Gigi Garanzini, il bello del calcio in un minuto - INTERVISTA

Il noto giornalista sportivo ha presentato il suo ultimo libro a Trieste, ospite del Caffè San Marco. Si tratta di una Spoon River di eccezionali personaggi del football

C’era una volta il calcio. Il calcio di Valentino Mazzola o di Lev Jascin, di George Best o di Gaetano Scirea. Il calcio disegnato da allenatori e ct come Fulvio Bernardini o Vittorio Pozzo, Franco Scoglio o Tito Villanova; il calcio fischiato da Concetto Lo Bello; il calcio guidato da dirigenti come Jules Rimet o Artemio Franchi; il calcio raccontato da firme come Gianni Brera o Giovanni Arpino; il calcio giocato al bar con la schedina inventata da Massimo Della Pergola.

Forse non è il gioco più bello del mondo ma di certo il più popolare sì. E un motivo ci sarà. Un pallone, uno spazio qualsiasi in strada come su un prato, o in spiaggia, almeno un amico da sfidare e se non c’è nemmeno l’amico un muro contro cui far rimbalzare la palla... E chiunque può diventare l’eroe dei propri sogni per lo spazio di una partita. Poi, poi ci sono gli eroi veri, che oggi dormono in pace sulla collina del football.

E allora a raccontarli ecco questa Spoon River del calcio, una galleria di ritratti tracciati con il solito pennello delicato e gentile da quel gran signore che è Gigi Garanzini, autore appunto di “Il minuto di silenzio” (Mondadori, pagg. 281, euro 18). Perché ci vuole più o meno un minuto - proprio lo spazio di tempo che negli stadi si dedica al ricordo di chi ci ha lasciato - a leggere ciascuno dei ritratti che Garanzini ci regala. Il libro è stasto presentato mercoledì 30 marzo alle 18.30, all’Antico Caffè San Marco di Trieste. Questa l'intervista realizzata a margine dell'incontro.

 

Sei triestini tra i grandi del calcio: Gigi Garanzini li racconta nella sua Spoon River

 

Sono 134 i personaggi rievocati in questa straordinaria galleria. Quasi uno specialissimo album Panini in cui al posto di ciascuna figurina c’è quella pagina, pagina e mezza che Garanzini traccia con parole che portano a chiudere gli occhi e a ricordare, ricordare le immagini di un Mondiale in bianco e nero visto nella cucina della nonna in un’estate degli anni Sessanta, ricordare come la prima tv a colori per te sia la banda verticale rossa sulla maglia bianca dell’Ajax, ricordare le voci dei radiocronisti di “Tutto il calcio” che si rincorrono, colonna sonora delle nostre domeniche pomeriggio da ragazzi.

«Come ho scelto i cento e più personaggi di questo libro? Semplice - spiega Gigi Garanzini -: ho raccontato tutti quelli che mi sono venuti in mente e che per me hanno fatto la storia del calcio. Più di qualcuno, fra loro, lo ho anche conosciuto direttamente e allora ci sono i miei personalissimi ricordi». Fra questi ultimi un nome su tutti, Enzo Bearzot, un figlio delle nostre terre che ha regalato all’Italia azzurra emozioni uniche eppure oggi non ricordato come meriterebbe. «Perché era una persona schiva, che non si riconosceva più nel calcio e che quindi aveva scelto la strada di un’autoemarginazione della quale peraltro andava fierissimo».

Già, Garanzini molte pagine le ha scritte di getto riandando ai ricordi di una vita da cronista. Ma molte le ha studiate, scoprendo storie fantastiche. «E dopo averle scritte quelle cui mi sento più legato sono forse quelle che raccontano certi calciatori sudamericani degli anni Trenta. Penso a Renato Cesarini: ha sei mesi quando nel 1906 la famiglia lascia le Marche e si imbarca per Buenos Aires. E ha 23 anni quando si imbarca invece per l’Italia, questa volta su un transatlantico di lusso, dove lo attende la Juve». E la sua vicenda, tutta da leggere, è davvero un romanzo, ancorché riassunto in due paginette... Oppure, per uscire dal campo di gioco, affacciandoci a Trieste, ecco la vita di Massimo Della Pergola, giornalista triestino, ebreo costretto, quando anche in Italia l’aria si fece irrespirabile, a riparare in Svizzera, «dove di giorno lavora come manovale in un campo di prigionia del Vallese e di notte comincia a elaborare l’idea della schedina - ricorda Garanzini -, schedina che nascerà poi il 5 maggio 1946, prima ancora del referendum Repubblica-Monarchia». A proposito: poi lo Stato nazionalizzò il gioco e a Della Pergola andò appena un piccolo indennizzo solo dopo anni di battaglie legali.

C’era una volta il calcio. Ma c’è ancora, e ci sarà anche in futuro. Perché se ieri sono esistiti Schiaffino o Cruijff (tanto per citare altri due tra i grandi ritratti di questo libro) oggi esiste Leo Messi, «che ha ricreato gli incanti di ieri anticipando quelli di domani», come scrive Garanzini. «Se il calcio è diventato il gioco più bello e più popolare al mondo è perché questi personaggi che io ho voluto ricordare - giocatori, ma anche tecnici, dirigenti o giornalisti - hanno seminato bene. Oggi, con Leo Messi - aggiunge Garanzini spiegando la scelta di dedicare alla Pulce del Barça il libro - il calcio cresce, si evolve giorno dopo giorno, partita dopo partita. Impazzisco per lui: sa reinventare in chiave moderna le magie che hanno fatto la storia del calcio».

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