I brividi notturni di Craven all’apertura dei Mille Occhi
TRIESTE. Se fino a oggi non si erano ancora mai spinti nei territori del fantastico, si sono aperti a sorpresa con un'incursione letteralmente “ai confini della realtà” i Mille Occhi, in programma fino al 23 settembre al Teatro Miela di Trieste (QUI TUTTO IL PROGRAMMA DEL FESTIVAL), tornati ancora una volta a spalancarsi sulla settima arte con uno sguardo dal taglio tanto aperto e trasversale da non risultare mai scontato. E insieme al piccolo ma affettuoso omaggio - rigorosamente notturno – al maestro del brivido da poco scomparso Wes Craven, proponendo un suo storico episodio di “Twilight Zone” per quest'edizione numero 14 aperta dalla due giorni d'anteprima romana al Cinema Trevi, il festival diretto da Sergio M. Germani ha puntato su un'inaugurazione dal sapore marcatamente triestino, con la presentazione di documenti relativi alla città mai visti sinora, tra cui l'anteprima dell'appena ritrovato e restaurato “Il Duce a Trieste”, sulla visita di Mussolini nel capoluogo giuliano.
Esattamente 77 anni dopo – il girato è del 18 settembre 1938 - i Mille Occhi propongono quel «discorso importantissimo, fatto alla metà di quel settembre nero che fu di preparazione alla guerra che scoppierà l'anno seguente: quella di Trieste fu una scelta ovvia, che rimandava alla prima guerra mondiale, una scelta patriottica, che guardava alla Germania». A parlare è proprio una delle artefici del ritrovamento, Paola Olivetti, direttrice dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino che ha presentato in sala il mediometraggio. «Il discorso – continua Olivetti – si apre e si chiude con il tema razziale, vista l'enunciazione delle leggi contro gli ebrei che erano state emanate proprio qualche giorno prima, ai primi di settembre. Ma si parla anche della visita ai cantieri navali di Trieste e Monfalcone, per un rilancio del porto che Mussolini definisce “il secondo emporio d'Italia”, considerandolo anche in funzione di una futura produzione bellica». «Pur essendo il contenuto di quel discorso noto – aggiunge Germani - il film che lo documenta è francamente rivelatore e, per un triestino come me, decisamente impressionante perché probabilmente mai la splendida piazza Unità fu affollata come in quel momento».
Un sodalizio con l'importante Archivio torinese che si consolida di edizione in edizione, grazie al quale già gli spettatori dei Mille Occhi avevano potuto scoprire corti inediti di Rossellini o “Scioperi a Torino” firmato da Paolo Gobetti, fondatore dell'Archivio e figlio di quel Piero che fu figura storica dell'antifascismo italiano. Di Gobetti jr. si è vista anche la rara versione integrale di “Vivere da anarchici”, film-intervista del '76 sull'anarchico triestino Umberto Tommasini e “Racconto interrotto” del '92. «Paolo aveva due mesi quando il padre morì – racconta Paola Olivetti che fu la sua compagna -: il film nasce proprio da questo senso di mancanza, e cerca di ricostruire la figura paterna attraverso i ricordi e le voci degli amici. Paolo raccolse così i contributi di una quarantina di personaggi di primissimo piano, da futuri presidenti - Saragat, Pertini - a economisti e uomini di cultura».
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