Debutta “El Cinciut” uno spazio in triestino dove ridere di noi stessi

I CONTENUTI
Diego Manna
Marco Englaro
Cjalciut è un termine carnico che ha il significato di incubo notturno, un grosso folletto maligno, uno sbilf che ti pesa sullo stomaco mentre dormi… una grossa preoccupazione.
I triestini hanno fatto proprio questo nome traducendolo in Cinciut e dandone una connotazione più consona al carattere allegro della città: cinciut diviene quindi una sensazione, uno stato d’animo, ma non lo vediamo in noi stessi. Sono gli altri a vederlo e a farcelo notare: frasi del tipo “te ga el cinciut”, “te xe vegnù el cinciut”, “el ga el cinciut” sono di uso comune nel dialetto triestino.
Cosa indicano? Qui il discorso è più complesso. Generalmente indicano una persona presa da preoccupazioni o una persona intontita, non più presente nella discussione in un fine serata, preso da stanchezza o da troppo alcol consumato, quello che gli inglesi definiscono “groggy”. Ma in altri contesti può essere il diavoletto, il folletto maligno che ispira reazioni inusuali, inconsuete. Il bello è che ognuno di noi lo interpreta a modo suo e proprio queste caratteristiche ci hanno portato a scegliere il termine “El Cinciut” come titolo del nostro progetto.
“La cittadella” del duo Carpinteri e Faraguna è stata per molti di noi un mito. Alzi la mano chi, in famiglia, non rubava la pagina de “Il Piccolo” per essere il primo a leggere le vignette di satira sociale o le divertenti storielle, spesso scritte in un’ipotetica lingua istro-veneto-dalmata-triestina. La conservazione della storia, degli usi, delle tradizioni delle “Vecchie Province” veniva così tramandata alle altre generazioni attraverso gli ironici e divertenti articoli. La chiusura della rubrica, avvenuta per varie ragioni venticinque anni fa, rese i triestini orfani di un cartaceo amico presente ogni lunedì.
IL SOGNO
Il sogno, condiviso da molti, ma sempre senza successo, è stato quello di ricreare un pagina che rispecchiasse, per i triestini, tutto ciò che rappresentava questa rubrica per la città: la satira irriverente, l’autoironia tipica della gente triestina, l’umorismo universale ma anche lo sfogo della creatività tipica del nostro “morbin”. Trasporre e condividere i “viz” di disegnatori, poeti e scrittori della città, era un obiettivo comune da raggiungere.
Ma riproporre una rubrica storica, amata da tutti, utilizzando la medesima ricetta, sarebbe stato un azzardo, quasi un sacrilegio, il tutto si sarebbe ridotto a una fotocopia sbiadita dal tempo. Un po’ come scrivere una bella canzone e avere la poca accortezza di chiamarla Let it be.
Ed allora ecco che nasce il Cinciut. Una pagina settimanale dedicata al dialetto triestino ma non solo, alla satira, al costume e alla celebrazione di quello che è uno dei grandi pregi dei triestini: l’autoironia e la voglia di utilizzare le corde della comicità per mantenere vive la propria lingua e le proprie tradizioni.
El Cinciut non ha inventato nulla di nuovo. El Cinciut è semplicemente il punto di arrivo comune di un processo già cominciato molti anni fa, o forse semplicemente di qualcosa che non si è mai arrestato. Perché Trieste è sempre stata un vulcano di idee, una fucina di talenti che, per assecondare il loro amore per la città, hanno indirizzato la loro creatività verso la città stessa, in moltissime discipline.
Musica e prosa
Non si può, ad esempio, ignorare la vocazione canora della città, ricca di canzoni popolari storiche, cantate e conosciute da tutti, alle quali se ne aggiungono costantemente di nuove, grazie ad autori come i Sardoni Barcolani Vivi, Andrea Bussani, Maxino, Toni Bruna e molti altri, che proseguono in questa importante opera di memoria storica non per chissà quale necessità o ritorno, ma semplicemente perché è quello che gli viene naturale fare.
Il teatro dialettale poi è un’altra dimostrazione dello stato di salute del triestino, sia per quantità che per qualità. Trieste è probabilmente la città con più compagnie teatrali dialettali in Italia. Lo stesso vale per la produzione di libri e opere in dialetto. E, con l’arrivo di internet, dei forum, di facebook e dei social, la situazione è esplosa, con un bisogno di esprimersi in triestino scritto che non ha precedenti.
Luogo d’incontro
El Cinciut così altro non è che il luogo di incontro di tutte queste energie, quasi un piccolo rifugio nel quale ognuno dei presenti, a turno, dice la sua.
Così ci sarà spazio per le vignette di Marco Englaro, di Vile&Vampi, di Federico Fumolo e di Andrej Prassel, per la strabordante comicità di Flavio Furian, per gli interventi legati alla tradizione di Edda Vidiz, per moderne graphic novel di Paola Ramella e Guendal Cecovini, per il talento comico di Davide Calabrese e le pazze idee del curatore del museo della Bora Rino Lombardi, per il dialetto slavazà, o forse meglio l’italiano resentà, di Diego “Casa Stipancich” Menegon, per molti autori conosciuti, tra cui ci sono anche, in ordine sparso, Diego Manna, Micol Brusaferro, Chiara Gelmini, Giulio Giadrossi, Dino Bronzi, Matteo Verdiani, Cristina Marsi, Gianfranco Pacco, Andrea Ambrosino, Giuseppe Vergara, Paolo Rovis, Franco Damiani di Vergada, Massimo Barbo, Furio Baldassi, Edoardo Triscoli e tanti altri in arrivo…
El Cinciut porta questa ondata di triestinità ad avere un posto e un orario fisso: vien fora a Trieste, de lunedì su “Il Piccolo”. —
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