Ecco perché l’Italia perse la sua prima portaerei
In “Storie di navi e naviganti” Ernesto Pellegrini racconta fatti noti e ignoti di tutti i mari

Se nel corso della Seconda guerra mondiale la Marina militare italiana non riuscì a dotarsi di una portaerei, fu anche per la mancata collaborazione fra Marina e Aeronautica: a fronte di progetti già avviati da tempo «il buon esito dello studio veniva quindi a dipendere dalla disponibilità dell’Aeronautica a collaborare con la Marina, ma data la continua latente tensione tra le due forze armate era difficile che ciò potesse accadere». Sin dall’inizio della guerra fu chiaro che le portaerei erano tutt’altro che inutili nel Mediterraneo, secondo una tesi diffusa fra gli alti comandi, e solo nel 1943 si mise mano alla trasformazione del piroscafo Roma in nave portaerei, ribattezzata Aquila. Ma non ci fu il tempo. Nel settembre del 1943 «lo stato di approntamento dell’Aquila era il seguente: scafo 99%, apparato motore 98%, allestimento 70%. Lo scafo, nel porto di Genova, venne in seguito sequestrato dai tedeschi, e alla fine, nell’aprile del 1945, la nave venne affondata dagli assaltatori subacquei della stessa Marina italiana, e quindi demolita nel 1952.
La curiosa storia del perché l’Italia perse la sua prima portaerei ancora prima di finirla la racconta
E
rnesto Pellegrini
in
“Storia di navi e naviganti” (Oltre Edizioni, pagg. 120, euro 14,00)
, raccolta di storie, aneddoti, “fatti noti, ignoti e segreti della storia sui mari”, come spiega il sottotitolo.
Quanto guadagnarono le repubbliche marinare italiane dalle crociate? Colombo, nel suo viaggio verso le Americhe, seguiva una rotta precisa, indicatagli da una carta? Durante la Triplice Alleanza che per trentacinque anni ha legato l’Italia alla Germania e all'Austria-Ungheria, qual’era il compito delle loro flotte riunite? Il libro raccoglie queste e altre ricerche curiose e straordinarie tratte da archivi e documenti, alcuni segreti, della storia dei mari, spaziando dall’Alto medioevo alla Seconda Guerra mondiale. La Marina imperiale germanica, la battaglia dello Jutland e la trappola di Scapa Flow, un ritratto inedito di Horace Nelson, i presunti viaggi dei pisani in India, fino alla battaglia di Tarawa del 1943, che vide contrapposte le forze della Marina imperiale giapponese a quelle dei marines americani, che conquistarono l’isola dopo feroci combattimenti dovuti all’approssimativa organizzazione degli attacchi anfibi: Pellegrini si diverte a spigolare fra la Storia e le storie dei mari, mantenendo però un passo preciso e rigoroso nell’esposizione, per quel rispetto che si deve al mare quando si parla di ciò che l’uomo vi combinato, nel tempo, sopra e sotto.
(p.spi.)
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