Eva Cantarella «Ulisse eroe moderno rinuncia alla vendetta»

Domani alle 11 al Teatro Verdi la conferenza sulla giustizia chiude il ciclo Laterza sulle virtù cardinali. Ingresso gratuito

Il concetto di giustizia nella società occidentale nasce con il passaggio dal mondo della vendetta al mondo del diritto. Questo snodo fondamentale avviene nell’antica Grecia e ne sono testimoni i poemi omerici, pagine in cui si leggono in controluce le trasformazioni dei costumi e delle credenze degli uomini di quel lontano passato. Appunto la Giustizia sarà al centro della lezione che la professoressa Eva Cantarella terrà domani al Teatro Verdi alle 11, ultimo degli appuntamenti promossi dall’editore Laterza nel ciclo dedicato alle quattro virtù cardinali, che ha visto ospiti Remo Bodei, Giulio Giorello e Michela Marzano, con il sostegno della Fondazione CrTrieste e la collaborazione del Piccolo. La professoressa Cantarella sarà introdotta dalla giornalista Arianna Boria.

Storica dell’antichità, già docente di Istituzioni di diritto romano e Diritto greco alla Statale di Milano, autrice di molti libri sul mondo antico anche per non specialisti, vincitrice nel 2003 del Premio Bagutta con il libro “Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto”, Cantarella ha analizzato il testo di Omero per seguire il percorso – intricato e complesso – che porta la cultura della Grecia arcaica a maturare il concetto di libertà individuale e responsabilità morale.

Professoressa, come avviene che una società fondata sulla vendetta decida di affidarsi alla legge per risolvere le controversie?

«Vendicare i torti che si subivano era considerato un dovere sociale, chi non lo faceva perdeva il suo prestigio sociale. Presto però la vendetta lasciò il posto alla possibilità di compensare in altro modo, e se il risarcimento era accettato, veniva consegnato con una solenne cerimonia. Avendo avuto una pubblica soddisfazione per il torto subito, la parte lesa poteva rinunciare alla vendetta. È un passaggio cruciale, perché così nasce una nuova esigenza di giustizia».

Quali sono i passi di Omero dove si può riscontrare questo radicale mutamento di prospettiva?

«Per esempio in Ulisse, un eroe diverso dagli altri, complesso e per molti aspetti moderno. In lui permangono i tratti dell’eroe antico, subordinato al valore dell’onore, come quando punisce i Proci, però emerge un tratto differente perché, in certi casi, le sue decisioni manifestano sia l’autocontrollo sia la capacità di autodeterminarsi. Pensiamo ad esempio a quando risparmia la vita a chi è stato costretto a servire chi gli aveva invaso la casa».

Come mai è così speciale Ulisse?

«Vi è, in Ulisse, un sentimento nuovo legato al bisogno di compiere giustizia anziché mera vendetta. Questa assunzione di responsabilità, prefigurazione di un agire libero, è invece assente in Achille, uccisore seriale di nemici, guerriero spinto, sempre, dall’esigenza di difendere la sua qualità essenziale di eroe».

Ulisse può essere considerato giusto anche se abbandona Filottete ammalato sull’isola di Lemno?

«Nel mondo omerico non esiste un concetto di giustizia paragonabile al nostro, ma è altrettanto vero che ci troviamo in un momento di transizione. Addirittura anche Zeus alcune volte può essere giusto».

Nel mondo antico esiste il sentimento di pietas, incarnato da Enea, ma un eroe definito con l’epiteto di giusto non c’è.

«Ma anche Enea può essere considerato giusto. Achille, come detto, non è giusto, ma si può dire che tutti gli eroi omerici non sono giusti. Tranne uno, Ulisse appunto».

Nel suo viaggio di ritorno Ulisse affronta i pericoli del mare, fa naufragio e trova l’ospitalità dei Feaci. Il pensiero va a quanto accade in questi giorni nel Mediterraneo. Quanto era diffusa la solidarietà nell’antichità?

«Non parlerei di solidarietà tra le gente, nei documenti antichi non c’è traccia di questo concetto, ma certamente chi andava per mare sapeva di trovare aiuto in caso di necessità. Ma non dimentichiamoci che sul Mediterraneo si affacciavano grandi potenze in lotta tra loro; il mare è stato teatro di enormi conflitti enormi e di battaglie sanguinose, pensiamo solo a Roma e Cartagine».

Tornando al concetto di giustizia, Socrate diceva che la giustizia si dava quando ciascuna categoria di cittadini seguiva il proprio compito.

«Sì, ma dire che il compito dei cittadini è fare quello che sanno fare è un po’ diverso dal concetto di giustizia».

Qual è la differenza tra legge e giustizia?

«La giustizia è un’idea, la legge è la fonte del diritto e un insieme di regole. Il diritto rispetta il principio che i rapporti tra le persone devono essere giusti».

È possibile pensare alla giustizia come a un criterio universale indirizzato al miglioramento delle condizioni di vita umane?

«Sicuramente. La giustizia dovrebbe fare sì che nessuno possa danneggiare gli altri».

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