Giorgio Pasotti a Duino è Andrea il commissario che conosce tutti

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Giorgio Pasotti ha trascorso l’estate tra Muggia, Duino e Trieste, dove sta girando la serie tv Mediaset “Il silenzio dell’acqua”. Pochi giorni fa in città ha anche ritrovato un amico di sempre come Claudio Santamaria, che a Trieste sta girando invece il nuovo film di Gabriele Salvatores “Se ti abbraccio non aver paura”. Il primo contatto di Pasotti con il territorio, però, viene da lontano: nel 2000 è stato interprete, tra il Carso e la Strada Costiera, del videoclip di “Luce (Tramonti a Nordest)” di Elisa, diretto da Luca Guadagnino. Stavolta è tornato per un personaggio che, con “Il silenzio dell’acqua”, promette di inaugurare una nuova era per la fiction Mediaset: è Andrea, il commissario di un piccolo paese di mare, l’immaginario Castel Marciano, che insieme alla poliziotta interpretata da Ambra Angiolini dovrà indagare sull’omicidio di una ragazzina all’interno della piccola comunità. Subito dopo le riprese, Pasotti passerà alla regia: girerà il remake del film danese “Le mele di Adamo”. Il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, lo vedremo invece nel film tv per la Rai “I nostri figli”. Intanto, a Duino, veste i panni di un commissario «cresciuto proprio in paese: conosce bene tutti gli indiziati», anticipa Pasotti. «E in mezzo c’è anche suo figlio, anche se non biologico, dettaglio che cambia poco, posso dirlo anche per esperienza personale», afferma Pasotti, che dall’ex compagna Nicoletta Romanoff ha avuto una figlia, Maria, ma è legatissimo anche ai due figli di lei. «Andrea deve barcamenarsi nella battaglia interiore tra l’essere poliziotto e padre, amico, confidente di persone indagate».
Pasotti c’è qualche personaggio di altre serie tv al quale si è ispirato?
«Sono un fan delle serie americane, ne cito una per tutte: “True Detective”. Col regista Pier Belloni abbiamo deciso che anche Andrea avesse un look molto diverso da quello che avevo per esempio in “Distretto di polizia”».
Ha già dei progetti dopo la fine delle riprese?
«Dirigerò il remake del film danese “Le mele di Adamo” (sarà la sua seconda regia dopo “Io, Arlecchino” del 2015, nda.). Me ne sono innamorato subito, nel 2005, ma solo ora ho finalmente trovato la forza economica di comprare i diritti e farne un remake: è ancora più attuale rispetto agli anni in cui uscì».
Perché?
«Racconta di quattro piccoli criminali affrontando tematiche importanti, deviazioni che vanno dall’alcolismo alla cleptomania, e una sorta di ladruncolo che nel nostro film sarà un fondamentalista islamico. Affronta anche derive politiche che nel film danese sono rappresentate da un personaggio neonazista, mentre nella versione italiana da un neofascista della periferia romana: fenomeni che oggi sono tendenze radicate in tutta Europa».
Uno dei suoi personaggi più popolari è l’ispettore Paolo Libero di “Distretto di polizia”. Oggi, ai tempi di Netflix e dello streaming, il mondo delle serie tv sembra completamente cambiato…
«Per quanto riguarda noi è cambiato ben poco. “Distretto di polizia” era avanti anni luce, si prendeva delle libertà che alcuni prodotti di oggi tentano appena. L’avvento di Netflix e di piattaforme simili non ha fatto altro che alzare l’asticella della qualità, ma personalmente preferisco sempre la sala cinematografica». —
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