È Nicoletta Costa la maga dei disegni che regalano sogni

Una doppia esposizione a Muggia ripercorre tutti i personaggi dell’artista triestina
Di Marianna Accerboni

di MARIANNA ACCERBONI

Sognare con stile, lasciando che la fantasia si liberi, danzando di bambino in bambino e coinvolgendo, con colori meno vivaci, anche gli adulti e, tra questi, l'autrice stessa, per cui i personaggi e i disegni erano inizialmente nati negli anni '70. È questo il mondo magico e simbolico ma sottilmente didattico di Nicoletta Costa, illustratrice triestina di fama internazionale, apprezzata anche dall'editoria giapponese, statunitense, russa, brasiliana oltre che naturalmente italiana.

I suoi personaggi più amati come l'insicuro Giulio Coniglio con l'amica lumaca e tra gli altri dolci sodali - l'oca Caterina e la renna Renata, il topo Tommaso, l'istrice Ignazio, l'alce Alfredo, il pinguino e la balena Bernarda - oppure la delicata Nuvola Olga, la strega Teodora, l'Albero vanitoso, l'Albero Giovanni, l'Aquilone, la Luna, i Girasoli e le storie del Mago di Oz attendono da domani alle 18 a Muggia alla sala Negrisin. Ma poi li si potrà incontrare (fino al 29 gennaio) anche tra le bianche pareti del Museo d'Arte moderna Ugo Carà. Realizzati attraverso una gamma cromatica in versione più spenta e con un maggior numero d'illustrazioni per l'editore Gakken di Tokio, con più testo e colori più vivaci per gli italiani Panini di Modena (che pubblica Giulio Coniglio), Emme edizioni di Trieste per la Nuvola Olga, che tra l'altro contraddistingue tutta la linea-puericultura della Coop; o ancora negli anni, per Mondadori, Fabbri, Gallucci, Chiandetti. Senza contare che verso il 2000 Quipos, agente di Altan, Quino e Mordillo, le ha chiesto di entrare nel suo team.

Storie, quelle della Costa, intessute, attraverso il sorriso, di umanità, reciprocità e solidarietà: come quando, per non lasciare sola la balena Bernarda, Giulio Coniglio organizza un picnic stendendo la tovaglia sul suo enorme dorso...un messaggio d'amore di cui i bambini hanno grande bisogno e che raccolgono immediatamente, tanto che per festeggiare i 10 anni del giornalino mensile dedicato a Giulio Coniglio affluirono a Trieste pullman di piccoli fan, che confessarono di addormentarsi con i suoi libretti in mano perché «così si fanno bei sogni».

Una libertà totale connota l'arte di Nicoletta, la cui creatività inesauribile, vivace ma misurata, affascina dagli anni '80 generazioni di bimbi, soprattutto fra i tre e i sei anni, ma anche più avanti. Come il piccolo di otto anni che, arrivato dal Friuli nello studio triestino dell'illustratrice, continuava a cercare un Giulio Coniglio in carne ed ossa, che ovviamente non si trovava…

Ma i bambini di oggi, rispetto a quelli di anni fa, che emozione danno all'autrice? Si può passare dal massimo al minimo, dipende da come sono stati allevati. «Quelli di oggi sono tutti principini - dice la Costa - sono un po' più complicati, fragili e indisciplinati, ma non è colpa loro: sono un po' sofferenti, forse con qualche problema di dislessia in più, perché, anche se non li usano, sono circondati dai cellulari, computer e social network dei genitori. Quando arrivi nelle scuole vogliono parlare ed essere ascoltati tutti insieme, vogliono tutto subito, forse non vengono ascoltati nel modo giusto. È il cosiddetto "nativo digitale", eccezioni a parte naturalmente, perché ci sono anche i bambini che leggono, se hanno la fortuna di genitori e insegnanti che leggono, ma credo che con l'andar del tempo sarà più difficile trovare questi bambini lettori».

Al computer però, per risparmiare tempo, poco meno di dieci anni fa, si è dovuta adattare anche lei, passando dalle tavole fatte a mano a quelle disegnate a mano ma poi scannerizzate e colorate, invece che ad acrilico, a computer, ottenendo in stampa un effetto di campitura piatta e piena anche migliore. Una scelta che favorisce pure gli editori, che non vogliono più aver a che fare con gli originali, i quali tornavano spesso indietro con le indicazioni del tipografo a matita, rovinati per sempre.

Tra i significati reconditi sostanziali che ci raccontano di affetti e positività e un segno grafico ineccepibile, che incornicia cromatismi rasserenanti e vanno diritti al cuore dei piccoli lettori, la favola bella ideata da un architetto per così dire "mancato" coma la Costa (con un certo dispiacere iniziale del padre Giacomo, che in quella professione si era affermato) continua ad affascinare.

Ed è scivolata anche nella terza dimensione con la creazione, tra la fine degli anni '90 e il 2000, di oggetti colorati, ora esposti alla Sala Negrisin e realizzati «quando avevo ancora un falegname che li ritagliava» con i personaggi dei libri o i mici, che lei ama molto, tanto da aver ideato anche un libro-gatto (a forma di felino).

Alla Sala Negrisin - mentre al Carà è documentata l'evoluzione del suo linguaggio come illustratrice dagli anni '70 a oggi - si vedranno anche sei tavole del Mago di Oz, rifatte perchè quelle originali degli anni '80 erano sparite, e una novità: l'alfabeto inedito, ogni lettera disegnata su un pannello di forex, e un grande pannello con i numeri. Con queste lettere si possono fare dei laboratori perché «l'alfabeto è in realtà un elemento astratto - dice l’artista - e ogni lettera può diventare una storia che il bambino può ricostruire da solo».

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