Fulvia Franco, 70 anni fa sulla fascia della Miss Trieste tornava all’Italia

Era il 26 settembre 1948 quando la bellissima diciassettenne diventava reginetta conquistando un combattutissimo titolo nella finale di Stresa contro Ornella Zamperetti

TRIESTE Se c’è stata una vera diva triestina, questa è stata Fulvia Franco. Bellissima fra le bellissime all’epoca del maggior star-system italiano, ironica o femme fatale, interpretò 50 pellicole con registi quali Lattuada, Monicelli e Zampa, e fu partner artistica prediletta di Totò e Manfredi. Sul suo leggendario matrimonio con Tiberio Mitri, nella Trieste occupata dal Governo Militare Alleato, stava per fare un film Federico Fellini prima de “I vitelloni”. E a quel matrimonio è stata dedicata nel 2011 la serie in prima serata su Rai 1 “Il campione e la miss”.

Proprio 70 anni fa, il 26 settembre 1948, Fulvia Franco divenne contemporaneamente Miss Italia, attrice e simbolo patriottico, conquistando un combattutissimo titolo nella finale di Stresa, superando la favorita, l’agguerrita emiliana Ornella Zamperetti. Per placare la rivalità fra i supporter dovette intervenire la Celere. Erano anni in cui il concorso di Miss Italia coincideva sistematicamente col lancio delle future stelle di Cinecittà, in un Paese la cui rinascita era fondata “sul lavoro” (come recitava la nuova Costituzione), ma anche sul cinema. L’edizione precedente, quella del 1947, aveva visto sul podio Lucia Bosè, Gianna Maria Canale, Gina Lollobrigida ed Eleonora Rossi Drago, mentre nel 1946 si era piazzata seconda Silvana Pampanini.

Fulvia Franco aveva 17 anni, non era ancora maggiorenne e non risiedeva in territorio italiano, ma la sua travolgente bellezza spazzò via le polemiche come la bora con le nubi. La caratterizzava un’aria moderna e insieme mediterranea, fatta di “fiorente freschezza, di spigliatezza sbarazzina, di sguardi brillanti e mobilissimi”, come recitava la motivazione del premio. E aveva misure perfette per diventare di lì a poco una delle “maggiorate” più amate del cinema italiano. Il patron di Miss Italia, Ezio Radaelli, ricordò: «Tenemmo delle riunioni riservate perché avevamo paura che l’eventuale vittoria della Franco, che era triestina - e Trieste allora era ancora sotto l’amministrazione alleata - potesse scatenare incidenti. Alla fine si dovette prendere una decisione anche perché nelle ultime ore le quotazioni della Franco erano aumentate. Era dalla sua parte Totò, che presiedeva la giuria. Toccò a me proclamarla vincitrice. Ma, appena dissi nata a Trieste si scatenò un uragano di applausi e tutti gridarono: viva Trieste italiana!”. Tra il tripudio generale, Totò al microfono con aria severa bollò il verdetto come “antipatriottico”. Un attimo di incredulo imbarazzo, e poi il principe de Curtis aggiunse: “Ma vogliamo scherzare? Mi/si/taglia Trieste?”. E tutto si sciolse in risate e applausi».

Registi, attori e produttori erano presenti in abbondanza, da Zavattini a Lattuada, da Sordi a De Laurentiis, perché Stresa era anche il set di “Totò al Giro d’Italia” del maestro della commedia Mario Mattoli, in cui la vincitrice doveva avere per contratto una particina. Nella sequenza iniziale, Isa Barzizza e Totò fanno parte della giuria di Miss Italia. La Barzizza raccomanda a Totò sua sorella, una giovane mora (la Franco) che sfila timida timida in passerella e che, grazie alla raccomandazione, vince il titolo. La finzione ricalcava ed esagerava ironicamente la realtà, come sempre accadeva nelle parodie graffianti di Totò. Così era anche in questa commedia sportiva, che vedeva coprotagonisti altri simboli della rinascita come i campioni del pedale Fausto Coppi e Gino Bartali, accanto al ciclista triestino Giordano Cottur, allora tra i grandi, già vincitore in Giri precedenti di due tappe con arrivo a Trieste. In realtà, in “Totò al Giro d’Italia” Fulvia fa ben poco, si limita a seguire la sorellona Barzizza e scambia qualche battuta con Totò. Ma è molto per una diciassettenne partita da Trieste con la valigia piena di speranze e niente più.

Nel frattempo la seconda classificata, l’emiliana Zamperetti, preannuncia ricorsi in tribunale perché la Franco non aveva l’età regolamentare. Ma l’azienda di cosmetici sponsor del concorso la fa recedere, in cambio di soldi e di una parte in un documentario. Del resto Fulvia, ben consigliata da famiglia e avvocati, si fa benvolere devolvendo le 100mila lire del premio all’associazione dei profughi giuliani. Lei se lo può permettere, ragazza della buona borghesia triestina, il cui padre, ex lottatore della Ginnastica triestina, ha una ditta di lavori marittimi.

Fulvia impersonava così (anche con i ruoli successivi in film avventurosi, mitologici, western) un’intraprendenza e una libertà tipiche delle “mule” triestine, che con lei diventarono proverbiali. Studentessa del liceo scientifico Oberdan, nel 1946 e ’47 è campionessa di ginnastica artistica, suona pianoforte e fisarmonica. Contestata dalla seconda classificata già al concorso di Miss Trieste (nell’agosto del ’48 a Sistiana), viene sfidata a un nuovo defilè. Fulvia ci sta ma chiede come condizione che entrambe sfilino senza trucco, e la vittoria “acqua e sapone” sarà ancora più netta. E a differenza di tutte le altre miss-attrici, la Franco (scomparsa 56enne 30 anni fa, nel maggio 1988) fu tra gli allievi del Centro sperimentale di cinematografia di Roma, dichiarando una passione per Anna Magnani (“perché è naturale”) e ricordando alla commissione di essere “l’unica ragazza di Trieste a inforcare la motocicletta”. —
 

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