I Ciardi, padre e figli a Conegliano il fascino dei vedutisti di famiglia

A Palazzo Sarcinelli sessanta opere presentano la produzione di Guglielmo, Beppe ed Emma  protagonisti del rinnovamento della pittura veneta

Una famiglia di artisti, i Ciardi: il padre Guglielmo e i figli Beppe e Emma tra la seconda metà dell’800 e inizio ’900 sono stati i protagonisti del rinnovamento della pittura veneta, in particolare nell’ambito del paesaggio. Una mostra a Palazzo Sarcinelli di Conegliano (Treviso) intitolata “I Ciardi. Paesaggi e Giardini” ripercorre la loro vicenda artistica e i loro territori. Dalla laguna veneziana alle campagne trevigiane, alle sponde del Sile, fino alle Alpi carniche e le Dolomiti, lo sguardo è invitato a vagare tra cieli azzurri e plumbei, prati dalle più varie gamme di verdi, acque vibranti di luci e riflessi, monti innevati, e ancora parchi e giardini preziosi ed eleganti.

Curata da Giandomenico Romanelli con Franca Lugato e Stefano Zampieri, l’esposizione propone più di 60 opere presentando gli elementi più significativi della produzione di questa famiglia, mettendo in evidenza peculiarità, affinità e differenze della loro sensibilità e delle loro opere. I dipinti provengono da alcune istituzioni pubbliche come Casa Cavazzini - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Udine e la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro di Venezia, oltre che da diverse collezioni private.

Tra i primi, di piccolo formato, “Il Grappa d’inverno” attrae da subito l’attenzione: «Un po’ più largo e un po’ meno alto di un foglio a4 – osserva Romanelli in catalogo - ma ricco di una lirica raffinata, sommessa, cristallina […]. Guglielmo ha ventiquattro anni quando dipinge questa piccola tela, ma mostra di aver capito tutto, di aver già prenotato il pennello per sfornare capolavori, intelligenza per entrare dentro le cose, originalità per distinguersi, capacità tecnica per non sbagliare».

Nato il 13 settembre 1842 a Venezia, Guglielmo Ciardi frequenta l’Accademia di Belle Arti della sua città avendo come maestro Domenico Bresolin, il quale invitava i suoi allievi a dipingere en plein air. Per approfondire lo studio del vero nel 1868 si reca prima a Firenze, dove conosce i macchiaioli, per poi giungere a Roma e a Napoli, dove entra in contatto con gli artisti della Scuola di Resina, imparando “il diritto di essere indipendente, ad essere sincero”. Tornato a Venezia inizia a dipingere la laguna e la campagna dell’entroterra privilegiando i verdi chiari e gli azzurri intrisi di luce. La sua fama lo porterà a ricoprire la cattedra di Scuola di Vedute di paese e di mare nella stessa Accademia in cui si era formato e a essere tra i fondatori della Biennale nonché tra i membri del Comitato coordinatore dell’Esposizione.

Beppe, nato nel 1875 sempre nella città lagunare, all’Accademia segue le lezioni di Ettore Tito. Dalla sua pittura emergono diverse similarità con la pittura del padre, ma anche nuovi accenti simbolisti derivanti dalla fascinazione della pittura nordica e di Arnold Böcklin, come si può vedere ad esempio nel dipinto “Plenilunio” dall’atmosfera sospesa, per certi versi misteriosa. Più riflessiva, malinconica, persino struggente appare invece la sua opera intitolata “L’ultimo gradino”.

Emma nasce a Venezia nel 1979; avviata alla pittura dal padre saprà trovare un suo stile personale riallacciandosi al ’700, alla tradizione della veduta di Canaletto e Guardi cui somma con grande raffinatezza suggestioni impressioniste e postimpressioniste. I suoi parchi, le sue fontane, i suoi giardini pieni di luce, colore e serenità saranno esposti alle Biennali di Venezia, alle più importanti rassegne d'arte nazionali di Torino, Milano, Firenze, Roma, Napoli e internazionali a Monaco di Baviera, Parigi, Buenos Aires, Pittsburgh, San Francisco; anche in personali a Londra, Parigi, New York, Bruxelles, Chicago.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio Editori e rimarrà aperta fino al 23 giugno. —

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