Diventa fiaba il nonno di Keith Richards

Il chitarrista dei Rolling Stones scrive un libro autobiografico per bambini

NEW YORK. Keith Richards e un libro per bambini: sembra una contraddizione in termini, eppure sta per approdare in libreria negli Usa. «È stata un idea del mio editore», spiega il chitarrista dei Rolling Stones al Los Angeles Times: «Quando lavoravo a “Life”, la mia autobiografia del 2010, mi suggerì di trasformare il capitolo dei rapporti col nonno un libro per l'infanzia. Gli dissi, mi stai prendendo in giro?».

Il risultato è «Gus & Me: la storia di mio nonno e della mia prima chitarra». Racconta l'incontro di Keith bambino e del nonno Theodore Augustus «Gus» Dupree, un musicista con sette figlie e un solo nipote maschio con cui nacque una relazione molto speciale.

«Tirò un sospiro di sollievo quando arrivai, finalmente aveva qualcuno in famiglia con cui fare cose da uomo», racconta Richards, 70 anni, nell'intervista. Il legame familiare al centro del libro si è allargato al processo di tradurre i ricordi in pagine. Per le illustrazioni il chitarrista degli Stones si è rivolto alla figlia Theodora, nata dal matrimonio con Patti Hansen. «Era la pima volta che lavoravo con mio padre», spiega Theodora Richards raggiunta dal giornale a Manhattan: «È stato surreale sedermi con lui e passare in rassegna le vecchie foto di famiglia. Papà mi ha appoggiato in tutto e mi ha incoraggiato a usare la mia immaginazione». Dopo aver «studiato» gli album di famiglia, Theodora è andata a Londra per proseguire la ricerca nei luoghi citati nel libro. Keith Richards è nata in una famiglia in cui la musica aveva un ruolo di primo piano, «un po’ come respirare, come il canto degli uccelli». La madre suonava: «Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Duke Ellington, senza saperlo ho ricevuto una istruzione musicale di prim'ordine.

Gus suonava con la sua band nelle sale da ballo negli anni Trenta, ma aveva chiuso col sassofono dopo esser finito sotto i gas della prima guerra mondiale, così aveva cominciato con gli strumenti a corda».

È una chitarra appoggiata su un pianoforte che stabilisce il contatto attraverso le generazioni: «Avrò avuto cinque anni, non arrivavo a prenderla. Lui mi disse: quando ci arrivi, suoniamo assieme. Così un giorno presi una sedia, mi arrampicai e lui capì che facevo sul serio».

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