Eliana Liotta: «La felicità è una scelta, sta nel coraggio di andare sempre avanti»

l’intervista
Un tempo era appannaggio di poeti e filosofi, oggi è la terra promessa da guru in stile New Age, wellness coach e psicologi positivi, ciascuno pronto a dispensare la propria ricetta per accalappiarla e non farsela più sfuggire. Ma la felicità è un tema sfaccettato, che non può essere ridotto alla pretesa irrealistica di azzerare ogni pensiero doloroso né a un bugiardino con istruzioni per l’uso valide per tutti. Negli ultimi anni è diventata anche materia di analisi di laboratorio e indagini sulla popolazione: grazie a tecniche come la risonanza magnetica funzionale, molto utilizzata in neuroscienze, ma anche ai progressi nei diversi rami delle scienze mediche e della vita, questo stato d’animo così sfuggente e impalpabile è diventato argomento di dissertazione scientifica. È questo l’approccio scelto da Eliana Liotta, giornalista, scrittrice e divulgatrice scientifica, nel suo ultimo libro, “Prove di felicità” (La nave di Teseo 2019, pagg. 283, euro 18), scritto in collaborazione con medici e ricercatori dell’Università e Ospedale San Raffaele di Milano. Il saggio, che sarà presentato oggi alle 18 alla libreria Lovat dall’autrice in dialogo con Simona Regina, raccoglie tutta una serie di evidenze e riscontri multidisciplinari sul tema e fornisce 25 idee riconosciute dalla scienza per cercare di assaporare la vita e stare meglio. Partendo da un presupposto: la felicità, ingrediente essenziale per il corpo e per la mente, è nel nostro sguardo. «Aristotele parla di eudaimonia, felicità come costruzione, come meta di un percorso che si sceglie di intraprendere – spiega l’autrice –. Lo conferma anche l’esperienza popolare quando parla di “vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno”: si può nascere ottimisti ma lo si può anche diventare. Non siamo schiavi del nostro destino, perché al Dna, che è il genoma ereditato, si affianca l’epigenoma, che dà conto di come i nostri stili di vita e l’ambiente modifichino l’espressione del Dna. Il nostro cervello è plastico, ci sono studi che dimostrano come in 66 giorni possiamo cambiare le nostre abitudini, inclusi alcuni vezzi mentali». Si può insomma scegliere di essere felici e più saremo in grado di esplicitare questo stato di benessere, verbalmente e attraverso la gestualità, più lo vivremo intensamente: «Una serie di studi dimostra che le nostre emozioni sono rinforzate e guidate dalle loro rivelazioni corporee – sottolinea Liotta –. Si dice “cuor contento il ciel l’aiuta” perché un sorriso rende più felice il cervello ed è contagioso: chi ci sta a fianco sarà portato a sorridere a sua volta. È l’effetto dei neuroni specchio, quel gruppo di cellule nervose, chiave dell’empatia, che si accendono alla vista di un’azione, spingendoci a copiarla». Anche la chimica ha un peso importante, perché il nostro umore è come un palazzo i cui mattoni in larga misura provengono dall’alimentazione: Liotta identifica una serie di cibi della dieta mediterranea, gli happy food, che ci forniscono la materia prima per il buonumore. E se non bastasse il riscontro datoci dal nostro corpo e dalla nostra mente anche la scienza conferma come alcune abitudini e atteggiamenti aiutino la felicità. Il rapporto e il contatto con gli altri esseri umani, ma anche con i nostri cani e gatti, è essenziale, perché l’uomo è un animale sociale. La ricetta estiva triestina a base di mare e sole è un toccasana per l’umore, così come la passione per le arti e per la musica, il volontariato, il movimento. Senza nascondersi che la felicità non può essere una condizione permanente, perché l’esistenza ci riempie e ci svuota: «La felicità - dice Liotta - non ha la baldanza di una linea retta. È una corrente alternata, somiglia al corso del Timavo, il fiume che compare e scompare nelle viscere dalla terra. S’interrompe con i lutti, le tragedie, il dolore, ma ciò non significa che la vita non possa tornare a sorriderci: la felicità sta nel coraggio di andare avanti». —
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