Giovanna Botteri: «La Cina ha vinto. Con la “sua” formula: regime ed esercito»

La corrispondente Rai da Pechino ha raccontato i giorni del lockdown e ha detto di volersi riavvicinare a casa. Joe Biden? Non è un avversario temibile Chi ha votato Trump malgrado tutto lo rifarà

TRIESTE. Prosegue la sinergia fra Link Festival e la rassegna di geopolitica R-evolution del Teatro Verdi di Pordenone: l'incontro ha visto protagonisti l’altra sera la corrispondente Rai da Pechino Giovanna Botteri, in dialogo con il segretario di giuria del Premio Luchetta Giovanni Marzini.

Botteri ha ripercorso le fasi commentate in diretta dalla trincea di Pechino, non senza evidenziare entusiasmo per essere rientrata a casa. Ma prima ha spiegato il momento in cui ha avvertito il primo pericolo Covid: «In Cina lavoravo con dei giovani operatori cinesi, sono loro che mi hanno comunicato come in chat girassero strane notizie su questa polmonite, finché l’Imperial College di Londra dice che ci sono molti più zeri sul numero dei contagi e dei morti. Di lì a pochi giorni in Cina tutto è diventato deserto, come una guerra improvvisa». Con la differenza che il nemico era invisibile.

Un disastro evitabile? «La mia sensazione – ha risposto Botteri – è che già quando il virus era in circolo, i dirigenti locali di Wuhan hanno fatto finta di nulla perché avevano un record da raggiungere: un banchetto da 40.000 persone. L’ottusità e il segreto tenuto in quel momento ha distrutto una città e piegato il mondo».

Certo, la Cina è riuscita a debellare il virus: «ma con una formula applicabile solo alla Cina, cioè il regime. La gente era davvero chiusa in casa con l’esercito che portava a ognuno i viveri».

La differenza, come ha osservato Marzini, è che in Italia il completo risanamento è previsto per il dicembre 2021. «Credo - ha replicato la giornalista - che ci sia una via di mezzo tra l’eccesivo controllo e il suo contrario, mantenere la salute e mantenere la libertà è possibile con la responsabilità individuale, è necessario rispettare le norme di sicurezza». Sulla questione della censura, la giornalista esclude un’eccessiva sorveglianza: «Il controllo c’è stato sui fatti di Hong Kong, su Xi Jinping, ma non sul Covid. La Cina su questo fronte cercava solidarietà dal mondo e quando l’Italia è diventato il focolaio europeo c’era un genuino rammarico».

Una battuta è andata anche alle prossime elezioni americane: «Sul Corona virus la gestione della Casa Bianca non è stata brillante, il punto è che Joe Biden non è un avversario molto temibile, non è detto che i giovani insoddisfatti votino per lui, mentre è sicuro che chi ha votato Trump, nonostante tutto, lo rivoterà. A questo proposito sulla formazione di una classe dirigente io non sono d’accordo con Giovanni Minoli. Se c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato è che la classe politica non si costruisce con le scuole, ma con la gente».

Infine Giovanna Botteri ammette di volersi avvicinare a casa: «Siamo vicini alle storie che scriviamo, c’è sempre un po’ di noi in ciò che raccontiamo, è la cosa meravigliosa di questo nostro mestiere. In tal senso il Covid mi ha rivelato parecchio, in un momento così difficile ho bisogno di sentire questa vicinanza, di avvicinarmi a casa». 

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