E l’Urss creò Togliattigrad per fare macchine Fiat

TRIESTE. In mezzo alla Russia, esiste una città di un milione di abitanti che si chiama Togliatti, proprio come lo storico leader del Pci. E non è affatto un caso: alla fine degli anni '60, la Fiat...

TRIESTE. In mezzo alla Russia, esiste una città di un milione di abitanti che si chiama Togliatti, proprio come lo storico leader del Pci. E non è affatto un caso: alla fine degli anni '60, la Fiat si accordò con l'Unione Sovietica per la costruzione di una grande fabbrica di automobili, la AutoVaz. Dal nulla, in soli 36 mesi, nacquero la fabbrica e la cittadina di Togliatti, nome voluto dai sovietici. A raccontare la storia di quell'incontro fra culture che ancora parevano lontanissime è il documentario "Togliatti(grad)" di Federico Schiavi e Gian Piero Palombini, al Trieste Film Festival lunedì (alle 22.15 al Teatro Miela).

Il film nasce da un lavoro di ricerca durato tre anni ma, racconta Federico Schiavi, la chiave che ha aperto tutti i contatti russi viene proprio da Trieste: «Ero in città e su "Il Piccolo" ho letto di una polemica nata durante il matrimonio fra una russa e un triestino di origine slovena. Di lei c'era scritto che era nata a Togliatti. L'ho cercata su Facebook e ho scoperto che era la figlia del capo degli interpreti di Togliattigrad, il quale, poi, mi ha messo in contatto con tutti gli altri».

L'Italia industriale che vediamo nel film era un paese proiettato verso il futuro, che «fa un po' impressione a confronto con la deindustrializzazione che viviamo oggi. Volevamo raccontare due sistemi, quello italiano e quello sovietico, che in quella fase sembravano lanciati verso ulteriori sviluppi. In realtà era il canto del cigno di entrambi: per l'Italia sarebbe arrivato l'autunno caldo del 1969, l'Urss sarebbe andata verso la dissoluzione».

Oggi, a Togliatti, quella fabbrica di auto esiste ancora: «Tutti ci hanno accolti benissimo - dice Schiavi -. La stessa cosa non è avvenuta alla Fiat: non abbiamo neanche potuto entrare a Mirafiori. Tutta la vecchia guardia dei dirigenti Fiat è entusiasta del film, ma quella attuale frena. Il ricordo di quello che la Fiat è stata comporta amarezze, perché quella Torino orgogliosa "città-fabbrica" non esiste più».

Elisa Grando

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