È ora di far la festa alla Befana che in Carnia è un’acrobata

L’Epifania porta in regione antichi riti e celebrazioni: dal «pignarûl grant” di Tarcento alla discesa spericolata della vecchina dai quarantasei metri del campanile di Cella
Di Cristina Favento

Ultima protagonista del festoso periodo natalizio, l'Epifania porta in regione antichi riti e celebrazioni. Si va da spettacolari pire di origine celtica a rievocazioni storiche di tradizione medievale.

Elemento fortemente caratterizzante è il fuoco, utilizzato soprattutto con fini propiziatori. Come nel caso dei tipici “pignarûi” friulani, spettacolari falò, detti anche “panevìn”, “foghere” o “magia”, accesi in molti borghi per scacciare i brutti ricordi dell’anno appena finito e trarre auspici sui mesi futuri.

Fra i più suggestivi c'è il “Pignarûl Grant” di Tarcento, che arde su un’altura tra le rovine del Cjastelàt (Castello), alle spalle di Udine. All’imbrunire del 5 gennaio un corteo di centinaia di figuranti in costume medievale percorre le strade del paese fino ai piedi del Colle di Coia, dove il vecchio venerando, metà druido e metà sacerdote, accende il rogo. Segue uno spettacolo pirotecnico mentre altri e più piccoli falò brillano nelle frazioni vicine creando coreografie luminose. A concludere la festa i rappresentanti delle borgate (pignarûlars), muniti di fiaccola, partecipano alla spettacolare Corsa dei carri infuocati per conquistare il Palio.?

Durante i due giorni di festeggiamenti sono previsti anche spettacoli musicali e intrattenimenti a cura di gruppi musicali e sbandieratori, chioschi enogastronomici, un mercatino degli hobbisti, il mercato del contadino e una mostra a palazzo Frangipane.

Fuochi epifanici illuminano inoltre le notti di Cassacco (il falò più alto della regione), Buttrio, Andreis, Arta Terme, Arba, Tricesimo e Latisana, dove sono previste animazioni con giocolieri e sputafuoco, dolci caratteristici e cioccolata calda. A Fagagna il pignarul viene acceso in collina dopo che una romantica fiaccolata ha attraversato il borgo del castello. A Roveredo in Piano il tradizionale Falò dell’Epifania si tiene dopo il Processo alla Vecja mentre a San Giovanni di Livenza il paese si raccoglie attorno al calore del fuoco per un momento di folklore con vecchi canti popolari e racconti di un passato che fu. Suggestiva è, infine, la Foghera di Pertegada, allestita su una piattaforma in mezzo al fiume Tagliamento e accesa dal fuoco delle canoe.

A Forni di Sopra la sera del 5 gennaio la “Befana cul Firâl” scende dal Campanile della Chiesa Parrocchiale di Cella, il più alto della Carnia con i suoi 46 metri, munita di scopa, gerla di doni e firâl, un antico lampioncino. I volontari del Soccorso Alpino intrattengono il pubblico con ardite discese in corda doppia lungo le pareti del campanile. Sempre in Carnia, i giovani di Comeglians e Pesariis si dedicano alla tradizione epifanica de “Las Cidules”: dalla cima di alture, accompagnate da frasi beneauguranti legate soprattutto all’amore, vengono lanciate delle rotelle di legno infuocate che illuminano la nottata con imprevedibili traiettorie. ?

A Gemona, nel romanico-gotico Duomo di Santa Maria Assunta, il 6 gennaio si svolge invece la messa dedicata all’Epifania del Tallero, anch'essa di origine medievale e ricca di immutati gesti rituali. Da secoli, la Magnifica Comunità di Gemona consegna l'antica moneta nelle mani del Capitano del Popolo, il corteo storicamente abbigliato di nobili e guardie precede e segue la celebrazione, mentre l’animazione e l’esibizione di musici nelle suggestive vie del centro storico sono motivo di curiosità e interesse, in particolare per gli appassionati del periodo medievale.

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