Fincantieri e Porto Vecchio, “no se pol” nel 2002
TRIESTE. Un'area che fino a pochi anni ha ospitato nientemeno che mucche ruminanti, con tanto di balle di fieno a occupare gli spazi di uno dei magazzini più antichi e prestigiosi. Stiamo parlando del Porto Vecchio, al centro dell'affollato incontro di ieri sera di Link. E non è l'unica vergogna che ha catalizzato l'attenzione del folto pubblico accorso a “Un mare di risorse”, per ascoltare il governatore Debora Serracchiani e l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono a discutere stimolati dalle domande e da spunti particolarmente pungenti dell'ex direttore del Piccolo Paolo Possamai. Per la serie “non tutti sanno che”, Bono ha rincarato la dose svelando che nel 2002 Fincantieri aveva anche tentato, senza successo, di stabilirsi in Porto Vecchio, «avendo avanzato la candidatura per posizionare gli uffici di Fincantieri in area». Uditorio incredulo nel conoscere l'ennesimo, scriteriato e questa volta inedito “no se pol”, che ha tenuto in scacco l'area inchiodandola all'immobilismo per decenni. Ora, forte dell'assenza di porti nel Mediterraneo adatti a megayacht, costretti all'approdo sulle coste francesi, il futuro di Fincantieri in Porto Vecchio guarda in questa direzione: la candidatura, chiarisce Bono, sarà per la concessione di uno spazio appositamente dedicato ad accogliere «megayacht, ai relativi servizi e a tutto ciò che serve per mantenerli».
Seicentoquattordicimilametri quadri, 87 edifici, un'area talmente estesa da rappresentare una nuova, mezza città: che forma potrà assumere e quale sarà il futuro dell'area rappresenta un interrogativo anche per Debora Serracchiani. «Si tratta di un'area così vasta che dovrebbe comprendere una multidisciplinarietà d'uso, collocandone realtà delle più diverse», ha detto la presidente, elencando quali potrebbero essere le priorità per valorizzare una città, come sottolineato da Possamai, «che ha perso di vista le sue radici e la sua proiezione naturale ma che oggi presenta qualche buon sintomo di ripresa»: «una parte della cultura del mare dovrebbe senza dubbio prendere casa lì», con un museo del mare in linea con le grandi città costiere, «come una parte del mondo della ricerca», una delle maggiori risorse cittadine. Ben vista dalla presidente la proposta di Fincantieri, come una Stazione marittima e centri per ospitare adeguatamente un turismo congressuale, senza dimenticare una ristrutturazione ad hoc e il posizionamento dell'Ursus «che è la nostra Torre Eiffel».
Federica Gregori
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