I Mille Occhi rendono omaggio a Franco Piavoli il regista dilettante che ha reinventato il cinema

È il vincitore del Premio Anno Uno nell’ambito della rassegna che si tiene al Teatro Miela dal 13 al 18 settembre

TRIESTE «Quando è uscito il suo primo lungometraggio "Il pianeta azzurro", il regista Silvano Agosti cominciava a gestire a Roma il cinema Scipioni: ha finito per programmare il film per ben due anni consecutivi, cambiando addirittura il nome della sala in "Azzurro Scipioni"». Tra gli undici percorsi che I Mille Occhi proporranno dal 13 al 18 settembre al Teatro Miela di Trieste, la personale dedicata al regista Franco Piavoli si delinea come uno dei segmenti più stimolanti e attuali, considerata anche la lettura "ecologista" dei suoi film, fortemente sensibili al rispetto dell'ambiente e del paesaggio.

una personale

«Franco Piavoli è il nostro Premio Anno Uno 2019: l'abbiamo scelto - spiega il direttore Sergio Grmek Germani - perché è uno dei cineasti italiani più unici, uno che è arrivato al cinema professionale attraverso un percorso da puro amatore: oltre a tutti i suoi lungometraggi e ai cortometraggi degli anni recenti presenteremo anche le sue opere giovanili amatoriali. Sarà quindi una personale completa (non a caso intitolata, citando una sua opera, "Franco Piavoli, al primo soffio del cinema", ndr), tra l'altro nelle copie dell'autore che sarà presente a Trieste, e si svolgerà nell'arco di tutti e sei giorni di festival. Piavoli terrà anche una lezione di cinema, ed è una delle migliori persone per farlo, avendo iniziato a praticarlo imparando da solo e possedendo uno sguardo da spettatore». Il percorso del cineasta bresciano infatti, ex avvocato e poi insegnante, è davvero da outsider del cinema, anche se sintonizzarsi sulle sue corde non riesce difficile al pubblico.

«È un cinema, il suo - continua Germani - che non si preoccupa di trovare la comunicazione con lo spettatore, ma la individua subito. Confido che visto che inaugureremo il festival proprio con "Il pianeta azzurro", ciò sia un invito a seguire non solo tutta la personale ma anche altre cose che vi sono collegate. Ci saranno infatti altri film di territori, di paesaggi, di ecologia, che sono i temi del suo cinema: mai subiti come delle mode ma fatti nascere dentro lo sguardo e l'ascolto del cinema, film di immagini e di suono, di un cineasta che supera il rapporto tra realtà e finzione in uno sguardo libero e leggero».

Profondo rapporto col paesaggio italiano ed europeo sarà anche quello di Vittorio Cottafavi e dello sceneggiatore-poeta carnico Siro Angeli, e che parte da "Maria Zef" appena passato alla Mostra veneziana: I mille occhi approfondiranno dedicando un ampio omaggio al regista.

Sui Balcani

«Possiamo riconoscere Cottafavi come uno dei massimi cineasti italiani, tuttavia ci accorgiamo che c'è ancora tanto da scoprire nella sua opera». Collegato sarà anche il già annunciato segmento "Popoli e paesi d'Italia nel cinema dell'austriaco Peter Schreiner": anche qui sarà protagonista la fascinazione per il paesaggio italiano, osservato però, stavolta, da un regista straniero.

"Castelli di sabbia: Ingoiare la luce" sarà poi la terza "tappa" di un percorso triennale dove Mila Lazić continuerà a proporre uno sguardo sulle cinematografie balcaniche, con nuove generazioni di cineasti dei paesi dell'ex Jugoslavia che collaborano tra loro grazie a co-produzioni. «È anche questo un cinema fortemente legato a dei luoghi, non che dividono ma che fanno invece incontrare le persone. Ci saranno anche due film che sono stati presentati alle Settimana della Critica a Venezia, ma noi li avremo in un contesto complessivo del lavoro di questi autori e alla loro presenza», a partire da Ivan Salatić.

Sapere poi che a Trieste esisteva un personaggio talmente dinamico da voler istituire un Actor's Studio locale su modello di quello romano fa comprendere come, ancora una volta, I mille occhi continuino a guardare a personalità del nostro territorio per riscoprirle proprio nel loro rapporto con il cinema. Come Anna Gruber, segretaria di edizione di tre film di Pietro Germi "Il ferroviere", "L'uomo di paglia", "Un maledetto imbroglio", che il festival presenterà in "Germogli, Il trittico lacerato". A trattare la sua figura sarà Marina Silvestri: la giornalista e critica cinematografica darà anche un'anticipazione del suo volume sui progetti cinematografici irrealizzati - ma di cui rimangono due sceneggiature - di Linuccia Saba, figlia del noto poeta triestino. —
 

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