes del 1129 scriverà la Regola dei fratelli templari, che permetterà loro di rispondere solo al Papa, non pagare alcuna tassa ed ereditare. Uno dei primi lasciti sarà quello del re di Spagna, Alfonso di Aragona, che assegnerà all’Ordine un terzo dell’intero regno. Ciò li impegnerà nella guerra di Reconquista per scacciare i saraceni e li farà pure diventare ricchissimi. Due secoli più tardi, molti regni saranno indebitati con loro, soprattutto il regno di Francia e Filippo il Bello, che teneva in ostaggio il papa ad Avignone, li farà arrestare la notte del 13 ottobre 1307 per impossessarsi dei loro tesori. Il gran maestro Jacques de Molay sarà mandato al rogo 7 anni più tardi. La sua maledizione colpirà il re 9 mesi dopo. E qui la storia dei templari lascia il posto alla leggenda sulle presunte eresie, esoterismo di origini orientali, la loro sopravvivenza in Inghilterra, Portogallo, America.
Certo è che né il sacro Graal né l’arca dell’Alleanza finiranno in mani francesi per il semplice motivo che non ci si può impossessare delle conquiste spirituali altrui. La coppa e l’arca erano solo dei simboli esoterici per imparare a raggiungere la propria coscienza. Per questa ricerca spirituale la fratellanza templare risorgerà nei secoli sotto altre spoglie: quella dei rosacroce nel ‘600 e poi dei massoni dal ‘700 sino ai nostri giorni. —
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