Guida alla scoperta di Virginia Woolf Come Svevo portava i suoi eroi alla sconfitta

Sara Sullam pubblica per Carocci una monografia critica che individua nuove ipotesi di lettura di grandi autori 
M9JY3D VIRGINIA WOOLF (1882-1941) English novelist about 1928
M9JY3D VIRGINIA WOOLF (1882-1941) English novelist about 1928

Robero Carnero

Ha scritto Virginia Woolf: «Si può pensare quel che si vuole della lettura, ma nessuno potrà mai stabilirne le leggi. Perché in biblioteca, come in nessun altro luogo, si respira l'aria della libertà. In questa stanza sono tutti uguali, colti e incolti, uomini e donne. Perché, sebbene sembri la cosa più facile del mondo (non basta forse mettere in fila le lettere dell'alfabeto?), leggere è in realtà molto difficile, e dubito che esista qualcuno che ne sappia davvero qualcosa».

La citazione, che ci parla della lettura come di uno spazio di libertà, è tratta da un saggio del 1926 dal titolo “Come si legge un libro?” Per sapere invece come leggere l'opera della scrittrice inglese abbiamo ora a disposizione un'utilissima guida di Sara Sullam: “Leggere Woolf” (Carocci, pagg. 144, euro 12). L'autrice, docente di Letteratura inglese all'Università Statale di Milano, commenta così la visione della scrittrice londinese: «È forse un pensiero utopico, quello della stanza in cui si è tutti uguali: per realizzarlo è necessario ripensare la lettura, comprendere, accettandone le difficoltà, le innumerevoli possibilità conoscitive che dischiude nel momento in cui si libera dai pregiudizi e si guardano le cose più ordinarie (come le lettere dell'alfabeto) con occhi nuovi, o forse anche solo da un'angolazione diversa. È questo che Woolf fa con i suoi romanzi: costruire persone, relazioni che vanno guardate - o meglio lette - con almeno "cinquanta paia di occhi"».

Infatti Virginia Woolf (1882-1941) in romanzi come La signora Dalloway (1925) e Gita al faro (1927) ha posto al centro dell’azione gli effetti che la realtà esteriore determina sulla coscienza dei personaggi. L’autrice ha sviluppato una propria concezione di tempo soggettivo: nei suoi romanzi espande o comprime i lassi temporali in base ai significati che essi hanno per i personaggi e per la loro coscienza individuale. Il suo monologo interiore è lirico duttile, aperto a cogliere le diverse sfumature dei fenomeni e delle realtà oggetto di narrazione.

In questo, la scrittrice inglese si inserisce pienamente - insieme a Joyce, Kafka, Mann, Musil, Pirandello e Svevo - in quel filone del romanzo del primo Novecento che concepisce la narrativa come arte di ricerca e di sperimentazione letteraria. Per esempio, con i romanzi di Svevo quelli della Woolf hanno in comune caratteristiche nuove: gli "eroi" (cioè i protagonisti) diventano "antieroi", portatori di un disagio che li isola dal contesto sociale; i valori morali appaiono più sfumati, conseguenza delle teorie di Freud e della sua scoperta dei meccanismi inconsci che guidano le azioni umane; viene meno la fiducia ottocentesca nella ragione che mette ordine nel caos, mentre regnano la disarmonia, il caso, l’imprevisto, l’assurdo; per l’influenza di Bergson, al tempo cronologico subentra il tempo della coscienza individuale e lo spazio diventa orizzonte interiore; l’autore, non più onnisciente, non fornisce una rappresentazione oggettiva della realtà, ma è portatore di domande senza risposta, e sotto questo profilo si identifica spesso con il protagonista, che diventa un suo alter ego. A questi mutamenti di impostazione dell'organizzazione narrativa corrispondono precise novità stilistiche: la frammentazione sintattica e l’affollarsi in primo piano dei particolari; l’espansione del discorso indiretto libero e del monologo interiore; la frequenza dei flashback, utili a recuperare il passato; la mescolanza di narrazione vera e propria e di saggismo filosofico e letterario.

La monografia di Sara Sullam analizza testo per testo l'opera della scrittrice britannica, offrendo per ciascuno le fondamentali chiavi di lettura e un inquadramento critico sempre aggiornato. D'altra parte, è stata proprio lei, Virginia Woolf, ad additare il compito più importante della critica: «L'impegno del critico deve sempre essere diretto al passato? Non potrebbe invece guardare al futuro e tracciare le fragili linee della terra che forse un giorno raggiungeremo?». —

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