Dori e quell’amore da tenere vivo

«Ogni giorno, qualcuno mi riconosce e mi chiede di lui. Di come era nel privato, o di quello che avrebbe ancora scritto, se solo avesse avuto tempo»: e ogni volta Dori Ghezzi si sente spezzata tra voglia di raccontare tutto, “moltiplicare Fabrizio”, e desiderio di proteggere il privato. Prova anche a immaginarlo nel presente, De André: «Credo che Fabrizio avrebbe malsopportato i roghi mediatici fatti d’insulti e di minacce: avrebbe rifiutato le derive social di demonizzazione di un ipotetico nemico che può essere squartato nell’effigie protetta dei centoquaranta caratteri (o duecentottanta, poco importa)».
“Principe Libero”, film tv dedicato a De André andato in onda a febbraio su Rai 1, aveva diviso il pubblico tra entusiasti e delusi, senza vie di mezzo. Lo stesso, probabilmente, succederà con «Lui, io, noi» (Einaudi Stile Libero, pagg. 154, 17 euro) firmato da Dori Ghezzi assieme ai due sceneggiatori della fiction, Giordano Meacci e Francesca Serafini. Così si presentano gli autori: «”Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole”, ha scritto Fabrizio in “Un Matto”. In questo caso i matti siamo tre – e se non ve ne siete ancora accorti, allora siamo in buona compagnia».
Chi ha visto “Principe Libero” troverà nel libro gli stessi episodi salienti: il primo incontro durante il quale Dori e Faber non smettono di guardarsi («L’amore ci si parò dinanzi come un assassino sbuca fuori da un vicolo, quasi uscisse dalla terra, e ci colpì subito entrambi» - citando Bulgakov), la nascita della figlia Luvi, i mesi del sequestro in Gallura; gli incontri e le amicizie con Marco Ferreri, Paolo Villaggio, Fernanda Pivano, attimi di vita notturna di De André (il cappotto infilato sul pigiama per prendere un taxi e andare a caccia di sigarette, la carbonara con Luvi quando diventa grande abbastanza per questa trasgressione notturna).
Gestire il patrimonio artistico lasciato da un marito che ha scritto la storia della canzone italiana non è mai storia facile, e ogni scelta è soggetta a critiche: così, se la vedova di Battisti viene accusata di porre troppe restrizioni all’utilizzo del materiale di Lucio, viceversa Dori Ghezzi sarebbe, secondo qualcuno, fin troppo permissiva. Cristiano De André ha bollato come inutile la fiction dedicata al padre (e si presume riservi la stessa opinione al libro). Ma ci sono passaggi di Dori che convincono della sua buona fede e del motore che la spinge da sempre: «Non è conservazione della memoria. È ancora, sempre, il modo in cui si tiene in vita l’amore quando c’è».
Elisa Russo
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