E in gara c’è l’altro Baglioni

Grammatica e canzoni per l’omonimo che piace alla Crusca

DALL’INVIATA A SANREMO. Matematica e recitazione, didattica e arte, grammatica e canzoni. Lorenzo Baglioni, un cognome ingombrante in questo festival («Non siamo parenti con Claudio ma in passato ho detto che ero suo nipote per rimorchiare le ragazze»), si ritrova spesso a seguire strade parallele. E, pur sapendo che due rette parallele non dovrebbero incrociarsi, lui si diverte a farlo. Come nella canzone che porta a Sanremo “Il congiuntivo”, inno alla salvaguardia della consecutio temporum. Di Grosseto, 31 anni, ex professore di matematica, Baglioni gareggia tra le Nuove proposte e il suo video, online già da un paio di mesi, ha raggiunto i sei milioni di visualizzazioni. Per il tema trattato, insolito, ha ricevuto anche il plauso via Twitter dell’Accademia della Crusca e un invito a parlare all’Università di Firenze di “Grammatica delle canzoni”.

In uscita ha un disco, “Bella prof!”, 12 testi tra l’altro, sulla perifrastica passiva e sull’apostrofo («Sogno di far ballare tutte le discoteche sul problema dell’apostrofo», dice). Un filone di “canzoni didattiche”, insomma. Una missione? «La cosa bella è che non so tutto, devo andare a studiare – sorride –. La mia è una provocazione, il messaggio che voglio mandare è che si può fare didattica in modo diverso; i professori possono provare un modo differente per veicolare un insegnamento».

Niente nasce per caso. Già nel 2014 aveva scritto con il fratello Michele Baglioni uno spettatolo teatrale dal nome “La Grammatica della Fantasia” ispirato a Gianni Rodari. («Amo quel testo e quello che dice, la fantasia si può schematizzare insieme a delle regole, non è solo un lampo che abbaglia»). Sempre con il fratello aveva messo in musica il Teorema di Ruffini. Poi nel 2015 aveva modificato il testo della canzone di Enzo Jannacci “Vengo anch’io, no tu no” ponendo l’accento sul problema delle barriere architettoniche. Lo aveva fatto a supporto dell’associazione onlus “Vorrei prendere il treno, dell’amico Iacopo Melio”. «È stato lì – racconta – che ho capito che si possono raccontare cose anche non piacevoli o noiose nel caso della grammatica con il sorriso sulle labbra». (c.l.)

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