Fabrizio Gatti: «Covid, la politica si è piegata alla dittatura»

Oggi, in piazza a Rigolato per Vicino/lontano Mont il giornalista dell’Espresso presenta il suo ultimo libro sulla diffusione della pandemia
Martina Delpiccolo

UDINE

«A noi scampati dalla malattia rimane però un obbligo: scoprire perché l’epidemia non è stata fermata». Non si è fermato Fabrizio Gatti nel risalire controcorrente la storia segreta della pandemia fino all’origine de “L’infinito errore” (La nave di Teseo), il suo ultimo libro, che sarà presentato per “vicino/lontano Mont” nella piazza di Rigolato, oggi, alle 18, in dialogo con Anna Dazzan. Il libro inchiesta è uno sconvolgente viaggio, dalle grotte gremite di pipistrelli agli ospedali sovraccarichi dei nostri cari, attraverso una scrittura minuziosa nella ricostruzione, ma anche accattivante nella veste narrativa che mantiene alta la tensione. Dalla prospettiva familiare di un ultimo tramonto di libertà a quella dei medici in prima linea, passando attraverso scienziati falsi, depistaggi, interessi politici, sempre alla ricerca della verità, sconcertante. L’autore è firma dell’Espresso e premio Terzani 2008 con “Bilal”.

Ricordando che la presentazione è aperta solo a chi è munito di Green pass andiamo subito all’attualità del libro. A che punto siamo?

«La richiesta del Green pass è coerente con la pericolosità della pandemia, da cui usciremo solo con i vaccini e il loro adeguamento periodico. Oggi dobbiamo mettere le basi della ripresa delle attività a settembre, a partire dalla scuola. Sbagliare ora significa passare un altro inverno con grosse difficoltà. Il vaccino non è solo una scelta a difesa della propria salute, ma anche un contributo per tornare a essere cittadini liberi. Le autorità sanitarie devono garantire i vaccini migliori, non facilmente aggirabili dal virus».

Quando e perché l’errore diventa “infinito”? C’è vaccino o almeno cura per esso?

«Il mondo ha dimostrato, pur avendo conoscenze scientifiche e autorevolezza politica per contenere la pandemia, di non volerle applicare. Il peso internazionale assunto dalla dittatura della Cina, a cui la scienza cinese è piegata, ha pesato sulle decisioni non prese. Nel percorso sciagurato, il governo italiano di allora non ha saputo dire no alle pressioni dittatoriali facendoci precipitare per primi in un disastro di cui siamo stati trampolino di lancio e togliendo ai cittadini il tempo per prepararsi. Quando la politica si piega agli interessi dittatoriali è sempre pericoloso».

Anche la scelta dei termini può indurre all’errore? Perché e con quali conseguenze il virus è stato chiamato Covid?

«Nel 2003 la pandemia provocata da un coronavirus del pipistrello era stata chiamata Sars. Nel 2020, per scelta politica della Cina e delle autorità ad essa sottomesse, l’epidemia è stata chiamata diversamente, depistando il mondo scientifico e la risposta sanitaria. I medici hanno ritenuto di trovarsi di fronte a qualcosa di sconosciuto, mentre c’era parentela con la Sars, parola che sparisce da tutti gli atti governativi successivi alla dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio 2020». —



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