I figli della guerra in Vietnam

Nella sua autobiografia Le Ly Hayslip ripercorre l’orrore di quegli anni  
Non c'è nessuna “bravura”, non vi è alcun merito a nascere a una certa latitudine o longitudine di questo nostro pianeta, in campagna o in città, sul mare o in montagna. Non dipende da noi, punto e basta. Ce lo dimentichiamo. Ce lo ricorda invece l'autobiografia di una donna straordinaria,
Le Ly Hayslip
, in “
Quando cielo e terra cambiarono posto
” (
Beat, pagg. 460, euro 18,00
).


Dal 1949, nei primi dodici anni della sua vita, Le Ly è una contadina in un piccolo villaggio nei pressi di Da Nang, nel Vietnam centrale. Ultima di sei figli di una famiglia buddhista, conosce presto l'orrore della guerra. Tutto ciò che sa di quel cruento conflitto, Le Ly lo apprende dalla voce - martellante - dei quadri di partito nordvietnamiti. Riunioni notturne nelle quali i contadini, lei, la sua famiglia, ritengono sia vero tutto ciò che ascoltano. Semplicemente perché quello che dicono i vietcong coincide con le convinzioni di suo padre e di sua madre. Libertà, indipendenza, felicità: tre parole chiave. Durante queste appassionate riunioni-mantra le viene insegnato che il Vietnam è una nazione sovrana soggiogata all'imperialismo occidentale da oltre un secolo. E che la divisione in Nord e Sud, del 1954, non è altro che un inganno prima dei francesi (sconfitti) e poi degli Stati Uniti per conservare una qualche influenza sul Paese.


In quegli anni, perciò, gli Stati Uniti per Le Ly e la sua famiglia non sono altro che una nazione grande e potente che mira malvagiamente a conquistare un Paese piccolo e povero per impadronirsi dei suoi campi di riso. Meglio, molto meglio “Zio Ho”, Ho Chi Minh, che dalla Cina promette di prendersi cura dei diritti e degli interessi dei vietnamiti. Altro che quelli del Sud, troppo inclini ai dollari degli yankee piuttosto che al sangue dei loro fratelli. Tutto ciò che sa le impone di lottare: gli antenati, le leggende, gli insegnamenti dei genitori, i quadri di “Zio Ho”, tutto chiama alla guerra. E la guerra diventa un drago insaziabile che infuria attorno al suo villaggio, e quando ha 13 anni quel drago l'ha ormai inghiottita.


Le Ly combatte, e lo fa tra le fila dei vietcong contro i soldati americani e sudvietnamiti. Le Ly si ritrova dapprima in una prigione sudvietnamita in cui viene sottoposta a tortura (la sete, il miele che attira le formiche, i pugni) perché sospettata di simpatie rivoluzionarie; poi, dopo il rilascio, viene condannata a morte dai vietcong perché ritenuta una spia. Non prima, però, di essere stata violentata. Ma se la cava. La guerra dilaga, e il suo villaggio (come tanti) vede un'ininterrotta sfilata di soldati - del Nord e del Sud - che lo attraversano. Non resta che mollare tutto e puntare su Saigon, interminabili blocchi di cemento grigio squallidi e sudici. È lì che vive, a casa della sorella, “accompagnatrice” dei soldati americani. Qui, in città, molte giovani scoprono i liquori, la droga, i bordelli, i dollari, il disprezzo per gli antenati. Le Ly si inventa domestica, baby sitter, infermiera. Deve mantenere un figlio. Si dà al mercato nero, scende a patti con i corrotti, entra in contatto con gli americani per mantenersi e mantenere la sua famiglia. Ne sposerà uno.


Nel 1970, infatti, fugge negli Stati Uniti, a San Diego, in California. Vi vive sedici anni e ottiene la cittadinanza americana. Nel 1986 torna in Vietnam per vedere che cosa ne è stato della sua famiglia, del villaggio da cui se ne è andata.


Questo libro - ben scritto e ben tradotto - racconta la sua storia, la storia di una figlia della guerra. Senza odio, senza rancore. Pochi ne sarebbero stati capaci ed è ciò che emoziona di più. «No, non odio nessuno. Tutti quelli che mi hanno fatto male mi hanno guidato verso il mio destino. Mi hanno aiutato a trovare il mio karma positivo: ora posso aiutare tante persone». Nel nome di tutte le vittime della guerra, nel 1987 Le Ly ha costituito una Fondazione (“L'Est incontra l'Ovest”) per aiutare tanto i vietnamiti quanto gli americani. Perché la guerra del Vietnam non cesserà mai finché non cesserà per tutti: più di 400mila veterani americani devono ancora guarire dalle ferite al corpo e allo spirito; 7 milioni di vietnamiti stanno morendo di fame e di malattia perché i viveri e altri generi di prima necessità non possono essere prodotti (leggi napalm e armi chimiche) o importati in quantità sufficiente dai Paesi occidentali visto che alcuni, Stati Uniti in primis, mantengono ancora l'embargo del tempo di guerra; 60mila sono i mutilati e 300mila gli infermi; 25mila sono i bimbi nati dall'unione di americani e vietnamite, molti deformi, altri condannati a morire di cancro o di malattie provocate dalle armi chimiche. “Ho imparato - scrive Le Ly - che il compenso delle sofferenze è l'apprendimento a essere forti quando si è deboli, coraggiosi quando si ha paura, saggi in mezzo alla confusione. In tal modo la collera può insegnare il perdono, l'odio può insegnare l'amore, la guerra può insegnarci la pace”.


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