I balletti russi di Léon Bakst costumi e scenografie per dar forma alle emozioni

il percorso
«È con le linee e i colori che io dò vita alle mie emozioni». Così definiva le sue creazioni teatrali Lev Samojlovič Rosenberg, in arte Leon Bakst, il più celebre scenografo, costumista, pittore ed illustratore russo dei primi del ‘900. Non a caso le sue scenografie erano concepite come un unicum insieme ai costumi, creati uno ad uno sullo studio approfondito di ogni personaggio presente in scena. Arte totale, quadri in movimento, colore e forma che prendono vita: in questo modo Bakst creava la sua idea scenica tridimensionale per il balletto o l’opera teatrale. A questo straordinario e poliedrico artista è dedicata a Palazzo Cini a Venezia la mostra “Léon Bakst. Symbol of the Ballets Russes” a cura di Maria Ida Biggi e Natalia Metelitsa. Interamente costruita sui bozzetti e i figurini bakstiani della grande collezione del Museo di San Pietroburgo, esposti in Italia per la prima volta, la mostra raccoglie anche alcuni rari programmi di sala conservati nell’archivio del maestro coreografo Aurél M. Milloss, numerosi abiti di scena oltre a foto e documenti di grande interesse storico che ripercorrono la carriera di Bakst.
Di famiglia ebrea benestante studiò all'Accademia delle Belle Arti di Pietroburgo e poi all'Académie Julian di Parigi che divenne la sua città di adozione. Qui approfondì la conoscenza dell'arte francese e si accostò al simbolismo fondando nel 1898 con l'impresario teatrale Djagilev il gruppo d'avanguardia “Il mondo dell'arte”. La sua fama è legata indissolubilmente alla creazione delle scene e dei costumi per i Ballets Russes di Sergej Djagilev riuscendo a fondere in un perfetto equilibrio estetico la raffinatezza del simbolismo francese con la tradizione popolare russa. In questo contesto collaborò con alcuni dei maggiori compositori dell'epoca come Igor' Stravinskij, Maurice Ravel, Reynaldo Hahn e Claude Debussy. Ma la poliedricità di Bakst lo portò a spaziare in molti campi: fu grafico, illustratore, designer, disegnatore di moda, di stoffe e persino di carta da parati, ma restò nel suo cuore sempre profondamente un pittore.
Della sua opera il critico inglese Claude Phillips scrisse sul The Daily Telegraph: «Non veste soltanto, ma crea misteriose creature inquietanti nella cui bellezza vi è un che di terrore, di odio oltre che di amore».
Una straordinaria capacità seduttiva emana dalle sue creature teatrali, vestite di colori sfavillanti articolati su linee plastiche e drappeggi in un perfetto equilibrio tra fantasia, reminiscenze orientali, gotiche e classiche (studiò l’arte ellenica realizzando un viaggio di approfondimento in Grecia) in una sintesi perfetta di linea, suono, movimento e colore.
Attento interprete delle esigenze rappresentative di Djagilev, che sosteneva la necessità di una scenografia basata sulla stilizzazione pittorica e l’introduzione del cosiddetto “Colore Russo” in ambito musicale, coreografico e figurativo, Bakst creò per i Ballets Russes veri e propri “bozzetti in movimento” in una fusione di tutte le arti, concependo il costume teatrale come una sfolgorante seconda pelle.
Negli anni parigini lavorerà anche con Gabriele D’Annunzio, per il quale curerà l’allestimento de Le Martyre de Saint Sébastien con le musiche di Claude Debussy.
Nel 1917, dopo anni di collaborazione, romperà i rapporti con Djagilev per divergenze sui procedimenti estetici. Spirito inquieto, dal carattere prorompente e decisionista, Djagilev era facile allo scontro. Più timoroso di annoiare che di far scandalo, dopo una straordinaria stagione di successi volle spingere sempre di più sulle novità, cavalcando l’avanguardia.
La predilezione per i pittori francesi, l’influenza di Jean Cocteau, lo portarono a ridimensionare quell’ispirazione “russa” che era stata la matrice dei suoi lavori: di qui le divergenze e l’allontanamento dai suoi primi collaboratori, tra cui Benois, Fokin e Bakst. La riconciliazione con quest’ultimo avverrà nel 1921 suggellata dalla partecipazione all’edizione londinese della “Bella addormentata”.
Tra le realizzazioni teatrali di Bakst, memorabili sono quelle per Cleopatra, Shéhérazade, L’uccello di fuoco e Narcissus. Proprio in Shéhérazade l’artista farà esplodere appieno la sua articolazione del “colore in movimento”: un trionfo di rossi, arancioni, blu elettrici in tutte le gamme
Queste innovazioni visivamente forti sulla scena ebbero anche una grande influenza nel costume dell’epoca. Le signore di mezza Europa infatti facevano a gara per seguire le mode da lui lanciate: dai turbanti ai pantaloni larghi fino alle parrucche colorate. Tale è il successo in Europa e poi in America, da fargli progettare la realizzazione di una vera e propria casa di moda, di abiti, gioielli e arredamento, che però non riuscirà mai a portare a termine. Morirà nella sua Parigi a soli 58 anni nel 1924. —
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