È stata Lucy, ormai nuda a girare nel Pleistocene con addosso la pelliccia

di CLAUDIO TUNIZ
I nostri antenati, come la maggior parte dei mammiferi, erano probabilmente ricoperti di uno spesso strato di peli: quando e perché li abbiamo persi? E quando abbiamo incominciato a vestirci? Domande difficili perché purtroppo i peli non si conservano nel registro geologico e nemmeno i vestiti. Fra tutte le specie di scimmie antropomorfe esistenti — gibboni, oranghi, gorilla, scimpanzé, bonobi e Homo sapiens — noi siamo l'unica priva di un evidente manto peloso. Considerando i nostri antenati, la perdita del pelo probabilmente non riguardò gli ardipitechi, e le altre scimmie bipedi, che dai 6 ai 4 milioni di anni fa vivevano ancora in habitat forestali. Ma forse iniziò proprio con le australopitecine. La ragione per cui abbiamo ridotto sia il numero che lo spessore dei nostri peli è molto controversa. Il fatto che sia avvenuta insieme alla moltiplicazione delle nostre ghiandole sudoripare sembrerebbe suggerire la necessità di adattarsi ad un clima più caldo e secco. Ma anche una vita più vicina alle risorse acquatiche li avrebbe resi abbastanza superflui, se associata alla formazione di uno strato di grasso capace di renderci in parte impermeabili, come in effetti è accaduto. E meno peli potevano favorire la riduzione dei parassiti.
In effetti un nostro parassita - il pidocchio - può rivelarsi utile proprio per capire l'evoluzione della nostro manto peloso e l'introduzione dei vestiti. I pidocchi sono molto specializzati nella scelta del loro habitat. Ogni scimmia ha una sola specie di pidocchio, ma gli umani ne hanno tre, una per i capelli, una per le parti intime e una per i vestiti. Questo fatto si rivela utilissimo, ai nostri fini. Analizzando i diversi Dna dei parassiti scopriamo che l’antenato comune del pidocchio dello scimpanzé e di quello dei capelli umani risale a sei milioni di anni fa, confermando la data di separazione della nostra linea evolutiva. Da allora, ominidi e scimpanzé si sono evoluti assieme ai rispettivi pidocchi. Gli ominidi hanno però acquisito, a un certo punto, una seconda specie di pidocchi, quelli del pube (volgarmente chiamati piattole), che si sono evoluti a partire da quelli presenti nei gorilla, 3-4 milioni di anni fa. Sorvolando sull’imbarazzante quesito su come ciò sia potuto accadere, questo fatto suggerisce che la riduzione dei peli corporei dell’uomo debba essere iniziata in quel periodo. Per consentire l’evoluzione di due specie diverse di parassiti, i loro habitat piliferi, sul capo e sul pube, dovevano essere separati. Ciò significa che Lucy era già probabilmente “nuda”, o quasi.
Ma quando abbiamo cominciato a rivestirci? Esiste un terzo pidocchio del corpo, per gli umani, che vive nei suoi vestiti (dove deposita le uova). Da lì si sposta sulla pelle più volte al giorno per nutrirsi. Recenti analisi di tipo genetico, basate sulle mutazioni del Dna mitocondriale, ci dicono che il pidocchio dei nostri vestiti si è separato dal pidocchio del capo fra 83.000 e 170.000 anni fa. Questo significa che la nostra vestizione è iniziata in Africa (dove ci eravamo evoluti 200.. 000 anni fa) ben prima dell'uscita da quel continente, avvenuta circa 70.000 anni fa. Ma il perché resta un mistero, visto che gli africani, come d'altra parte ancor oggi gli aborigeni australiani, potevano dormire tranquillamente nudi, nelle notti più fresche, scaldati dai fuochi disposti intorno ai loro giacigli. E d'altra parte non sappiamo se e come si vestivano gli altri umani arcaici, ora estinti, in Eurasia, durante i periodi glaciali. Si potrebbe ipotizzare che, così come il colore della pelle si sia andato selezionando, attraverso l'evoluzione, a seconda dell'esposizione solare, anche il manto peloso abbia potuto diradarsi o infittirsi a seconda della temperatura e del grado di umidità ambientale. Ad ogni modo, nell'emigrare dall'Africa, i sapiens portarono con sé, insieme ai loro parassiti, l' innovazione dell'abbigliamento. E questo si sarebbe rivelato molto utile per affrontare le steppe gelide dell'Eurasia. Si poterono usare pellicce di vari animali, fra cui gli orsi estinti delle caverne. Nella Grotta Pocala, vicino Trieste, sono stati rinvenuti i resti fossili di decine di orsi insieme a strumenti di selce: si trattava forse di una pellicceria del Pleistocene? Alcuni ricercatori americani sono riusciti a dimostrare che i sapiens di 40.000 anni fa, sia europei che cinesi, avevano già inventato le scarpe. Lo si deduce dall'analisi dell'osso dell'alluce, che diventa più debole con l'uso regolare di calzature. Le ossa dei piedi dei Neanderthal suggeriscono invece che, incredibilmente, il nostro cugino sia passato attraverso tutte quelle ere glaciali a piedi nudi. In tempi recenti abbiamo scoperto altri dettagli, fra cui il colore dei peli degli ominidi. Il sequenziamento del Dna dei Neanderthal ha permesso di verificare che essi possedevano una variante del gene MC1R (che codifica una proteina per la produzione di melanina) che induce l'insorgere di peli e capelli rossi, oltre che una pelle chiara e lentigginosa. Vista la lunga sopravvivenza attraverso le ere glaciali, i Neanderthal avevano sicuramente elaborato tecniche per produrre vestiti di pelle. Abbiamo già detto di come essi avessero inventato degli strumenti d'osso – scoperti recentemente in Francia – per rendere impermeabili le pelli di animali, tecnica che forse abbiamo copiato da loro. Adesso abbiamo le prove che i nostri antenati diretti europei, i Cro-Magnon, risalenti a 35-45 mila anni fa, producevano spille, aghi e altri strumenti per confezionare capi di abbigliamento sempre più elaborati. Evidentemente non se la sentivano di andare in giro scalzi e mal vestiti per le steppe euroasiatiche. Naturalmente avevano il fuoco, ma certo non bastava in periodi in cui la temperatura globale era di 8 gradi più bassa di quella attuale, e i ghiacciai arrivavano fino alla pianura padana. In effetti sembra che i primissimi sapiens europei apparvero proprio in Italia, circa 45.000 anni fa, come confermato dai denti trovati nella grotta di Cavallo in Puglia. Ma se le innovazioni dei sapiens italici nel tessile-abbigliamento, e nelle calzature, iniziarono allora, possiamo ben dire che la nostra leadership nel settore vanti una tradizione millenaria! Ed è difficile pensare che gli ultimi Neanderthal italiani, che vivevano nello stesso periodo nella grotta di Fumane, presso Verona, dipingendosi il corpo e adornandosi con piume di uccelli, non siano rimasti colpiti, alla vista delle nostre scarpe.
(6 - Continua, la altre puntate sono state pubblicate il 16, 22, 29 maggio l'8 e 12 giugno)
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