Gente e teatri, così si viveva prima e dopo la Grande Guerra
TRIESTE E poi fu la pace. E poi fu l'Italia, in cui Trieste entrò anche attraverso il respiro trattenuto dell'attesa e la commozione per l'attracco delle navi italiane sulle Rive, come racconta Giani Stuparich nel romanzo “Ritorneranno”. E semplice non poté essere, perché complessa era stata la “prima guerra”, a cento anni di distanza continuo prisma narrativo di punti di vista e di storie. Una guerra che aveva cambiato in modo dirompente il mondo di ciascuno. Ma fu, a Trieste, anche il tornare a convergere nello stesso luogo di destini, prima contigui e poi diversi, di quelle vicende in fronti opposti, di coloro che trovarono un impegno comune nella ricostruzione del dopo.
E quella città, nel dopoguerra, mutò fisionomia, con la nascita di nuovi luoghi, mentre altri si rinnovarono cambiando il loro nome, e anche così, come scrisse Silvio Benco, “Trieste è stata tante cose diverse per tante generazioni”. La Sala Selva di Palazzo Gopcevich ospita sino al 2 dicembre la mostra “Teatri di guerra, Teatri di pace. Figure e memorie. Trieste 1918-1919” (ingresso libero, da martedì a domenica dalle 10 alle 17) che vuole narrare la città, i suoi teatri, le donne e gli uomini nel periodo che immediatamente precede e segue la fine della Prima Guerra Mondiale.
È ideata e realizzata dai Civici Musei di Storia ed Arte, con la direzione di Laura Carlini Fanfogna ed è curata da Stefano Bianchi, Claudia Colecchia, Antonella Cosenzi, Lorenza Resciniti, con la collaborazione di Michela Messina, Gabriella Norio e Cristina Zacchigna. Il Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste ricorda l’ingresso di Trieste in Italia, attingendo alle collezioni delle Biblioteca e la Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, il Civico Museo di Storia Patria, il Civico Museo del Risorgimento, il Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, il Civico Museo Sartorio, il Civico Museo d’Arte Orientale e la Biblioteca Civica Attilio Hortis.
Quel “teatro di guerra, teatro di pace”, il clima di quei giorni, si ricompone attraverso l’esposizione delle testimonianze fotografiche di Arnaldo Pitacco, dei Fratelli Avanzo, Giuseppe Furlani, Umberto Monterra e manifesti, disegni, documenti, testi letterari, giornali, opere d’arte, nell'intersecarsi tra impatto ampio e individuale. Nella mostra anche il video “Trieste intreccio di venti, genti, cultura e storia” realizzato per il Centenario. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo