Georgette e le sue eroine ispirate dalla Austen non sono per signore (solo)

la recensione
Lisa Corva
Non credo che Georgette Heyer si offenderebbe, se la definissimo una “fake” Jane Austen. In fondo è questo che la scrittrice inglese, leggera e ironica, ha cercato di essere dagli anni Trenta in avanti, in tutti i suoi libri. E in Italia è appena uscita la nuova edizione di “Frederica”, 416 pagine di puro godimento e brio (Astoria, traduzione di Cecilia Vallardi). In stile Jane Austen, appunto. La protagonista è Frederica: una ragazza non più “da marito” (notare che ha meno di trent’anni), arrivata dalla magione di campagna a Londra per far debuttare la bellissima e sciocchissima sorella. Ma invece sarà Frederica a conquistare, e in modo assolutamente inconsapevole, il fascinoso marchese Alverstoke, ricco, annoiato, “libertino” e dandy. Come nei libri della Austen, non ci si arriva subito: prima ci sono pagine e pagine di orgoglio e pregiudizio, equivoci e schermaglie, persino il pallone areostatico della copertina. Ma alla fine l’intelligenza e l’allegrezza – e l’amore, certo - vincono. E se il lieto fine è assicurato, attenzione, perché non è un romanzo rosa: tra i fan di Georgette ci sono scrittori super-intellettuali come Antonia Byatt.
In Inghilterra tra l’altro i suoi libri sono conosciuti, e amati, come “romanzi Regency”, perché Georgette, grande ammiratrice della Austen (e chi non!), ha ambientato quasi tutte le sue storie in quell’epoca: dal 1811 al 1820. Ma visto che era in ritardo di un secolo, non come la Austen che ovviamente raccontava del mondo in cui viveva, Georgette ha molto studiato, e per nostra delizia ha farcito i suoi romanzi (ne pubblicava uno all’anno) di dettagli di vita e di moda, balli, corteggiamenti, cavalcate. Tanto che alzando gli occhi dalla pagina ci si stupisce di non avere un “phaeton” modaiolo alla porta, la carrozza sportiva aperta di quegli anni, o un ballo per cui prepararsi.
Romanzi per signore, certo, ma non solo: sono (anche) libri per fashionisti. Maschi. Perché era l’epoca in cui gli uomini tenevano al loro guardaroba, eccome. Dove altro possiamo trovare passaggi come questo, quando Alverstoke entra in salotto in abito da giorno, ovvero: “un soprabito blu di squisita fattura, un panciotto a strisce in seta e lana, dei pantaloni di camoscio che sembravano modellati sulle sue gambe e stivali al ginocchio ornati da nappine, la cui incomparabile lucentezza era una delle principali preoccupazioni del suo cameriere”. E non è finita: “Gli unici gioielli erano un ciondolo e il pesante anello d’oro con il sigillo: era senza dubbio l’uomo più elegante della stanza”. Esagerato? Ma no, erano gli anni di Beau Brummel, icona di stile (vera) dell’epoca…
Quindi grazie alla piccola, sofisticata casa editrice Astoria che sta riproponendo titoli di Georgette Heyer ormai introvabili, da “L’anello” a “Sophy la grande”. E quando li avrete letti tutti, perché uno tira l’altro come le ciliegie, ecco un consiglio dall’editrice, Monica Randi: comprate “Un matrimonio inglese”, perché, spiega, è un libro che è come una tazza di cioccolata calda d’inverno. Anzi, di più: un libro che è come fare un bagno in un’intera vasca di cioccolata calda. La cosa meravigliosa è che l’effetto comfort funziona anche d’estate… Scritto nel 1907 da Frances H. Burnett (ricordate “Piccolo Lord Fauntleroy”, cult per bambini d’antan?), “Un matrimonio inglese” è la storia di una ragazza forte, testarda e indipendente, per di più ereditiera americana, che cerca un amore forte come lei. E lo trova.
Chiediamo ancora a Monica Randi: altri titoli, nel suo catalogo, che ci mettano di buonumore? “Di sicuro “Il libro di Miss Buncle” di D.E. Stevenson e “Cluny Brown”, di Margery Sharp. Storie lievi, sorridenti, intelligenti di donne che non sembrano trovare un posto nella vita”. E invece – almeno nei romanzi – lo trovano, insieme all’amore. —
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