Dobet Gnahoré, la nuova voce dell’Africa

Arriva oggi a TriesteLovesJazz la cantante originaria della Costa d’Avorio, che presenta il suo album “Na Drê”
Di Gianfranco Terzoli

TRIESTE. A TriesteLovesJazz stasera arriva la “Voce” dell'Africa. Direttamente da Umbria Jazz, dove il suo show era in programma ieri sera, arriva sul palco di piazza Verdi alle 21 con ingresso libero Dobet Gnahoré, cantante, danzatrice e percussionista ivoriana.

Definita “la nuova grande voce dell’Africa”, premiata nel 2010 con un Grammy Award nella categoria Best Urban/Alternative Performance (condiviso con la cantante americana India.Arie), Dobet Gnahoré - elefante tatuato sulla spalla, fisico statuario e sinuose movenze feline - interpreta le proprie composizioni in differenti lingue africane. Dal Beté (lingua paterna) al Fon al Baoule. E poi Lingala, Malinke, Mina o Bambara, Swahili, Xhosa o Wolof, oltre che in francese e in inglese. Insomma, una voce che unisce la magia, la forza, la sensualità e la cultura africana.

E, come riporta il suo sito, "evoca gli orrori e le ferite, la ricchezza e la speranza dell'Africa, combinando le lingue e i ritmi che il continente africano custodisce". E lo fa con energia, umorismo, dolcezza, rabbia e ironia. La sua musica viene descritta come “un delizioso mix di sonorità africane”. Urbane e tradizionali. Sul palco, la sua voce e il suo carisma, frutto di anni di lavoro teatrale e coreografico, sono unanimemente apprezzati dal pubblico di tutto il mondo che ovunque accorre ai suoi concerti.

Dobet Gnahoré ha ereditato la forza della tradizione Beté da suo padre, Boni, cantante e maestro percussionista. Esordisce nel '96 con il chitarrista francese Colin Laroche De Feline, giunto in Costa d'Avorio alla ricerca delle melodie e dei ritmi africani. Dopo aver trascorso qualche tempo nella compagnia di danza Tché Tché, nel '99 l'artista decide di formare con il musicista francese il duo Ano Neko (che in lingua Beté significa “Creiamo insieme”). Dopo aver girato per tutta la Francia, decidono di fermarvisi a causa dell'instabilità politica del paese d'origine della cantante. Qui danno vita a una serie di nuovi progetti che, con l'innesto di un percussionista e di una seconda voce, sfociano nel primo album, “Ano Neko”, che include melodie Mandinghe, Rumba congolese, cori Zulu, Ziglibiti ivoriano, Bikoutsi camerunese e brani originali jazz oriented.

Strumenti come Sanza, Balafon, ma anche Calebasse e Bongo sostengono il sound della chitarra e la voce calda e potente di Dobet. Il cd comprende brani registrati in Belgio e otto tracce incise ad Abidjan - quando il duo rientrò momentaneamente in Costa d'Avorio prima di tornare precipitosamente in Francia - sotto la supervisione del compianto Marcellino Yace, ucciso nel corso degli scontri del 2002. Nel 2006, Dobet viene coinvolta nel progetto "Acoustic Africa" con Vusi mahlasela e Habib Koite e si esibisce in Africa, Usa ed Europa. Il secondo album, “Na Afriki” (La mia Africa) esce nel 2007. Nel 2009, viene invitata da Angelique Kidjo per un omaggio a Miriam Makeba. Nel 2010 pubblica il terzo album, “Djekpa La You” (Bambini del Mondo) e continua a esibirsi in tutto il globo (a oggi ha tenuto più di 700 concerti in cinque continenti). Nel 2012 prende parte ad una nuova edizione del progetto “Acoustic Africa/Women Voices” con Manou Gallo e Kareyce Fotso, che porta in tour con successo in Africa, negli Stati Uniti e in Europa tra la primavera e l'estate 2013.

A Trieste presenta il suo ultimo album, il quarto, “Na Drê”, uscito a febbraio. Con lei (voce e percussioni) saliranno sul palco Colin Laroche De Feline (chitarra, voce), Boris Tchango (batteria, percussioni) e Clive Govinden (basso). E domani il festival, promosso dal Comune di Trieste nell’ambito di Trieste Estate e organizzato da Casa della Musica – Scuola di Musica 55, proporrà due progetti: il Riccardo Fioravanti “Duke’s Flower” con la partecipazione di Daniele Raimondi alla tromba e Loosebites (ospite Giovanni Falzone).

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