I pesci controcorrente di Fabio de Visentini in un mare di leggerezza

il percorso
Sfuggenti, squamose, luccicanti le sagome delineate da Fabio de Visintini, nella personale presentata da Federica Luser e Claudia Cervo alla Trart di Trieste dal titolo “Il segno del pesce”, ricciole, sardoni, angusigoli, scorfani e rombi sono i protagonisti di un racconto fantastico e giocoso. Negli spazi della Trart in viale XX Settembre 33 la mostra sarà visitabile fino al 30 agosto, per il mese di giugno i pomeriggi da martedì a sabato dalle 17.30 alle 19.30 invece a luglio e agosto i giorni da giovedì a sabato dalle 17.30 alle 19.30, si consiglia, comunque la prenotazione mandando una email a edizioni.trart@gmail.com.
L’artista dipinge nei suoi “spazi quadrati”, (retaggio del passato di fotografo) una visualizzazione della brillantezza della natura, della gaiezza di cui oggi il mondo ha un estremo bisogno. «Le paure collettive - afferma de Visintini – ci fanno rinchiudere in ambiti protetti, aggrappandoci a riferimenti certi, nell’attesa che il pericolo svanisca. I pesci che vivono in branco, reagiscono diversamente quando avvertono la minaccia del predatore: ad un comando che non sappiamo immaginare, si muovono a velocità straordinaria per disorientarlo. Tutti assieme, senza discussioni sul da farsi, senza gelosie. Abbiamo molto da capire e da imparare dalle meraviglie della natura, pesci compresi».
In mostra più di una ventina di tele illustrano un’inclusione nello spazio assolutamente magnetico e divertente, quasi esuberante la trama cromatica nell’ordinato muoversi dei banchi di pesci. Triglie, calamari, sgombri nuotano in mari improbabili e diventano texture di un tempo presente, la linea dei pesci è precisa, calibrata, studiata, i loro occhi, invece, svelano l’inganno: sbeffeggiano l’osservatore con simpatica ironia fumettistica. «Fabio de Visintini – scrive Federica Luser nel testo di presentazione alla mostra - esaudisce così un suo desiderio di colore. In mari rossi, verdi, gialli, violetti i suoi pesci nuotano solitari e a banchi, posizionati ordinatamente in file sovrapposte, tutti verso un’unica direzione, meno uno, massimo due esemplari per così dire contro corrente. Accostandosi ai quadri si capisce quanto de Visintini si diverta».
Dopo aver espresso il proprio linguaggio per più di venti anni mediante la fotografia in bianco e nero, Fabio de Visintini si avvicina alle cromie in modo graduale quasi guardingo. I primi quadri si muovevano nella dimensione rassicurante delle linee geometriche, delle curve ben calibrate, del bianco che sposa il nero in un languido lambire il colore. L’introspezione era l’impulso primario, il dettato delle tele sia che vi fossero vortici, sia che vi fossero pennellate istintuali alla Pollock, era ossessionato da una scacchiera di segni che, seppur volutamente non precisi, agognavano un’affinità elettiva all’ordine. Con il tempo il suo indagare si è fatto più ardito, passando dai colori bruni delle cabosse del cacao fino a giungere alla leggerezza ironica degli scorfani e delle orate. «Ovali perfetti, – continua la Luser - affusolati o panciuti, pinne dai colori sgargianti, dalla forza idrodinamica sono studiate e riportate sulla tela con gusto raffinato. Una joie de vivre che ben si armonizza nella semplicità delle forme e nella purezza dei colori. L’impressione è molto forte. I dipinti ci parlano di un senso della vita leggero, fantasioso e allegro. È una visione della vita ottimistica, trattata attraverso la metafora del pesce in cui c’è sì allegria ma anche molta serietà».
Lo spirito curioso ed eclettico di Fabio de Visintini lo ha portato a essere farmacista, fotografo, manager e pittore spaziando in più campi sempre con la voglia di indagare e acquisire conoscenze e competenze. Oggi con il suo “rigore leggero” si affaccia ad un probabile, nuovo, accattivante orizzonte quello enigmatico della metafisica, il suo ultimo quadro “Forme di code” 2021 ne è solo un accenno. —
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