I Gogol Bordello fanno festa a Capodistria

TRIESTE. «Non l’ho di certo inventato io il detto “fai ciò che ami e non lavorerai mai in vita tua” ma posso dire che è la pura verità. Lo scopo dell’esistenza è raggiungere questo tipo di benessere, è un concetto antico e universale che si ripete ovunque, dalla Bibbia allo yoga»: è una delle perle di Eugene Hütz, il baffuto frontman dei Gogol Bordello, spiega anche cosa aspettarsi dal loro concerto di sabato a Capodistria. Una grande e spensierata festa, come sempre per la colorata banda gypsy punk, a cui parteciperanno molti triestini. Flavia Gregoris è la vincitrice del contest de Il Piccolo che alla domanda: «Con quale parola descriveresti lo stile dei Gogol Bordello?» ha risposto «Liberi orizzonti». La definizione è stata la più votata dai lettori (con oltre 40 mi piace), permettendole di aggiudicarsi due ingressi per il live in Piazza Tito. L’apertura porte è prevista per le 19, alle 20.30 ci sarà l’opening act con i Maika (tra balkan, elettronica e punk) e alle 21.30 i Gogol con il loro «Seekers and Finders Tour».
Negli anni i Gogol hanno suonato spesso - con grande partecipazione di pubblico - dalle nostre parti, dal castello di Udine al Guča sul Carso triestino: chi li segue sa che la vera dimensione per amarli non è tanto (o non solo) quella dell’ascolto degli album quanto la partecipazione attiva sotto al palco. Band fracassona, stravagante e multietnica formatasi a New York, i Gogol Bordello miscelano folk e punk, musica balcanica e cabaret brechtiano, Giamaica e Taranta, violini zigani e chitarre distorte, ritmi arabi, Emir Kusturica e Goran Bregovic, Ennio Morricone e Nino Rota, Tom Waits, Clash, Mano Negra, Fugazi, Nick Cave&The Bad Seeds. Ciò che li rende unici è l’urgenza punk, una tensione fisica esplosiva, l’energia e la presenza scenica di Hütz, visto anche al cinema in pellicole come «Ogni cosa è illuminata», «Sacro e Profano» diretto da Madonna (che per lui si prese una vera e propria fissa) o il bellissimo documentario «The Pied Piper of Hützovina» di Pavla Fleischer. Tra i sette cd in studio, fondamentali «Gipsy Punks: Underdog World Strike» e «Super Taranta!»; il più recente è «Seekers and Finders», pubblicato lo scorso agosto, primo disco prodotto dallo stesso Eugene, che afferma: «Per noi è un disco magico e spensierato. Le canzoni stavano già iniziando a emergere nel periodo in cui mi dividevo tra America Latina ed Est Europa ma alla fine è stato non appena sono tornato a New York che tutto è diventato più chiaro». Ancora il frontman di origini ucraine: «Nonostante le molteplici influenze, la forza dirompente della nostra musica nasce dal mio legame con la musica e la cultura gypsy. Possiamo viaggiare musicalmente per tutto il mondo, ma la nostra anima sarà sempre radicata in qualche modo nell’Europa dell’Est». «Le vendite stanno andando bene anche in Italia, - fa sapere uno degli organizzatori, Luigi Vignando - e sappiamo che molti biglietti saranno venduti anche la sera stessa, come era successo qualche anno fa quando li portammo sul Carso. Sono ancora disponibili anche online».
Riproduzione riservata © Il Piccolo