Fra Arthur e Paul un amore maledetto all’ombra della poesia
![TOTAL ECLIPSE [BR / FR / BELG 1995] Leonardo DiCaprio as Arthur Rimbaud, DAVID THEWLIS as Paul Verlaine Date: 1995](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/e116e3ed-5406-4ec7-b6b0-62df27fd17b5/0/picture-no-10485144.webp?f=16%3A9&w=840)
la recensione
Nel 1871, quando il sedicenne Arthur Rimbaud manda, da Charleville, i propri versi a Paul Verlaine, che ha 27 anni ed è già un poeta stimato, non sa che quella lettera cambierà il destino di entrambi. Dopo studi brillanti, il giovane poeta sta trascorrendo un’adolescenza inquieta e vagabonda: è fuggito più volte di casa e ha aderito agli ideali repubblicani. Soggiorna a Parigi tra il 1871 e il 1872, dove frequenta gli ambienti letterari e si lega di un’«amicizia particolare» (come si usava dire) a Verlaine, con il quale poi convive in Inghilterra dal 1872 al 1873. A rievocare la tormentata relazione tra i due è, con piglio di narratore di razza, il critico e scrittore Renato Minore, in una nuova edizione della sua biografia nei “Tascabili” Bompiani: “Rimbaud. La vita assente di un poeta dalle suole di vento” (pagg. 238, euro 12,00).
Ma che cosa era successo tra i due poeti? Verlaine è entusiasta dei versi del giovane autore, e così lo invita a Parigi. I due si incontrano e nasce tra loro un rapporto molto stretto, una vera relazione passionale, che suscita la gelosia della moglie di Verlaine, il quale da pochi mesi ha avuto da lei un figlio. Ma il legame tra i due amici è così forte che essi decidono di fuggire a Londra, dove convivono tra sbronze e litigi: al termine di uno di questi, nel 1873, Verlaine parte per Bruxelles, ma Rimbaud lo raggiunge e la loro frequentazione ricomincia, fra alti e bassi. Finché un giorno sembra dover decidere in maniera irreparabile il destino del loro rapporto: 10 luglio 1873, Hôtel à la Ville de Courtrai, Bruxelles, ore 14: 30. Da una camera al primo piano si odono due colpi di pistola. Nella stanza ci sono un uomo ubriaco, Verlaine, che ha appena sparato, e un ragazzo di 19 anni, Rimbaud, che accasciato a terra si stringe il polso ferito, colpito da uno degli spari. La seconda pallottola si è conficcata nella parete di legno. Dopo gli spari, si sente un urlo e poi il pianto disperato di Verlaine che all’improvviso, come risvegliatosi da un sogno, si rende conto di ciò che ha fatto. Lasciata cadere la pistola, l’uomo si getta sul letto in preda a una crisi nervosa. È l’epilogo di una passione scandalosa: Verlaine viene condannato a due anni di reclusione e a 200 franchi d’ammenda, recita la sentenza del tribunale, «per aver ferito gravemente la persona del signor Rimbaud, procurandogli l’impossibilità di lavorare».
In tribunale, il poeta, rannicchiato dietro le sbarre, ha uno sguardo vago e assente. Non dice una parola, è impietrito sulla panca. Gli è stato comminato il massimo della pena prevista per il reato di cui è colpevole, senza alcuna attenuante. Probabilmente sulla severità dei giudici ha pesato la valutazione negativa della sua personalità “maledetta” e del carattere “immorale” della relazione omosessuale con la vittima: sconterà infatti per intero i due anni di carcere, mentre Rimbaud scomparirà per sempre dalla sua vita. Ma qual era stato il motivo dell’aggressione? Probabilmente il più banale che si possa immaginare: un irrefrenabile accesso di gelosia. Archiviato il traumatico episodio, Rimbaud riprende la sua vita randagia per l’Europa: in Svezia, di nuovo in Inghilterra (in compagnia di un altro poeta, Germain Nouveau), in Germania, in Italia. In seguito, i suoi vagabondaggi lo portano fino in Asia e in Africa. Fermatosi in Etiopia a partire dal 1880, trascorre un decennio fra Harrar e Aden, occupato in vari traffici, anche di armi, ormai del tutto lontano dalla sua esperienza letteraria, abbandonata all’età di vent’anni. Ammalatosi di un tumore al ginocchio, nel 1891 si fa rimpatriare e all’ospedale di Marsiglia gli viene amputata la gamba. Muore alla fine di quello stesso anno, assistito dalla sorella Isabelle. E l’altro protagonista del dramma? Anche Verlaine vivrà un lungo periodo di vagabondaggi e povertà, prima di stabilirsi a Parigi, godendo solo negli ultimi anni di un generale riconoscimento letterario: morirà nel 1896. —
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