Famiglie in bilico fra sacro e profano e la politica attacca la scuola libera

Da Vittorio Sgarbi a Vito Mancuso gli incontri del festival di Gorizia tra gli eventi più seguiti e discussi
Bumbaca Gorizia 24.05.2019 èStoria 023 Scuola educazione famiglia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 24.05.2019 èStoria 023 Scuola educazione famiglia © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Gorizia. Di famiglia in famiglia. Dai Borbone raccontati da Jean-Paul Bled, agli Asburgo visti da Jean des Cars. Dalle famiglie della protostoria illustrate da Paul Demoule («non vi è mai stata una sola forma di famiglia, ma c’è almeno una costante attraverso i millenni, quella della dominazione mascolina», ha ricordato), a quelle dei faraoni raccontate da Aude Gros de Beler. La penultima giornata del festival èStoria di Gorizia dedicata al tema delle Famiglie ha continuato a intrecciare e a far dialogare passato e presente in un miscuglio di voci e personaggi fra i più diversi, con punte di attualità polemica di rimbalzo fra un incontro e l’altro. Primo fra tutti l’affollatissimo show di Vittorio Sgarbi, chiamato a parlare della sacra famiglia nell’arte. Una lezione esemplare, la sua, partendo dall’analisi di opere dedicate alle Natività da Giotto a Mantegna a Leonardo, Piero Della Francesca e molti altri. Ma prima, com’è solito fare il critico, un ampio preambolo di oltre un’ora («mi piace iniziare fuori tema») in cui ha trovato spazio un accorato e sentito ricordo dell’architetto triestino Barbara Fornasir, scomparsa nei giorni scorsi.

«Per me - ha ricordato Sgarbi - Barbara Fornasir è stata più di un’amica, sapeva capire come pochi altri, soprattutto se architetti, il rapporto tra lo spazio e l’arte». Un ricordo («ci rimane la luce della sua intelligenza») che il critico ha legato alla scomparsa in queste ore di un altro personaggio della cultura molto caro a Sgarbi, lo scrittore Sergio Claudio Perroni, che si è suicidato all’età di 63 anni nei pressi dell’hotel San Domenico di Taormina. Mostrando al pubblico il quadro del suicidio di Cleopatra di Artemisia Gentileschi (1593-1654), «la prima femminista della storia», opera che Sgarbi aveva acquistato proprio da Perroni, il critico ha sottolineato come «la morte ha sempre qualcosa di vitale» nei suoi intrecci e nei suoi percorsi nei destini di chi rimane. Preambolo luttuoso che però non ha impedito a Sgarbi di proseguire con la sua verve affabulatoria, prima della vera e propria lezione di storia dell’arte sulle rappresentazioni della sacra famiglia, parlando della religione cristiana («che ha espresso la bellezza come nessun’altra religione al mondo»), del matrimonio («il cui unico obiettivo nel sacramento è la procreazione»), dei rapporti tra genitori e figli (citando Pasolini e il suo «dichiarato rapporto edipico» con la madre).

Perché la famiglia può essere una protezione e un rifugio, ma anche una gabbia. Come la scuola. Passando dall’arte alla più stringente attualità lo ha detto il teologo Vito Mancuso, nel corso dell’incontro riservato ai ragazzi delle scuole - e moderato da Massimo Cirri - intitolato appunto “Scuola, educazione e famiglia”. Parlando con Lydia Alessio-Vernì, direttrice dell’Aris, l’Agenzia regionale per il diritto agli studi superiori, e con lo scrittore e insegnante Christian Raimo, Mancuso ricordato come «siamo in un momento di grande transizione: per secoli l’individuo ha concepito se stesso in funzione della famiglia, della scuola e della società, in un sistema dove il sociale aveva il primato sull’individuo». «Ora - ha aggiunto Mancuso - il primato è la salute integrale dell’individuo, in un rapporto percentuale con il sociale di 55 su 45». Da qui discendono una serie di criticità che investono sia la scuola che la famiglia. E dire - è intervenuto Christian Raimo - che proprio la scuola dovrebbe essere, Costituzione italiana alla mano, «il luogo dove si impara a diventare cittadini, laboratorio politico e palestra di uguaglianza».

Raimo ha sottolineato come, al contrario, proprio la scuola così come viene ora percepita e concepita dalla politica stia alimentando «disuguaglianze e classismo culturale». Anzi, citando il caso della professoressa sospesa perché i suoi studenti avevano paragonato il Decreto Sicurezza approvato dal governo in carica alle leggi razziali del 1938, Raimo ha spiegato che proprio quel modello di scuola che educa alla libertà di pensiero e alla democrazia, «è in questo momento sotto attacco: la sospensione della professoressa è stato un vero atto di squadrismo». «Momento delicato», dunque, ha insistito Vito Mancuso, anche se «non basta la scuola come laboratorio politico, la scuola deve essere prima di tutto un laboratorio esistenziale». «Dobbiamo educarci ad essere più umani - ha aggiunto il teologo -, dobbiamo rieducarci al silenzio e al dialogo perché non siamo più capaci di attenzione, e se non si capiscono le cose diventiamo preda delle passioni e dei retori». E dire che nella scuola ci sono gli strumenti sia di aiuto ai singoli studenti che alle famiglie. Lo ha spiegato Lydia Alessio-Vernì, illustrando compiti e finalità dell’Agenzia regionale per il diritto agli studi superiori, la cui missione consiste nell'organizzare e gestire un sistema integrato di servizi ed interventi, in modo che tutti gli studenti possano superare le difficoltà materiali e raggiungere i gradi più alti degli studi. «Come previsto peraltro dall'articolo 34 della Costituzione della Repubblica Italiana», ha ricordato Vernì. —
 

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