Giovanni Delù, giardiniere nel parco di Versailles «Qui comanda la natura»

l’intervista
Tra arte e cultura c’è ancora la natura al centro delle proposte della rassegna “L’età del rimedio” che per il secondo weekend consecutivo vedono alleate l’associazione Vigne Museum e la residenza artistica Rave East Village tra Rosazzo e Soleschiano di Manzano. Stefano Mancuso nel suo bel libro “Verde brillante” dice che le piante imparano e memorizzano e con questa nuova prospettiva su un altro mondo possibile, quello in cui è il biocentrismo a dettare le regole di comportamento, ecco alcuni dei protagonisti di questa due giorni.
La storia di Giovanni Delù, ventisei anni, di Casale Monferrato, ha i contorni di una bella favola. Dopo la maturità scientifica, il giovane comincia a lavorare in giardini e frutteti e poi, dopo un corso finanziato dalla regione Piemonte in collaborazione con il Ciofs di Torino e la Reggia di Venaria Reale, ottiene la qualifica di Giardiniere d’arte per giardini e parchi storici. Uno stage lo porta in uno dei parchi più famosi del mondo, quello della reggia di Versailles, dove Delù lavora tuttora.
Per lui un rapporto privilegiato con la natura da sempre. «Sono nato in campagna - racconta il giardiniere - quindi per me la passione per la natura è la normalità. Ho sempre avuto un giardino e della terra e fin da giovanissimo ho lavorato in orti e frutteti. Versailles mi ha incantato e ha rappresentato la svolta della mia vita».
Una straordinaria opportunità di crescita per Delù che continua: «I problemi dei giardini di Versailles non sono né più né meno quelli degli altri giardini. È la natura che comanda. La fortuna di lavorare qui è rappresentata dall’enorme biodiversità del parco ma anche dall’assenza di prodotti fitosanitari. Il parco è talmente grande e vario che è come una bolla protetta e poi ci sono colleghi di nazionalità diverse che mi permettono di arricchirmi con preziosi scambi di competenze».
Delù è passato dall’Hameau de la Reine, la parte più bucolica e pittoresca del parco dove la regina Maria Antonietta aveva creato il suo paradiso lontano dagli obblighi di corte, al Potager de la Reine, l'orto destinato alla produzione di ortaggi per il ristorante parigino pluristellato del cuoco e imprenditore Alain Ducasse.
Per “L'età del rimedio” ha in serbo una questione che gli sta molto a cuore. «Il mio intervento all'abbazia di Rosazzo - riprende il giardiniere - sarà un momento di confronto con Patrizia Catalano. Vista la drammatica situazione del nostro pianeta, ci confronteremo su quelli che sono gli effetti visibili e palpabili ogni giorno sulla natura, valuteremo cosa si può fare e cosa potremmo cambiare per vivere meglio. Possiamo migliorare la nostra vita sia in maniera diretta attraverso ciò che mangiamo, sia in maniera indiretta nei confronti dell’ambiente in cui viviamo. Il mio sogno è quello di poter continuare a fare ciò che amo nel miglior modo possibile. Vorrei collaborare con le realtà italiane e riportare a casa le esperienze che sto accumulando. Ciò che deve passare è il messaggio che un'alternativa c'è e non bisogna restare radicati alla formula “Si è sempre fatto così” perché purtroppo le conseguenze dei comportamenti sbagliati le vediamo sempre di più sul nostro pianeta».
Insieme a Delù sabato alle 11, nell'abbazia di Rosazzo, moderati da Patrizia Catalano, prendono la parola Pietro Gaglianò, Stefano Mancuso, Daniele Puppi, Giuseppe Stampone e Marisa Sestito. Quest'ultima, docente di letteratura inglese, critica, traduttrice, è vicepresidente della Giant Trees Foundation, una realtà che ha al centro delle sue finalità la tutela degli alberi monumentali e l'attenzione allo sviluppo sostenibile, e che organizza laboratori, seminari e l'alternanza scuola-lavoro negli istituti superiori. «L'associazione - dice Sestito - è stata fondata da Andrea Maroè, pioniere del tree climbing, una forma di tutela degli alberi che prevede di arrampicarsi e monitorare la pianta, capire dove vada potata esattamente e come vada curata. In ogni continente abbiamo individuato gli alberi più antichi del mondo. L'anno scorso nei Balcani Maroè ha scoperto l'abete bianco più alto d'Europa e da poco è tornato dall'Ecuador dove ha studiato cosa accade sulle chiome sopra i quaranta metri perché l'ecosistema che si muove lassù è diverso da quello che si muove sotto».
All'insegna della tutela ambientale anche la sua partecipazione. «Il mio intervento - continua Sestito - è legato da un lato all'idea che il disastro ambientale sia alle porte e contemporaneamente alla speranza che si attivi una possibilità di ascolto per cambiare. L'ho intitolato “Il racconto della natura” intendendo sia ciò che la natura ci può dire e sia come noi la stiamo modificando. Le piante forniscono modelli straordinari, le loro tecniche di sopravvivenza sono stupefacenti. Il mio discoro è incentrato sulla letteratura, sulla funzione degli alberi a partire da quello biblico della conoscenza attraverso il tempo, toccando Biancaneve, Shakespeare, Beckett, per arrivare a Steve Jobs. Alcuni testi antichi come le “Metamorfosi” di Ovidio sono modernissimi: si parla della modificazione del corpo che modifica anche la natura, di una nuova genesi».
La rassegna termina domenica alle 11.30 con la food designer Annagiola Gaglianò che realizzerà nel borgo di Soleschiano un Vegan Show Cooking in omaggio a “Rave” e alla sua forte identità legata alla questione animale. —
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