I film della Titanus, Germani “firma” l’omaggio

Il critico triestino, anima della rassegna “I mille occhi”, ha curato una grande retrospettiva al Festival di Locarno, con 55 film
Di Beatrice Fiorentino

TRIESTE. Si è inaugurata ieri la 67° edizione del Festival di Locarno, in Svizzera, la più cinefila e vitale di tutte le kermesse cinematografiche. Un appuntamento imprescindibile per la scoperta delle nuove tendenze del cinema internazionale, eppure attento anche alla ricerca e alla riscoperta dei classici del passato. È così che Carlo Chatrian, direttore artistico della manifestazione, ha deciso di inserire nel programma di quest'anno un’importante retrospettiva, con ben cinquantacinque titoli prodotti dalla Titanus tra il 1945 e il 1972, che porta la firma del triestino Sergio M. Germani. Oltre a "Il Gattopardo" di Luchino Visconti, "La prima notte di quiete" e "La ragazza con la valigia" di Valerio Zurlini, "Buon Natale, buon anno" di Luigi Comencini, così come le serie dei "Pane, amore, e…" e dei "Poveri ma belli", ci saranno molti altri titoli firmati da autori quali Federico Fellini, Michelangelo Antonioni, Camillo Mastrocinque, Carlo L. Bragaglia, Raffaello Matarazzo, Antonio Pietrangeli, che rivivranno nei prossimi giorni sugli schermi della località svizzera, in attesa di una circuitazione più ampia che toccherà Losanna e Zurigo, New York e Los Angeles, ma anche Roma, Torino, Bologna e Trieste. E non sarebbe corretto dire che la retrospettiva verrà semplicemente "ripresa", perché, di fatto, la selezione sarà di volta in volta rivista, arricchita e ripensata, tenendo conto della piazza cui sono destinati. Ai film proposti a Locarno, infatti, si aggiungeranno nei prossimi mesi altri sedici titoli che andranno alla Cineteca Nazionale, nella capitale, e ulteriori nove film che saranno inseriti nella programmazione della prossima edizione del Festival I Mille Occhi, nel capoluogo giuliano. Ed è proprio qui che tutto ha avuto inizio. L'imponente sezione nasce, infatti, da un'idea di Sergio M. Germani, che ne è il curatore assieme al critico cinematografico Roberto Turigliatto.

«Tutto è cominciato proprio nella fucina dei Mille Occhi - racconta Germani - in particolare quando abbiamo fatto la personale su Valerio Zurlini, due anni fa. Allora mi è apparsa evidente l'importanza che ebbe la casa di produzione fondata da Gustavo Lombardo, la più longeva del nostro cinema con 110 anni di attività, non solo per questo autore ma anche per molti altri. Un aspetto che ha sottolineato anche Marie-Françoise Brouillet, vedova di Zurlini, presente alla rassegna. C'era una grande condivisione di intenti, ma anche di dimensione pubblica e privata, tra registi e produttori. La Titanus ha prodotto i film più vitali del nostro cinema, e pur essendo attenta all'esito commerciale del film, non anteponeva le regole economiche a tutto il resto. Sapeva anzi cogliere le peculiarità degli autori e adattarsi a esse. Nel caso del Gattopardo, per esempio, Goffredo Lombardo si entusiasmò al progetto di Visconti al punto di farlo costare il triplo rispetto a quanto era previsto. Ma all'idea della retrospettiva hanno contribuito anche motivazioni puramente affettive. Ricordo ancora perfettamente il primo film che vidi al cinema da bambino, con mia madre. Era "Maddalena" di Augusto Genina. Stavo imparando a leggere e quando apparve il celebre scudo sullo schermo, chiesi: "Si chiama Titanus questo film?" Oggi mi sembra quasi un segno del destino».

Il discorso sulla Titanus non si esaurisce in sala. Assieme alla selezione, Germani e Turigliatto, con la collaborazione di Simone Starace - responsabile del recente ritrovamento della sceneggiatura che si pensava perduta del film "Ombre su Trieste", firmata tra gli altri da un giovanissimo Tullio Kezich - hanno curato anche l'edizione di un volume intitolato, come la rassegna, "Titanus, cronaca familiare del cinema italiano". «Vorremmo che questa fosse un'occasione di riscoperta come lo è stata per noi», afferma Germani. «Abbiamo inserito alcuni titoli e autori molto conosciuti, assieme ad altri che secondo noi meritano di essere rivisti e rivalutati. Noi abbiamo fatto molte scoperte e crediamo che dall'esempio dei Lombardi, autori e produttori avrebbero ancora oggi molto da imparare"»

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