Depero il mago inventò un mondo in pochi metri

di FRANCA MARRI
«I miei sogni magici, il mio mondo fiabesco, gli automi meccanici, i treni volanti, la flora e la fauna favolose viaggiano fra le pareti a piombo dei grattacieli, fra le prospettive ferrigne dei ponti e dei treni elevati, seguendo la compatta fiumana delle automobili, tra due argini di folla nera che brulica nella bassa, densa ed asfissiante atmosfera metropolitana. Ho il cuore trepidante. Altri momenti sono gaio come un canarino».
Così Fortunato Depero (Fondo 1892-Rovereto 1960) esprimeva le sue contrastanti emozioni ricordando il suo arrivo a New York, alla fine dell'ottobre 1928.
Il suo genio fiabesco, i suoi sogni fantastici vengono ora celebrati nella mostra "Depero il mago" che si inaugura venerdì nella Villa dei Capolavori di Mamiano di Traversetolo, sede della Fondazione Magnani Rocca, presso Parma, con oltre cento opere tra dipinti, collage, abiti, mobili, disegni, progetti pubblicitari e le celebri tarsie in panno.
L'iniziativa è frutto della collaborazione fra il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, e la Fondazione Magnani Rocca, ed è curata da Nicoletta Boschiero, autrice di storiche ricognizioni su Depero, e Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione.
Il percorso espositivo prende avvio dagli esordi roveretani dell'artista per passare quindi al periodo romano quando, nel 1915, firma con Giacomo Balla il manifesto "Ricostruzione futurista dell'universo", con il quale il sogno di un'opera d'arte totale, capace di inglobare tutti i linguaggi della ricerca artistica, è volto a «ricostruire l'universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente».
Depero da subito aveva dimostrato il suo entusiasmo nei confronti del futurismo che per lui si traduce nella ricerca di una nuova estetica a 360°, atta a rivoluzionare l'intera sensibilità di ogni aspetto dell'esistenza. Egli sarà pittore e scultore, ma anche scenografo, costumista, pubblicitario, designer, maestro nelle arti applicate, unendo a forme dinamiche e geometriche colori vivacissimi, traendo ispirazione dalla natura e dalla macchina, mescolando ironia e alta professionalità.
Lo si vede già nella sua esperienza teatrale iniziata nel 1916 quando Sergei Diaghilev gli commissiona scene e costumi per il balletto "Chant du rossignol" e proseguita a fianco del poeta svizzero Gilbert Clavel con i "Balli plastici" nel '18, dove «gli attori sono marionette dai movimenti meccanici e rigidi: personaggi che richiamano i valori dell'infanzia, del sogno, del magico».
Subito dopo la guerra, nel 1919, egli ritorna a Rovereto, devastata dal conflitto, e decide di aprire una Casa d'arte futurista in una stanza di pochi metri quadri: «Con poche sedie, un cavalletto e alcuni telai, improvviso la mia officina. Io, mia moglie, un'operaia e un cardellino componiamo l'intera famiglia. Inizio il lavoro con scarsi mezzi e poco materiale. Realizzo qualche arazzo e qualche progetto e quindi inizio le mie puntate a Milano». Questa nuova avventura riscontra un immediato successo, dando il via alla produzione di arazzi, tappeti, cuscini oltre che di mobili, giocattoli, maquettes. In mostra, accanto ai bozzetti, i disegni, le sedie colorate e le tarsie in panno "Guerrieri", "Doppia aratura" e lo straordinario "Coleottero veneziano", è esposto il dipinto "La casa del mago" in cui l'autore si ritrae insieme alla moglie mentre dipingono e disegnano insieme ad altri che tessono arazzi, cuciono tarsie di stoffa, ricamano, inventano un nuovo mondo.
In questo periodo l'artista inizia anche a collaborare con la Campari per cui realizza originali immagini pubblicitarie e inventa la celebre bottiglietta a calice rovesciato.
Dopo i successi ottenuti nelle principali esposizioni nazionali e internazionali, Depero e la moglie Rosetta si trasferiscono a New York dove aprono la Depero's Futurist House. Leonide Massine, allora direttore artistico del Roxy Theatre, lo coinvolge come scenografo. Le riviste "Vanity Fair", "Vogue", "Sparks", "News Auto Altlas" gli chiedono di disegnare le loro copertine.
Negli anni cinquanta, al ritorno da un secondo viaggio negli Stati Uniti, grazie anche alla collaborazione del Comune di Rovereto, l'artista progetta e realizza il primo museo futurista: un'insolita e autentica consacrazione della propria opera.
La mostra rimarrà aperta fino al 2 luglio.
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