Guerra poetica col ventaglio nel film cinese “The assassin”

ROMA. Nella cultura orientale alla vera perfezione occorre un difetto. Così è per i giardini Zen che diventano belli solo quando una foglia caduta li esalta. Così è per il film cinese di Hou Hsiao-Hsien, che affronta in modo originale il genere wuxia (il cappa e spada cinese), ovvero “The assassin”, passato in concorso al Festival di Cannes e ora in sala dal 29 settembre con Movie Inspired. Il film mostra con perfezione l'incanto formale ed estetico ed ha come difetto 'invisibile’ le passioni che animano questi uomini ingessati nei loro stupendi tradizionali costumi. Basato su un racconto di Nie Yinniangthe che si svolge nell'era della dinastia Tang (809 dc), ha come protagonista una giovane e bella (Shu Qui) rapita e addestrata alle arti marziali dalla nonna. Dieci anni dopo, lei è mandata via dal suo maestro con il compito di tornare nella sua città natale per uccidere il governatore militare che non è altri che suo cugino, ma anche il suo primo amore. Nel film, e questa è la rivoluzione di Hou Hsiao-Hsien, solo poche ma stupende scene di combattimento, a volte tra spada e ventaglio (una vera arma per le donne aristocratiche cinesi, la cui arte si chiama tessenjutsu.). Il tutto in un incanto di paesaggi e di ricostruzioni degli ambienti e costumi di enorme impatto pittorico. Insomma una poesia di immagini e personaggi che danno un volto nuovo al genere wuxia.
Il regista habitué della Croisette, per molti cinefili il più grande cineasta vivente asiatico, è stato già Leone d'oro al Festival di Venezia per “La città dolente” e premio della Giuria a Cannes nel 1993 per “Il maestro burattinaio”.
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