Fiorello scherza con Trieste e rende omaggio a Luttazzi VIDEO E FOTO

TRIESTE. Un esilarante affresco delle tipicità triestine, passando per musica, imitazioni e parodie, per ritornare nel finale a parlare della città, con una doppia sorpresa per il pubblico triestino, un omaggio a Lelio Luttazzi e un video girato tra i triestini.
Fiorello incanta e diverte il Politeama Rossetti con “L’ora del Rosario”, in scena martedì e mercoledì. Doppio appuntamento tutto esaurito, per un spettacolo spontaneo, con una buona dose di improvvisazione, che rende al meglio l’anima dello show man, un vero animale da palcoscenico.
“Fiore” per oltre due ore balla, canta, scherza con la gente, si lascia andare a racconti di gioventù e ricordi spassosi, e scherza sui suoi 55 anni. «Li porto veramente bene», salvo poi ricordare piccoli acciacchi e divertenti imprevisti legati alla quotidianità. Lo spettacolo alterna parti che lo vedono in veste religiosa, tra riflessioni sui tempi moderni e originali preghiere che ripercorrono in realtà versi di canzoni famose.
“Dio delle città e delle immensità”, citando, ad esempio, i Pooh. Particolarmente divertente la parte dedicata a Trieste, ripresa più volte durante lo show, un tratto caratteristico della tournee, dove in ogni tappa viene valorizzata la città di turno. Grazie al selfie tour, pubblicato su Facebook e Twitter, Fiorello ha raccolto spunti preziosi tra vie, piazze e locali.
«Adoro Trieste – ha esordito Fiorello – ma voi siete strani, in senso positivo, bevete spritz a tutte le ore e ordinate il caffè in modo pazzesco. Mi è stato proposto un capo in B, mi sono trovato spiazzato e per rispondere a tono ho chiesto un’A in B, un’acqua in bicchiere». E poi gli incontri con i fans, durante la passeggiata documentata sui social. «Mi son sentito dire spesso “Ailo, te son sai cocolo”, pensavo mi paragonassero a un ammorbidente, poi ho capito».
Grande pubblicità, sempre in chiave ironica, dedicata al locale Pepi, dove si è fermato a mangiare. «Se un vegano muore e finisce all’inferno – ha scherzato – si ritrova da Pepi. Mi hanno riservato un’accoglienza tra carne di ogni tipo, ho mangiato di tutto. Poi ho visto una specie di formaggio grattugiato, l’ho sparso ovunque. Ma voi siete pazzi! Era kren, sono quasi morto».
Lo show è stato caratterizzato poi da performance canore e duetti virtuali, come quello con Mina e con Tony Renis, e da imitazioni in musica di Vasco, Antonello Venditti, Ramazzotti, Ligabue e Tiziano Ferro. E per far scatenare il pubblico ha intonato pure il brano “La mula de Parenzo”, cantata a gran voce da tutto il teatro.
L’ultima uscita sul palco, con tanto di maglia con la scritta “Grazie Trieste”, è tutta dedicata alla città. A partire da un omaggio canoro a Lelio Luttazzi, che passa anche per la canzone “El can di Trieste” e un grido verso il cielo «Ciao Lelio, sono nella tua città». A concludere lo show un video, che documenta il tour cittadino, intercalato dalla frase “no se pol”, pronunciata a più riprese da un simpatico anziano, con interviste e incontri insieme a tanti triestini.
A completare lo spettacolo l’accompagnamento dal vivo dalla band diretta dal maestro e tastierista Enrico Cremonesi e composta da Carmelo Isgrò al basso, Massimo Pacciani alla batteria, Antonello Coradduzza alle chitarre e il trio vocale "I Gemelli di Guidonia", Pacifico, Luigi e Eduardo Acciarino. Lo show è scritto con Francesco Bozzi, Claudio Fois, Piero Guerrera, Pierluigi Montebelli e Federico Taddia, per la regia di Giampiero Solari.
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