I Ragazzi ribelli di Trieste si raccontano e i ricordi scavalcano ogni barriera politica

Pietro Comelli ha raccolto in un volume immagini e testimonianze degli anni in cui si fronteggiavano gli schieramenti di destra e sinistra  
Contestazioni di ragazzi a trieste negli anni Settanta
Contestazioni di ragazzi a trieste negli anni Settanta

TRIESTE Il viale XX Settembre e le vie adiacenti erano di esclusivo appannaggio delle formazioni di destra estrema. Casa loro. Lì per i tutti gli anni Settanta avevano le loro sedi e i loro “covi” i militanti di Avanguardia nazionale e del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale. Da lì partivano in gruppi per diffondere volantini all’esterno delle scuole e per far valere la loro presenza nei cortei e nelle manifestazioni. Lì nelle sedi preparavano le spedizioni notturne per affiggere manifesti o riempire i muri della città dei loro simboli e slogan. Poco lontano si riunivano da tempo in modo silente e quasi clandestino gli aderenti a Ordine Nuovo, tra le cui fila – come ha detto il giudice Guido Salvini - sono state ideate in Veneto gli attentati alla scuola slovena di San Giovanni e al cippo di confine di Gorizia: «Una sorta di prova generale - ha detto il magistrato - della strage di piazza Fontana».

Contestazioni a trieste negli anni Settanta
Contestazioni a trieste negli anni Settanta


Sotto gli alberi e tra i tavolini allineati nello stesso viale, gli studenti attivisti di sinistra si avventuravano raramente. Erano prudenti, forse avevano paura essere coinvolti in qualche scazzottatura o anche peggio.

In un’altra zona del centro città - largo Barriera, via della Madonnina, il rione di San Giacomo - allora ritenuto una piccola Stalingrado - la situazione si capovolgeva. La destra ne era esclusa e quando tentava di organizzare un comizio l’area doveva essere presidiata dalla polizia o dai carabinieri.

Davanti a un caffè o a una pastasciutta ritornano Ragazzi i ribelli degli anni ’70
Un corteo studentesco in via Carducci


Per anni questa contrapposizione è stata ritenuta “bloccata”. Muro contro muro. Ora invece il libro realizzato dal giornalista Pietro Comelli, rompe questo monolite politico – generazionale e dimostra attraverso una serie di interviste ad alcuni protagonisti di quegli anni che tra i due schieramenti esistevano anche rapporti di stima e umanità e talvolta di solidarietà. Comelli, poco più di 50 anni, quel periodo non lo ha vissuto in prima persona: lo ha conosciuto ascoltando i racconti di chi vi aveva preso parte direttamente e indirettamente, spesso risucchiato nel “gorgo” di uno dei periodi più tragici della storia italiana.

La copertina del libro di Pietro Comelli
La copertina del libro di Pietro Comelli


Nelle 170 pagine del libro che ha per titolo Ragazzi - immagini e storie di ribelli degli anni Settanta a Trieste, edito da Spazio inattuale, ritornano sul proscenio militanti della sinistra come Giorgio Lipossi, Claudio Misculin, Clara Sforzina e Roberto Colapietro. Per la destra Flavia Lai, Fulvio Sluga, Angelo Lippi, Marco Valle aprono al pubblico la parte più recondita e preziosa dei loro ricordi. Tra i politici che hanno “fatto carriera” raccontano i loro anni Settanta Gianni Cuperlo e Roberto Menia.

Da destra e sinistra, divisi dai padri e dai “vecchi” dei partiti tradizionali
Confronto con la polizia ai Portici di Chiozza

«In quel clima di tensione - scrive Pietro Comelli - nascevano profonde storie di amicizia e anche di amore capaci persino di dettare i tempi dell’agenda della politica e di aprire un dialogo impossibile tra le parti scese in guerra. Come la battaglia in carcere di Fabio Valencic, in una gara di solidarietà diventata inaspettatamente trasversale, portata avanti dalla fidanzata e futura moglie Flavia Lai. La loro storia d’amore meriterebbe un film che potrebbe raccontare una pagina di umanità e di rispetto».

Contestazioni a trieste negli anni Settanta
Contestazioni a trieste negli anni Settanta


Per Fabio Valencic rinchiuso in carcere per tre anni e mezzo in attesa di un processo che non veniva mai celebrato, si schierarono pubblicamente in molti, senza distinzione di area politica. Valentic aveva iniziato un devastante sciopero della fame, protrattosi per 61 giorni prima che intervenissero le autorità. In quei due mesi Valencic aveva perso 37 chili. Per lui, ma anche perché il governo rispettasse la Costituzione, si mobilitarono i parlamentari radicali, i programmisti - registi della sede triestina della Rai, il pastore evangelico Claudio H. Martelli, l’attrice Ariella Reggio, Gianni Cuperlo, allora dirigente dei giovani comunisti, don Ettore Malnati, lo psichiatra Franco Rotelli, il sindaco di Muggia Willer Bordon e molti altri. Le fila di questo eterogeneo schieramento le teneva proprio Flavia Lai che sposò all’interno del Coroneo il “suo” Fabio. Qualche mese più tardi le porte del carcere si aprirono e i due ragazzi iniziarono a vivere assieme e a lavorare nella pescheria che avevano aperto nei pressi di piazza del Ponte rosso.

Contestazioni a Trieste negli anni Settanta
Contestazioni a Trieste negli anni Settanta


Dalle pagine del libro emergono una serie di aneddoti. Tra questi l’amicizia tra Claudio Misculin, l’attore e regista del Teatro della follia e Paolo Morelli. «Lui stava nel Fronte della Gioventù, io in Autonomia operaia e ci salvavamo reciprocamente nei cortei perché sentivamo l’amicizia. Morelli era un fratello» ha raccontato Claudio Misculin a Piero Comelli in quella che sarebbe stata la sua ultima intervista. E aveva citato un episodio avvenuto all’Università vecchia. «Eravamo in 300 e si discuteva della violenza da contrapporre alla violenza. Si aprì la porta ed entrò Paolo Morelli con altri quattro. Disse spavaldo “siamo anche noi studenti e abbiamo il diritto di partecipare”. Gli saltarono addosso e ricordo che mi lanciai per prenderlo sotto braccio facendo finta di menarlo. Lui si dimenava e io a dirgli nell’orecchio: “Paolo sono io, stai zitto e usciamo vivi da qui…”». —

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