David Foster Wallace lo scrittore che anticipò gli incubi dell’America

di Roberto Bertinetti È Jason Segel a interpretare David Foster Wallace nel film biografico che il regista James Ponsoldt ha realizzato sullo scrittore morto suicida nel settembre 2008. La pellicola,...
Di Roberto Bertinetti

di Roberto Bertinetti

È Jason Segel a interpretare David Foster Wallace nel film biografico che il regista James Ponsoldt ha realizzato sullo scrittore morto suicida nel settembre 2008. La pellicola, in arrivo oggi nelle sale italiane, si intitola “The End of the Tour”. Un viaggio con David Foster Wallace, la sceneggiatura è di Donald Margulies, vincitore di un Pulitzer, e attinge materiale soprattutto dal volume “Come diventare se stessi” il reportage nel quale David Lipsky riassunse il lungo colloquio avuto con Wallace durante un viaggio attraverso gli Stati Uniti per promuovere il romanzo “Infinite Jest”, uscito esattamente venti anni fa.

Al narratore, ritenuto dal New York Times “il talento più innovativo emerso negli Usa alla fine del secolo scorso”, sono poi dedicati due volumi appena apparsi in America. Il lessicografo Bryan Garner riferisce in “Quack this way” (ovvero Fatti notare così) le confidenze ricevute da Wallace sulla strategia linguistica utilizzata, mentre Karen Green, vedova dello scrittore, sintetizza in “Bough down” (Il ramo caduto) il dolore per la perdita del marito.

Tra le preoccupazioni di Wallace, rivela Garner, c'era quella di costruire storie in cui la ricerca non ne ostacolasse la leggibilità. «Il progetto che vale la pena di portare avanti - spiega - è, secondo me, quello di scrivere qualcosa che abbia in parte la ricchezza, la difficoltà emotiva e intellettuale dell'avanguardia, che spinga il lettore ad affrontare la realtà invece che a ignorarla. Ma sono convinto che occorra farlo in maniera tale che il risultato produca piacere».

Il memoir di Karen Green alterna poesie e brani in prosa per dar conto di un legame sentimentale iniziato nel 2002, quando lei, pittrice affermata, gli chiese il permesso di poter trasporre in una serie di pannelli i personaggi di un suo racconto. Karen, separata e madre di un ragazzo, sentiva un'affinità intellettuale con Wallace e i due non tardarono a innamorarsi. Le nozze vennero celebrate due anni più tardi, subito dopo Natale, una giornata che la vedova ricostruisce in dettaglio definendola «forse la più felice che ha avuto in tutta la sua vita breve e tormentata».

Ma è soprattutto al trauma provocato dal suicidio, ritenuto in maniera esplicita «un tradimento», che sono dedicate le pagine di “Bough down”. «Il suo cuscino è la mappa, imbrattata di sudore, di un complotto di fuga», osserva Green. Per poi domandarsi se «il perdono può voler dire abbandonare retroattivamente il cuscino, insieme alla fotografia di qualcuno che mi bacia le dita dei piedi lungo il bordo di una piscina». Il vuoto causato dalla perdita è incolmabile, gli interrogativi si susseguono: «Quando si è arreso? Quando ha capito che non poteva più avere la meglio sulla depressione?», si chiede la vedova.

Dopo aver esordito con successo con una raccolta di racconti, fu proprio “Infinite Jest” a lanciare sul piano internazionale il ragazzo imponente sul piano fisico, con i capelli stretti in una bandana. In questo sterminato romanzo dal titolo con più significati offriva il minuzioso resoconto di quanto accad. e in un'America del futuro dove il potere è nelle mani di un gruppo di pazzi con tendenze criminali, «una terra che diventa una sintesi da incubo tra Disneyworld e gli inferni di Bosch», osservò uno dei recensori.

Il libro, che in originale è lungo 1200 pagine (di cui circa cento di note), diventate 1400 nella traduzione italiana uscita da Fandango, fece entrare Wallace nel Gotha della narrativa statunitense di fine millennio per l'originalità di un testo in cui si misura con l'artigianato della parola e la provocatoria sfida dei contenuti.

Gli eventi raccontati nel film si concentrano nell'arco di poche settimane. Si comincia nel febbraio del 1996 quando appare “Infinite Jest” e sulla rivista "New York" Walter Kirn commenta: «La concorrenza è sbaragliata senza rimedio tanto colossale è la bellezza dirompente di questo libro». David Lipsky lo accompagna nel tour promozionale del volume, al centro della pellicola di Ponsoldt, e racconta che lui gli parlava spesso della «grassa esaltazione derivante dalla fama e di cosa poteva significare per la sua carriera». Aggiunge poi che lo colpì moltissimo questa affermazione: «Mi sento bene, voglio continuare a lavorare così almeno per altri quarant'anni. Pertanto devo trovare il modo giusto di godermi il successo senza farmene divorare».

Estraneo alla mondanità letteraria (ma senza gli eccessi da "invisibile" alla maniera di Salinger o di Pynchon), visse a lungo a Bloomington, città dell'Illinois grazie a un contratto offertogli dal piccolo ateneo. Poi si trasferì Pomona, nei pressi di Los Angeles, scegliendo la tranquillità garantita da una cattedra in una università di provincia.

Del 1999 è “Brevi interviste con uomini schifosi”, il secondo volume di racconti, seguito nel 2004 "Oblio", terza raccolta di storie con protagonisti personaggi eccentrici, innamorati della filosofia e della matematica, persi in privati universi fantastici e assolutamente incapaci di scendere a patti con la realtà.

Per comprenderne la poetica e lo stile sono particolarmente utili i saggi usciti su piccole riviste indipendenti, raccolti nel 2005 nel volume “Considera l'aragosta”, che offrono il graffiante ritratto di un'America profonda e sconosciuta ai media, e ne confermano le doti di pittore dell'ipermoderno e della cultura pop. La cerimonia per la consegna degli Oscar del porno gli permette così di ragionare sui misteri della libido, un festival organizzato nel Maine per promuovere il consumo di crostacei lo spinge a riflettere sul dolore, un viaggio al seguito di un candidato alle primarie presidenziali gli suggerisce considerazioni sull'influenza dei media sul dibattito politico.

Foster Wallace si sofferma su vicende ordinarie accentuandone le caratteristiche surreali, mentre gli elementi di follia presenti negli uomini e nelle donne di cui si occupa vengono ritenuti indizi di un inconsapevole disagio di portata più generale, spesso originato dall'esagerata esposizione agli schermi televisivi. Un tema che ritorna in Il re pallido, il romanzo rimasto incompiuto, dove si narra l'estenuante routine quotidiana in un ufficio delle tasse.

Era possibile prevedere una fine così tragica nei giorni del trionfale tour per promuovere il romanzo che gli ha dato fama internazionale? Il regista Ponsoldt e Lipsky hanno dato una risposta positiva alla domanda posta loro dai quotidiani Usa. Foster Wallace, hanno chiarito, fu sempre gravemente depresso e aveva più volte espresso propositi suicidi. Purtroppo con la sua morte, osservò Franzen, «l'America perdeva l'erede contemporaneo della tradizione comica di lingua inglese iniziata con Swift e Sterne, tra i migliori talenti degli ultimi decenni».

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