I talenti di Serena Rossi madrina formato sorriso che lega in un abbraccio passione e solidarietà

intervista
Nata evidentemente di buon umore, cresciuta in una famiglia grande e felice, consapevole di avere fatto tanto, e tutto bene, Serena Rossi sbarca al Lido nel giorno del suo 36esimo compleanno e, per lasciar intendere che madrina sarà, chiede subito ai fotografi di farle gli auguri.
Pantaloni e camicia bianca, borsetta La Prima di Armani, riedizione di un modello talismanico già visto al braccio di altre madrine, l’attrice napoletana ritorna al festival in un ruolo che pensava impossibile, nonostante le molte serie tv – “Un posto al sole”, “Il commissario Montalbano”, “Adriano Olivetti”, “Che Dio ci aiuti” – il cinema con “Ammore e Malavita” che le è valso un David di Donatello, “Brave ragazze”, “Lasciami andare”, il film tv di Riccardo Donna “Io sono Mia”, fino all’inarrestabile “Mina Settembre”.
Attrice, cantante, conduttrice televisiva, una e trina, soprattutto mamma del piccolo Diego (nome un po’ «borbonico», scelto anche in onore di Maradona), impegnata in svariate iniziative benefiche, il prossimo 16 dicembre sul grande schermo con l’atteso “Diabolik” dei Manetti Bros, Serena Rossi perde gioiosamente il filo di se stessa. L’inizio, però, è lì, tra le sue dita, dentro il cellulare.
Come ha saputo di essere stata scelta per madrina della Mostra del Cinema?
«Era il 10 aprile, una domenica mattina. Ho dato un’occhiata alle mail e, inavvertitamente, ho buttato via anche quella del direttore Barbera. Quando l’ho ripescata e letta ho quasi pensato a uno scherzo. Al numero di telefono, trascritto sbagliato, infatti non rispondeva nessuno. Poi siamo riusciti a parlarci».
E cosa vi siete detti?
«Intanto gli ho subito detto di darci del tu. Poi che era un invito meraviglioso. Per settimane non ho potuto dirlo a nessuno, nemmeno ai miei genitori. Conoscendomi, è stato molto difficile tenere la bocca cucita. Mia madre pensava che fosse Sanremo, mio padre invece aveva capito. Non era nei miei progetti, è una cosa che è arrivata da sola. Questa proposta è arrivata dopo un anno di televisione; questo significa che la strada di un artista può essere larga, che si può andare da una parte e dall’altra».
Lei è già stata al festival del Lido con due film.
«La prima tre anni fa, quando allattavo Diego, con “Ammore e Malavita” dei Manetti Bros. Fu un’esperienza surreale, senza regole, in puro stile manettiano. Poi con “Lasciami andare” di Stefano Mordini. Avevamo girato in laguna nei giorni difficilissimi quell’acqua alta e sono rimasta colpita dalla forza dei veneziani. L’anno scorso siamo tornati per presentare il film. Pensavo di essermi abituata alla bellezza di Venezia e invece no, tutte le volte è come se fosse la prima».
Il discorso di questa sera in Sala Grande?
«L’ho già imparato. So di avere un ruolo istituzionale, però voglio anche essere me stessa, non mi voglio snaturare. Porterò il mio entusiasmo, la bellezza della condivisione di un lavoro di squadra, in cui tutti remano nella stessa direzione. Ci saranno anche parole su quello che sta succedendo in Afghanistan. Voglio che mio figlio cresca con questo senso di abbraccio e di cura nei confronti degli altri. Tutti dobbiamo raccogliere giochi, regalare le nostre cose».
Sa già che film vedrà?
«Posso dirlo? Sul serio? Allora parlo. Non posso perdere, oltre al film d’apertura di Almodóvar, quello di Sorrentino, di Martone, e poi Ridley Scott e “Dune”. Sicuramente resterò qui tutto il periodo, voglio godermi il festival fino in fondo, ma non farò tutti i red carpet. Andrò a vedere molti film in jeans».
Sarà difficile, secondo lei, il ritorno nelle sale?
«Non credo che la gente si sia disamorata di andare al cinema. Certo, vedere un film a casa è comodo, ma il grande schermo è un’altra cosa e sono sicura che poi la gente si dirà: ma come ho potuto vivere senza? Soprattutto, non dobbiamo aver paura di andare nelle sale. Vaccinarsi è l’unico modo per andare avanti tutti insieme».
I suoi tatuaggi?
«Ne ho quattro. Uno è stato un errore di gioventù. Volevo un sole tribale e invece sembra la stella di un frigorifero. Poi ho la scritta “love” dietro il collo, una foglia di quercia in onore di mio nonno e tre rondini sul polso, il mio compagno Davide, Diego e io. Diego è la rondine che spicca il volo, ma poi ritorna sempre al nido». —
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