Frank Spano: «Racconto il dramma del traffico d’organi nel mondo»

«Mi sono documentato per quattro anni, venendo in contatto delle situazioni più difficili da credere. Da una signora di Washington che ogni settimana riceve una mail dove le viene offerto un organo per la figlia malata a famiglie in India e Filippine che si riuniscono per decretare chi di loro sarà “il” donatore, portatore di un vero e proprio orgoglio familiare». In concorso a “Contemporanea” , il regista panamense Frank Spano porta stasera al Festival Latino Americano un film imperniato su un tema crudo come il traffico di organi umani: lungi dal sensazionalismo, il suo “Humanperson” , alle 20.30 al Miela in Sala Birri, è però un viaggio di redenzione, e nasce dall’urgenza dell’autore di stimolare un dibattito su una piaga a suo parere troppo taciuta.
«Tutto è nato da un articolo che lessi su una rivista spagnola – spiega –: raccontava che l’esercito serbo per finanziarsi vendeva organi umani di membri dell’esercito croato. Sono due i grandi problemi di base: la disinformazione della nostra società, che considera il tema tabù, e il grande dramma che si è creato intorno al traffico, molto più quotidiano e regolare di quanto si immagini. Se tutto è mercato, è la mancanza di offerta a creare la fortissima domanda da parte di persone malate. Il quesito del film è: cosa saresti disposto a dare, a vendere, pur di salvare un tuo caro»? Disumanizzazione, sottovalutazione della vita, l’uomo visto come prodotto commerciale: la riflessione dell’autore è ampia. «Ora il problema è amplificato dall’immigrazione: la cosa può non essere più solo in mano alle mafie quanto nelle loro stesse mani, perché ci sono casi di rifugiati che hanno venduto i propri organi in internet, mezzo che facilita i traffici». A sentirlo parlare, così appassionato, si capisce perché da apprezzato attore sia voluto passare dietro la macchina da presa. «Mi sento un narratore di storie, in questo caso un comunicatore sociale. Non pretendo di cambiare niente ma, visto questa “anestesia etica” , sensibilizzare sul problema sì. Dal Brasile a Chicago abbiamo contattato associazioni che si occupano della donazione di organi: anche qui in Italia, quindi, saremo ben felici di cedere il film a scopo benefico, mettendo in vendita i biglietti e donando il ricavato alla causa». –
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