Al Rossetti di Trieste Ferrario è “Performante”: l’ossessione per i social sotto la lente del comico

Allo Stabile regionale l’unica tappa in regione dello show dell’attore tra i protagonisti di “Lol”

Sara del Sal
Edoardo Ferrario
Edoardo Ferrario

«Viviamo in un’epoca in cui l’unico lusso a cui possiamo ambire è il tempo perso». È questa la tesi che porta in giro per l’Italia Edoardo Ferrario con il suo “Performante”, lo spettacolo che sarà in scena questa sera, 13 gennaio, alle 21 al Rossetti per l’unica tappa in Friuli Venezia Giuila, organizzata da Vigna Pr e Fvg Music Live e «che parla proprio dell’ossessione che ciascuno di noi si trova a vivere per l’iper rappresentazione che ciascuno di noi fa di se stesso sui social -spiega il comico -. Io, lavorando da qualche anno in questo ambiente, conosco un po’ i meccanismi dell’esposizione pubblica, ma mi fa effetto pensare come ciascuno di noi debba rendersi un personaggio pubblico sui social anche quando non ha esperienza gestendo meccanismi in cui siamo tutti dentro. Mi fa effetto pensare che anche un fornaio o un parrucchiere si sentano obbligati a curare la propria immagine sui social dimostrandosi simpatici come se non bastasse per loro lavorare bene, ma che si sentano obbligati ad avere più like dei concorrenti».

Un’unica replica che porterà Ferrario a Trieste per la prima volta. «Sono molto curioso di vedere per la prima volta una città di cui tutti mi hanno parlato benissimo - ammette - e sono certo che mi saprà incuriosire al punto da convincermi a tornare non appena avrò del tempo libero per conoscerla ancora meglio».

Comico, attore, scrittore, conduttore e doppiatore, Ferrario è uno dei protagonisti dell’ultima edizione del “Gialappa’s Show”, nonché protagonista di “Lol 4- Chi Ride è fuori”.

Quali sono per lei tre caratteristiche che una persona che vuole fare il comico deve avere oggi?

L’autoironia perché è fondamentale parlare di sé stessi facendo immedesimare tutti condividendo le proprie debolezze, la seconda è l’attenzione al dettaglio, perché la comicità dipende molto da questo, e per ultimo non deve cercare di essere moralista, sento dei comici che sembra che ci vogliano insegnare a vivere e non credo che sia questa la finalità da perseguire.

C’è un comico o un artista che per lei è stato fonte di ispirazione?

Io sono sempre stato fan di Paolo Villaggio, lo trovo un comico gigantesco. Il suo lavoro mi ha sempre portato a scrivere in un certo modo, anteponendo la sua umanità.

Quando era un bambino cosa desiderava fare da grande?

Il comico. Sono fortunato perché sto facendo quello che ho sempre desiderato. Ricordo che guardavo i programmi di Serena Dandini e della Gialappa’s e mi sembrava incredibile che si potessero scrivere cose così tanto divertenti, mi ha sempre affascinato il meccanismo della risata perché è un po’ come un gioco di prestigio in cui le persone non rimangono meravigliate ma divertite.

Non c’è comico senza fede calcistica, lei ha una squadra del cuore o è l’eccezione?

Non faccio mai battute sulla mia fede calcistica, anche perché, appunto, è una fede.

Secondo lei, il futuro della comicità italiana è nella Stand up comedy?

Il futuro è adesso. La stand up rappresenta il nostro futuro: come forma espressiva si completa parlando alle persone. È emersa dal nulla, senza un aiuto dalla televisione. Noi facciamo i nostri monologhi salendo su un palco, non amo definirla in altro modo. La televisione non si è accorta della nuova onda che è arrivata da internet, grazie all’essenzialità dei monologhi comici che arrivavano dagli Stati Uniti, da noi c’era una comicità televisiva molto diversa.

Ultimamente la possiamo vedere su Sky nella serie “Hanno ucciso l’uomo ragno”, in cui interpreta il ruolo del produttore Pier Paolo Peroni. Come è stata quell’esperienza?

Era la prima volta che recitavo in un dramedy. Leggendo il copione ho iniziato a immaginarmi quest’uomo che non molti conoscono. Con mia grande sorpresa Peroni stesso mi ha scritto per rivelarmi che l’uomo che io ho portato sullo schermo assomiglia davvero al giovane che è stato.

Lei ha scritto un libro intitolato “Siete persone cattive - Storie comiche di mostri italiani” edito da Mondadori. Ha doppiato uno dei protagonisti del film d’animazione “Troppo cattivi” e per il Gialappa’s Show è stato protagonista della rubrica “Bad Talk”. È una semplice affinità tra titoli o c’è qualcosa che la ispira nella cattiveria?

La cattiveria può essere molto patetica: secondo me sono pochi i veri cattivi, la maggior parte sono dei deboli. —

Argomenti:spettacoli

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