E Joyce finisce in mutande: al Sartorio i “perfidi” Pupkin

Lunedì la compagnia triestina mette in piazza vizi, genio e sregolatezza dello scrittore. E come sfizioso tocco di classe una frase con la vera voce dell’irlandese
Pupkin Kabarett
Pupkin Kabarett

“Un uomo di genio non commette sbagli. I suoi errori sono volontari e sono i portali della scoperta”. A metterlo nero su bianco, James Joyce, uno dei maggiori scrittori del ’900, fine quanto eccentrico intellettuale che di sé aveva un’altissima opinione. Il sempre verde “genio e sregolatezza” trovava infatti nell’irrequieto romanziere irlandese una corrispondenza più che congeniale, come mise bene in evidenza il giornalista Alessandro Francini Bruni, suo inseparabile compagno di scorribande durante gli anni triestini, tra il 1904 e il 1920, quando ambedue insegnavano alla Berlioz School.

Durante una conferenza tenuta in città a pochi giorni dalla pubblicazione di “Ulisse”, Francini Bruni ne mise in piazza con una certa perfidia vizi, miserie e sregolatezze: dalla frequentazione dei bordelli di bassa lega, di cui era assiduo habitué, a quella delle osterie, fino a una certa sciatteria alle volte un po’ barbona, nel presentarsi alla rigida società borghese dei primi del Novecento. Commenti al vetriolo raccolti in un piccolo libricino - oggi pubblicato dalla casa editrice Ibiscos Risolo, grazie alla copia originale del collezionista Erik Holmes Schneider - dal titolo “Joyce intimo spogliato in piazza”, con sottotitolo “Un’indiavolata caricatura dello scrittore irlandese”.

Ritorna domani sera alle 21 al Museo Sartorio (dopo il successo riscosso lo scorso mese al “Bloomsday”) il reading musicale “Joyce rispogliato in piazza”, scritto dall’attore Stefano Dongetti in collaborazione con Renzo S. Crivelli, liberamente tratto dal testo di Francini Bruni, e interpretato con vis surreale dal Pupkin Kabarett. A mettere in déshabillé uno dei più grandi geni letterari del ’900, Stefano Dongetti, Alessandro Mizzi e Laura Bussani, cui è affidato il doppio ruolo di testimone della conferenza e conoscente dell’autore di “Ulisse”, nonché quello di Joyce stesso. La colonna sonora del reading inserito nel cartellone della rassegna “Trieste Estate” è affidata a Riccardo Morpurgo e Franco Trisciuzzi, su base musicale molto contemporanea firmata da Nazareno Bassi. Sfizioso e inedito tocco di classe d’apertura, una frase completa dalla vera voce di Joyce, trovata e campionata ad hoc per lo spettacolo del Pupkin.

«La rilettura, e l’intenzione era proprio questa, offre un’immagine poco convenzionale e poco conosciuta della personalità joyciana. In sintonia con il testo di Francini Bruni, ma con un approfondimento del profilo caratteriale, imprevedibile e per nulla incline a seguire le rigide regole dettate dalla società del tempo», anticipa Dongetti. Dopo “La coscienza di Zeno spiegata al popolo”, con il focus quindi su Svevo, contemporaneo e amico di Joyce, il Pupkin Kabarett ha messo dunque “in mutande” lo scrittore dublinese, portandone in superficie un’immagine quasi pop. «Certo è una grande sfida scrivere, produrre e portare in scena un’icona mondiale della letteratura come Joyce, sia per la statura culturale del personaggio sia per la complessità del profilo umano e caratteriale», commenta Alessandro Mizzi. «È piaciuto al pubblico e, cosa non da poco, ha avuto il consenso degli esperti in materia, quindi, direi che siamo soddisfatti, tanto è vero – aggiunge l’attore - che pensiamo di ampliarlo e approfondirne i temi». Ingresso libero.

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